Quando non bisogna credere ciecamente


L’Aquila – (G.Col.) – CI AVEVANO RASSICURATI, MA ECCO I CLAN – Abruzzo isola felice, Abruzzo ben al riparo da infiltrazioni mafiose di varie estrazioni (mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita), state tranquilli, siamo al sicuro. Per anni i cronisti (e quindi i cittadini da loro informati mediante i vari strumenti divulgativi) hanno creduto alle autorità e invece non avrebbero dovuto farlo. Fidarasi è bene, non fidarsi è come sempre, meglio. Oggi scopriamo (anzi, lo scoprono i magistrati napoletani, meno male…) che invece la malavita in Abruzzo era infiltrata e come. Da anni. Notizie vaghe, ma mai del tutto smentite, hanno sempre riferito di interessi mafiosi sulle montagne in alcune zone della Marsica, tra Tagliacozzo e Cappadocia (dove svettano molti ecomostri che non dovrebbero essere mai sorti, ma sono lì); in qualche zona della costa, e oggi sappiamo con certezza che dal 2006 clan camorristici investivano tranquillamente a Castel di Sangro. E forse non sappiamo tutto. Che la distruzione dell’Aquila avrebbe attirato appetiti malavitosi, era normale pensarlo e aspettarselo, e le cortine difensive erette dalle autorità hanno, tutto sommato, e che si sappia, retto bene. Del resto, dal 6 aprile 2009 non si fa altro che garantire misure severe per scoraggiare infiltrazioni malavitose nel gran vortice di denaro che dovrebbe aleggiare sul cratere.
Il fatto inspiegabile sono le assicurazioni fornite nel tempo, molto prima dell’aprile 2009, sempre dalle massime autorità sulla inviolabilità dell’Abruzzo di fronte alle mire mafiose, qualche volta addirittura come scuse non richieste, esagerate, mentre penetrazioni malavitose si verificavano realmente. Già da parecchi anni. Non per il sisma, come era scontato aspettarsi: per fare soldi e affari immobiliari, soprattutto, sotto il naso di tutte le autorità locali e dello Stato. Chi e perchè voleva rassicurarci? Suscita riflessione che in passato abbiamo avuto Ottaviano Del Turco ai vertici dell’apparato antimafia, e attualmente abbiamo il sen. Pastore con incarichi analoghi. Due abruzzesi importanti, la cui presenza non è servita – scopriamo oggi – a preservare davvero l’Abruzzo. Evidentemente i due illustri politici non avevano, e non hanno, strumenti e possibilità reali di incidere nella lotta alla malavita. Ma, ancora una volta, e questo amaramente conta, i cittadini, gli abruzzesi avrebbero dovuto imparare almeno una cosa: non bisogna credere ciecamente. La buona fede dei politici, degli eletti o dei designati perchè unti del Signore (in Italia si fa strada se si è designati, indicati, prescelti…) è presunta, almeno da noi, che nell’umanità vorremmo credere. Ma l’esperienza insegna che puoi credere nei fatti, solo dopo che sono avvenuti. Credi nel Sole quando risplende, non quando è previsto… (Nelle foto Col: alcuni degli ecomostri spuntati tra i magnifici boschi di Piccola Sviezzera, alcuni mai finiti, ma presenti e vistosi. Affari d’oro, ma per chi? Soldi riciclati e messi a frutto nel sonnacchioso Abruzzo che si credeva terra pulita?)


25 Luglio 2010

Categoria : Cronaca
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