“La terra trema, e si parla di rientrare…”


di-stefano-pietroL’Aquila – La terra trema ancora, purtroppo. Ieri una ulteriore scossa di 3,5 di magnitudo, e si parla di rientro nelle case. La fase sismica lentamente accenna a placarsi ma non siamo ancora del tutto fuori. E’ quanto scrive Pietro Di Stefano, capogruppo PD in Comune, che continua: “In Umbria durò circa quattro mesi. Le sequenze sismiche dell’Appennino, come spiega il prof. Enzo Boschi, direttore dell’istituto nazionale di geofisica, hanno queste caratteristiche. Bisogna rendersene conto, continua il prof. Boschi, e accettare la situazione.
Se le cose stanno in questo modo, quello che non si può accettare è la contraddizione che esiste tra questa realtà, conosciuta, e l’impianto del DL 39/2009 “Abruzzo”.
Sono pochissimi gli edifici che non hanno subito alcun tipo di danneggiamento, sia nelle strutture che nelle tamponature di tipo murario, e che quindi presentano una assoluta assenza di lesioni. Per gli altri, dichiarati agibili perché classificati “A” dai verificatori delle protezione civile, si notano comunque danneggiamenti alla tamponature murarie.
Per questo tipo di immobili il decreto non prevede alcun indennizzo. Se per pura ipotesi il Sindaco con proprio provvedimento ne sancisse l’agibilità, i proprietari, secondo la normativa in vigore, sarebbero fuori da qualsiasi intervento economico da parte dello Stato. Il decreto, come le ordinanze del presidente del consiglio dei ministri che lo hanno preceduto, parlano solo e soltanto di immobili inagibili.
Questo oltre ad essere una grande ingiustizia per tutte quelle persone che a proprie spese dovrebbero intervenire sulle abitazioni, costituisce anche una sottovalutazione del grado di rischio sismico a cui si andrebbe incontro.
Ho avuto modo in proposito, di scambiare qualche opinione con alcuni tecnici competenti di strutture. Negli edifici di civile abitazione in cemento armato le tamponature partecipano al dissipamento dell’energia sismica per cui una volta “staccate” dalle strutture portanti, non assolvono più a questa funzione.
In questo caso la struttura edilizia presenterà una vulnerabilità sismica più elevata rispetto alla fase precedente. Insomma se lo stesso edificio subisse la stessa scossa del 6 aprile, la sua reazione sarebbe diversa. Questo pericolo si supera ripristinando le connessioni tra le tamponature e la struttura portante, ma ciò non può avvenire in una fase sismica ancora evidente che porterebbe a nuovi distacchi per mancanza delle fase di consolidamento, e soprattutto non può avvenire in assenza di risorse economiche.
Le riparazioni devono essere fatte con l’obiettivo di adeguare tutti gli edifici alla nuova normativa sismica (ed al nuovo classamento del comune dell’Aquila) e non si possono limitare a semplici interventi di riparazione localizzata dei danni altrimenti ci troveremmo di fronte al paradosso di far rimanere il 70% delle abitazioni con un livello di vulnerabilità sismica (calcolato con il vecchio classamento e con la vecchia, carente, normativa) comunque elevato ed inadeguato a resistere a quello che la stessa protezione civile afferma essere il pericolo potenziale per questa area”.


11 Maggio 2009

Categoria : Cronaca
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