Tele-licenziamenti e speranza lotteria
(di Carlo Di Stanislao) – Il 9 luglio, in una giornata resa ancor più surreale dallo sciopero delle agenzie di stampa, che ha trasformato le indiscrezioni in una notizia ufficiale soltanto nella serata, Telecom ha aperto la procedura di mobilità per 3.700 lavoratori, nel giorno stesso in cui i suoi dipendenti scioperavano per quattro ore contro un piano che prevede 6.800 esuberi. Il 12 luglio, poi, l’annuncio di un congelamento momentaneo delle procedure, per aprire una trattativa con sindacati e Governo fino al 30 luglio, termine ultimo per il raggiungimento di un accordo. L’intesa momentaneamente raggiunta , prevede l’apertura di un intenso negoziato tra azienda e sindacati sullo sviluppo industriale del gruppo e sulle conseguenti ricadute sui livelli occupazionali con l’obiettivo di verificare entro il 30 luglio le condizioni per un accordo. Durante questo periodo di negoziato inoltre, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha partecipato al tavolo insieme all’amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè e ai rappresentanti dei sindacati nazionali e di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, verificherà gli strumenti di protezione del reddito utili ad accompagnare i lavoratori eventualmente riconosciuti in esubero al pensionamento nei termini di legge, riporta la nota diffusa in serata. Romani, infine, assume l’impegno a convocare le organizzazioni sindacali per una consultazione sugli investimenti e i progetti nel campo delle telecomunicazioni e delle reti di nuova generazione”. “Il negoziato è stato rimesso su binari che ci consentono di dire che si tratta”, ha commentato il ministro del Lavoro, sottolineando che adesso parte un intenso confronto sullo sviluppo industriale di Telecom Italia senza il vizio di un atto unilaterale da parte dell’azienda: “alla fine si tireranno le somme e vedremo se siamo sulla buona strada”. Per gli analisti di Equivali il Governo potrebbe intervenire in due direzioni: trovando gli strumenti per attenuare l’impatto sociale degli esuberi, come indicato da Bernabè, o presentando un grande progetto industriale per la costruzione delle reti di nuova generazione, come auspicato dal Ministro dello Sviluppo Romani. In sostanza, spiega la sim, “Telecom Italia potrebbe dover rinunciare alla flessibilità nella gestione delle risorse umane a fronte della promessa del Governo di un quadro regolatori più chiaro per gli investimenti nelle reti e per i loro ritorni”. Intanto i dati Istat ed Ocse emessi il 14 luglio, fotografano una situazione drammatica, con un’Italia che stenta a riprendersi dalla crisi, sacrifici per le famiglie e unica risorsa vista nelle lotterie e nei giochi per invertire la rotta. Il tasso di disoccupazione resta fermo all’8,7%, tra i più alti dal dopoguerra e più basso di quattro punti percentuali grazie al ricorso alla Cassa integrazione. A queste statistiche non brillanti, si aggiunge la fotografia dell’Istat sulla non rosea situazione delle famiglie italiane. In base ai dati pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica, la spesa media mensile di ogni nucleo familiare nel 2009 è stata di 2.442 euro, inferiore dell’1,7% a quella dell’anno precedente. Una riduzione «alquanto significativa», che si è tradotta – per una famiglia su tre – in una diminuzione dei generi alimentari acquistati rispetto al 2008 (meno 3%). Sulle tavole si sono visti dunque meno cereali, pane, ortaggi e bevande, ma si sono ridotte anche le spese mediche e quelle per tabacchi e comunicazioni. Notevole, invece, è stato l’aumento della spesa per energia e carburanti, per il lotto e gli altri giochi con vincita. Queste cifre dicono chiaramente che le famiglie stentano sempre di più ad arrivare a fine mese e affidano alla fortuna la svolta del loro budget. Con il passaggio al 2010, la situazione non è affatto migliorata, anzi. Nel primo trimestre 2010, infatti, sempre secondo le rilevazioni Istat, il potere di acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile) è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2009. Di conseguenza, gli investimenti sono calati e i risparmi si sono ridotti. Secondo il rapporto dell’Ocse, mentre le perdite di posti di lavoro si sono inizialmente concentrate tra i contratti a tempo determinato o atipici, la recente ripresa della disoccupazione sembra essere dovuta soprattutto alla perdita di posti di lavoro tra i contratti a tempo indeterminato (-195.000 nell’ultimo anno). E questo, prosegue lo studio, nonostante il fatto che le ore autorizzate in base alla Cig siano ancora in crescita (+26% negli ultimi tre mesi), in contrasto con molti altri paesi – tra cui Francia e Germania – in cui le ore protette da sussidi statali si sono stabilizzate o hanno iniziato a diminuire nel terzo trimestre 2009. Con la ripresa che acquista slancio, è essenziale creare gli incentivi giusti perché le imprese assumano maggiormente. “Per promuovere una crescita della produttività e una maggiore creazione di posti di lavoro sarebbe necessaria una riforma dei contratti occupazionali, migliorando la riallocazione dell’occupazione durante la ripresa”, evidenzia l’Ocse. Tuttavia una strategia di questo tipo implicherebbe, nel tempo, un aumento della mobilità forzata tra i lavoratori a tempo indeterminato. Quindi una riforma del genere dovrebbe essere accompagnata da sforzi ulteriori nelle politiche di welfare per fornire adeguati benefici di disoccupazione, preservando comunque l’equilibrio di bilancio. E fra questi e altri problemi (ddl intercettazioni, inchieste, dimissioni, liti interne, attrito con il Quirinale, Berlusconi attende con ansia di duettare con Charles Aznavour, anche se un duetto, su You Tube, è già stato montato e mandato on line da un paio di giorni (vedi: http://www.reset-italia.net/2010/07/16/berlusconi-duettera-con-aznavour/).
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