Botte dentro e fuori il Parlamento
(di Carlo Di8 Stanislao) – Mentre i nostri concittadini venivano scientificamente picchiati per aver avuto l’ardire di chiedere ragione di una ricostruzione che non decolla e di diritti negati, fatti passare per regalie e contentini, le cose, pare, non andassero meglio dentro al Parlamento. Una vera e propria rissa, infatti, si è scatenata durante l’esame del ddl Meloni sulle comunità giovanili, fra Franco Barbato dell’Idv e alcuni deputati del Pdl, con l’esponente dipietrista che ha avuto la peggio (come il cranio di alcuni aquilani, nei confronti dei manganelli delle forze dell’ordine) ed è svenuto, raggiunto da un pugno in pieno viso, tanto da dover essere trasportato in ospedale. Anche Alessandra Mussolini, finiana e contraria al ddl, è stata pesantemente minacciata da due “eroici” esponenti della centuria di Berlusconi , mentre tutt’attorno, come si conviene ad un saloon istituzionale, un’escalation a suon di insulti e spintoni ha comportato l’intervento dei commessi. Dopo qualche minuto, e dopo aver invocato l’intervento dei deputati questori, la vicepresidente Rosy Biondi ha sospeso la seduta. I lavori sono ripresi dopo alcune decine di minuti, con l’avvertimento della Bindi: “Non intendo dare la parola a nessuno che voglia intervenire su quanto accaduto, che è molto grave. Rinvio ogni considerazione a una riunione di presidenza e alla capigruppo”. Il presidente dei deputati dell’Italia dei Valori, Massimo Donadi, ha chiesto alla presidenza della Camera di convocare un ufficio di presidenza che acquisisca le registrazioni della rissa avvenuta in Aula e prenda dei provvedimenti disciplinari nei confronti di quei deputati che si sono scagliati contro Barbato. Quanto a Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, si è scusato in aula per la reazione di alcuni deputati del suo partito. “Lo faccio in primo luogo perchè in tutta la mia storia respingo la violenza”, ha spiegato, “e in secondo luogo perchè alle provocazioni di Barbato si risponde con intelligenza politica”. Quanto al deputato Idv, ha però aggiunto, “ritengo indegno il suo modo di fare politica”. Chissà se Cicchitto ritiene indegno anche fare richieste di sopravvivenza, come si trova a fare il popolo degli aquilani in piazza o se non senta la necessità di scusarsi con loro e non solo per ciò che è accaduto oggi. Sappiamo che poco fa Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha ricevuto a Palazzo Madama una delegazione di rappresentanti delle Autorità locali abruzzesi. La delegazione era composta dal Sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, dal senatore Giovanni Legnini, dal Vice Presidente del Consiglio Regionale dell’Abruzzo, Giorgio De Matteis, dal Vice Presdiente della Provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane, dai Consiglieri provinciali de L’Aquila, Guido Quintino Liris, Luca Ricciuti, Modesto Lolli, anche in rappresentanza della Confindustria, Eugenio Carlomagno, Giuseppe Di Pancrazio, Enzo Lombardi , dal rappresentante della Confapi, Massimiliano Marifiamma, dai rappresentanti dei Comitati vittime del terremoto, Luigi Fabiani e Ettore Di Cesare. L’incontro è durato quasi un’ora e non sappiamo ancora se la delegazione ha ricevuto, scuse, promesse o rassicurazioni. I cittadini che protestano contro l’abbandono de l’Aquila dopo il terremoto e per chiedere una legge organica per la ricostruzione, sono stanchi di promesse e di schiaffi. E la rabbia accumulata in questi 15 mesi di continui rinvii e diritti ignorati o calpestati, si scarica non solo contro il governo, ma su tutta la classe politica. I manifestanti non hanno accolto bene la presenza del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “Bersani svegliati! Dove siete voi del Pd?” ed ancora “bugiardi”, “venite solo a fare le passerelle”, hanno gridato in 5.000. Dal camioncino-palco improvvisato davanti alla galleria Sordi gli organizzatori hanno ‘sfidato’ il leader del Pd a prendere il microfono e garantire l’impegno del partito per una tassa di scopo per la ricostruzione de L’Aquila. “La cortina mediatica l’hanno messa non solo su di voi, ma anche sulle nostre proposte”, ha spiegato Bersani. “E’ inaccettabile e non tollerabile – ha poi attaccato – che il governo mette la polizia a bloccare una manifestazione così. Gli aquilani meritano rispetto”. Infine ha assicurato: “Tassa di scopo o come la volete chiamare. Noi siamo pronti a sostenerla”. Vedremo se anche queste sono solo parole o si possono tradurre in fatti concreti. Gli aquilani hanno buona memoria e spalle grosse e, soprattutto, sono tenaci quanto intendono tutelare i diritti loro e dei loro figli. Anche perché non hanno molte alternative in un territorio economicamente allo stremo, con 16 mila persone tra disoccupati, inoccupati e cassintegrati, senza un futuro, con abitanti costretti a partire con valigie di cartone come accadeva ai nonni e parenti emigranti. Questa piazza che oggi urla la propria voglia di esistere e resistere’, non sarà dissipata neanche a colpi di manganello o per l’assenza di vero sostegno, perché è sorretta ed anzi cementata dalla incrollabile voglia di essere con dignità guadagnata nel proprio territorio. Quella dei cittadini aquilani e’ una protesta pacifica e giusta, che non puo’ essere soffocata con l’uso della forza. La solidarieta’ e gli interventi di chi ha fatto passerella durante i giorni del sisma adesso vanno onorati e noi sapremo come farli rispettare. L’Aquila e i suoi cittadini non possono essere lasciati da soli nella ricostruzione e lo capiranno quelli che hanno il dovere dell’intervento pubblico e politico, altrimenti dovranno spaccare tutti i nostri crani. Mentre venivano presi a manganellate il sindaco e tutti gli aquilani presenti, “siamo stati presi in giro e non solo noi aquilani, ma tutta l’Italia, da un manipolo di delinquenti seduti al Parlamento”, gridava uno dei manifestanti, e gli altri intonavano “vergogna”. Per ora il governo ci riserva il manganello ma sapremo come reagire con ferma fierezza e raccontare la verità infamante di un “miracolo” di imbrogli, all’intera Nazione.
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