“Bastonate romane? Cerchiamo di capire”


L’Aquila – Scrive il segretario del PdCI Angelo Ludovici: “Scrivo con una certa difficoltà, dopo la giornata di ieri, ma penso che non possiamo lasciare il bilancio solo alla stampa e alle TV. Sento la necessità di fare chiarezza e di capire la situazione in cui ci muoviamo. Ieri ho incontrato due vecchi amici: Gianni che non vedevo da anni e che insegna all’Università di Roma e Massimo un professore di filosofia che nel 1971, nei giorni caldi della rivolta dell’Aquila, mentre distribuiva i volantini alla mensa universitaria, fu arrestato per qualche giorno e buttato in prima pagina come il maoista che aizzava le folle. Gianni mi ha raccontato che mentre cercava il corteo della propria Città si trovava vicino al senato ed ascoltava la discussione tra un giornalista e dei poliziotti. Il giornalista chiedeva il motivo dei blocchi delle strade ed i poliziotti hanno risposto che c’erano quelli dei centri sociali che volevano arrivare la Palazzo. A quel punto Gianni s’è sentito in dovere di intervenire e di contraddire l’affermazione del poliziotto dicendogli che era una manifestazione degli aquilani e che c’erano Sindaci, Deputati, Senatori e la Curia Arcivescovile. Il poliziotto replicava che erano tutte balle e che chi portava le fasce tricolori dei Sindaci erano gente dei Centri sociali travestiti. A quel punto la discussione s’è interrotta ma rimane il fatto che ti rimane l’amaro in bocca a sentire queste cose. 1971-2010 due date, due fatti che segnano una continuità:quando qualcuno si ribella allo stato di cose presenti, allora si diventava automaticamente maoisti, oggi provocatori e anarchici dei centri sociali. I poliziotti che fumavano un bel “sigaro” alla cubana non erano in grado di distinguere una manifestazione pacifica da una violenta: non c’erano mazze, non c’erano armi improprie, non c’erano molotov, c’era solo gente indifesa che rivendicava di essere trattata come gli altri cittadini di questo paese, che voleva essere ascoltata da chi governa questo paese. No, fin dall’arrivo siamo stati accolti da un atteggiamento non positivo di un poliziotto che chiedeva ad un sindacalista della CGIL il documento “identificativo”, oppure il carabiniere che al posto di blocco di Via del Corso diceva al collega “dai, questi vogliono sfondare”. Forse avremo la ricostruzione dei fatti dal Ministro dell’Interno tra qualche giorno, ma la destra o i servizi deviati già si sono mossi per seminare dubbi e incertezze tra gli italiani. Come è già successo altre volte sui blog della destra, oggi decine di commenti offensivi contro gli aquilani. Ne riporto uno: “40 pullman di cretini che non fan altro che chiedere chiedere chiedere e non vedono cosa gli è stato dato e la difficoltà degli altri italiani nche nn stanno a L’Aquila di tirare fine mese . Se non gli va bene L’aquila che vadano ad Haiti a veder se stan meglio o che si trasferiscono in Irpinia o che imparino dai friulani a saper rialzarsi” (Tratto da: terromotati piagnoni). Questo commento è sintomatico di una destra offensiva a chi esercita il diritto a manifestare, a dire la sua, a gridare la propria rabbia, il proprio orgoglio e le proprie speranze. E’ sintomatico di una destra populista che mentre adotta provvedimenti che svuotano le tasche degli italiani, demagogicamente, si preoccupa degli operai che non arrivano a fine mese. In quella manifestazione c’era la Città con tutte le sue diverse realtà: operai, dottori, avvocati, commercianti, giovani laureati e disoccupati. Gente che ha la propria dignità e la propria condizione economica e sociale da difendere di tutti i colori politici, insieme. Sinceramente non penso che tutta la destra si possa identificare con il commento sopra riportato ma mi auguro che ci sia qualcuno in grado di distinguere la realtà dalla demagogia e che si misuri, seriamente, per la risoluzione dei problemi dei Comuni del cratere. Problemi immensi che non si risolvono con le chiacchiere o con il gratta e vinci”.


08 Luglio 2010

Categoria : Dai Lettori
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