Appello disperato di venti sfollati aquilani messi in mezzo alla strada da domani
Scerne di Pineto – Il terremoto non ha distrutto solo una città, ma i suoi effetti continuano a ripercuotersi anche sugli sfollati che, dopo aver trovato rifugio e asilo sulla costa, si vedono di fatto e non metaforicamente messi in mezzo ad una strada. E’ quanto sta capitando a 5 famiglie, 20 aquilani, con 1 disabile, tre cani ed un gatto, ospiti del villaggio turistico Hapimac di Scerni di Pineto, una multiproprietà che originariamente faceva capo ad una società svizzera.
Il gestore dell’impianto ha fatto presente alle 10 famiglie aquilane (originariamente 33 persone complessivamente con 2 disabili, cinque cani ed un gatto – ndr) che mercoledì 13 maggio dovranno lasciare il villaggio e trovarsi un’altra sistemazione: erano questi gli accordi presi con il sindaco locale perché devono far fronte ad esaudire le prenotazioni di quanti vogliono trascorrere le ferie nella località balneare teramana.
“Siamo stati abbandonati da tutti, ogni nostro appello, tentativo di cercare delle soluzioni esperito da giorni è stato vano – ha dichiarato il signor Sette, uno degli sfollati che dovranno abbandonare domani il villaggio – la Protezione Civile è assolutamente latitante ed il suo rappresentante locale, di cui ometto il cognome volutamente, sono giorni che non ci riceve e si nega perfino al telefono, incurante della situazione di estrema difficoltà in cui ci verremo a trovare. Ma sono completamente assenti tutte le istituzioni deputate a fornire aiuto ed assistenza ai noi terremotati: ci siamo rivolti anche al Prefetto di Teramo ma non abbiamo ancora ricevuto alcun messaggio e tanto meno un’indicazione sul dove trovare riparo. Fra le 33 persone ci sono anche due disabili bisognosi di una specifica assistenza: delle soluzioni che avevamo da soli trovato non abbiamo potuto sfruttarle perché nelle stesse non accettano gli animali. A 24 ore dalla data che c’è stata indicata per lasciare la struttura non sappiamo dove andare soprattutto perché non abbiamo riscontrato negli interlocutori deputati né sensibilità, né disponibilità e neppure la solidarietà. E’ una situazione tragica, non vorremmo far intervenire i carabinieri rifiutandoci di lasciare il villaggio, ma siamo davvero alla disperazione. Per favore ci aiuti almeno la stampa, i mass media affinché finalmente qualcuno si muova e ci permetta di avere il minimo della vivibilità: siamo terremotati e sfollati, non vogliamo sentirci vittime, ma reclamiamo una diversa attenzione perché restiamo dei cittadini italiani. Attraverso amici e conoscenti personali, cinque famiglie sono riuscite a risolvere in extremis il problema: rimaniamo in 20 persone, disperate e sole, che non sanno a quale santo votarsi, che non chiedono altro che una umana solidarietà per sopravvivere dignitosamente e potersi rimboccare le maniche per la ricostruzione della nostra città, tornare o ritrovare un lavoro, segnare a scuola i nostri figli. Vogliamo esssere trattati come tutti gli altri nostri concittadini e penso sia un nostro sacrosanto diritto”.
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