La disperazione dei terremotati a Roma: ricostruzione zero, e demolizione degli aquilani
L’Aquila – (G.Col.) – Non è rabbia, o per lo meno non è solo rabbia, quella che domani (oggi si compiono esattamente 15 mesi dal 6 aprile 2009) terremotati torneranno a urlare, a Roma, a Governo e istituzioni: è disperazione. Basta, come dice l’assessore Stefania Pezzopane, aquilani come pacchi postali. Senza un destinatario e senza una destinazione. Basta con ritardi, disguidi burocratici, soldi promessi e non erogati, complicazioni, disonestà , cricche, una vita alienante e spesso scoraggiante per chi ha deciso non solo di restare, ma anche di ricominciare una parvenza di esistenza (non chiamiamola vita) simile a quella di prima del 6 aprile 2009. Basta, oppure in tanti getteranno la spugna, se ne andranno, tenteranno di vivere altrove: il dissanguamento di una collettività , lo sfilacciamento sociale, la resa. Sarebbe un disastro per il comprensorio aquilano, ma anche una cocente sconfitta della politica e del Governo che all’inizio mostrò grinta e capacità , poi si è “abbioccato”.
A Roma domani andranno in tanti: impossibile fare previsioni fondate, anche se qualche numero c’è: 30 autobus, molte auto private, molti che decideranno di muoversi per conto proprio. Le adesioni sono un lungo elenco, che abbiamo già pubblicato, e che oggi sarà sicuramente più lungo. Si sono aggiunte quelle della Curia e dei sindacati di polizia. I manifestanti si daranno appuntamento prima nei pressi della Camera, poi a Piazza Navona, presso il Senato. Il caldo feroce non è certo un alleato, il caos romano è un nemico, il timore di una manifestazione che potrebbe assumere aspetti anche clamorosi è forte, benchè la capitale sia abituata a questo ed ad altro. Stavolta, tuttavia, il significato politico della protesta n.2 degli aquilani e degli altri terremotati-abbandonati potrebbe essere molto significativo. C’è da sperare che l’attenzione dei mass media ci sia, dopo l’iniziativa del sindaco di convocare a L’Aquila (con buon successo) tutte le testate e i loro direttori o inviati. Non giureremmo su quella del TG1 Rai, l’ammiraglia dell’informazione, come ama definirsi, ma se ne può fare a meno: ci saranno altri tg che tutti insieme valgono in termini di ascolto dieci volte il TG1. Se mancherà il TG4 di Fede, nessuno verserà lacrime, tanto il suo ascolto è davvero molto limitato rispetto ad altri giornali televisivi.
CHI CI SARA ‘ – A seguito delle sollecitazioni del Gruppo consiliare del Partito Democratico e dopo la decisione del gruppo Pd di partecipare alla manifestazione prevista per domani a Roma, il Presidente Pagano ha convocato urgentemente la conferenza dei capigruppo che ha deciso la partecipazione alla manifestazione da parte dell’Istituzione Regionale attraverso una delegazione ufficiale. Per il Gruppo del Pd – spiega una nota del partito democratico – faranno parte della delegazione regionale i consiglieri Di Pangrazio e D’Amico. Soddisfazione del consigliere di Pangrazio “per l’accoglimento, da parte del Presidente Pagano, della richiesta di partecipazione della Regione, avanzata dal Pd, che ritiene tale accoglimento un segnale positivo che evidenzia sensibilita’ e vicinanza alla popolazione ed ai territori colpiti dal sisma”.
L’area terremotata ci sarà tutta, le istituzioni sicuramente, la Provincia invierà un rappresentante eil golfalone. I sindaci saranno quasi 50. Stavolta Roma deve capire che il problema non è di misura circoscritta: qui c’è disperazione. “A pagare le tasse, che stiamo già ripagando, non ce la facciamo” ha detto con semplicità il sindaco Cialente, che ha imparato la sintesi verbale, a forza di apparire in tv. E quando uno non ce la fa più, è disposto a tutto. In troppi chi si guarda intorno avverte il cedimento, l’inappetenza nei confronti della vita, quasi l’auspicio che i figli se ne vadano altrove, e i genitori trovino riposo facendola finita con i problemi, le mancanze, le sofferenze, la paura, la disaffezione, la resa: è il “cupio dissolvi”. Un pericoloso stato d’animo che fa accendere tante luci rosse, e pensare che il danno più atroce del 6 aprile non sia la città frantumata, spicinata, ma cervelli, anime e cuori finiti in pezzi. Cose che non si possono incollare e riusare. Semplicemente, il tramonto. Ecco cosa sarà la manifestazione di domani a Roma: lo sforzo strenuo di esserci socialmente, inghiottendo tutte le sofferenze, ma disponendo almeno dei mezzi per esserci. La ricostruzione degli edifici non è cominciata, la demolizione delle persone è vigorosamente in corso.
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