A marce forzate verso il bavaglio
(di Carlo Di Stanislao) – Il presidente della Camera Gianfranco Fini (che oggi avrebbe dovuto essere in Abruzzo) ha definito “irragionevole” la decisione della conferenza dei capogruppo di Montecitorio, di fare arrivare in aula il 29 luglio, dopo l’esame della manovra economica, il testo del ddl sulle intercettazioni. Il voto finale, è il ragionamento del presidente, è probabile che finisca comunque a settembre, considerato che alla Camera probabilmente ci saranno modifiche. Tuttavia, Fini avrebbe precisato che questa sua riflessione politica non lo autorizzava a mettere il testo direttamente nel calendario di settembre: facendolo, infatti, sarebbe “venuto meno al proprio dovere istituzionale” visto che la maggioranza dei gruppi ha chiesto l’esame del testo a luglio. La proposta di calendarizzazione del provvedimento è stata avanzata dalla maggioranza, mentre l’opposizione ha espresso opinione contraria. La discussione generale, a quanto viene spiegato, dovrebbe presumibilmente iniziare giovedì 29 mattina o pomeriggio, per poi proseguire, con tempi contingentati, nella prima settimana di agosto. Il Pdl, spiega il capogruppo Fabrizio Cicchitto, punta ad avere il via libera prima dell’inizio delle ferie estive. “Il provvedimento non verrà mai votato a luglio, potrebbe esserlo in agosto. Una cosa priva di logica”, ha commentato il capogruppo del Pd Dario Franceschini, cui ha replicato secco e rapidissimo, il suo omologo Cicchitto: “Non c’è nessuna prova di forza. Le intercettazioni sono state in commissione 14 mesi, sono in terza lettura, sono in corso le audizioni. E’ nell’ordine delle cose che arrivi in aula a luglio e, con i tempi contingentati, si potrà votare ad agosto. Il termine forzatura è assolutamente improprio”. Nella sua relazione sull’attività del 2009, il Garante della Privacy Francesco Pizzetti, ha dedicato un ampio capitolo al tema delle intercettazioni, pur premettendo di volersi “rigorosamente” astenere dall’intervenire, perché “inopportuno”, sul ddl all’esame del Parlamento. Per Pizzetti, nel fare riferimento alla privacy, “in tale contesto ci si riferisce non alla tutela in concreto e rispetto a casi specifici di questo diritto, quanto piuttosto a una difesa anticipata, disposta in via generale e astratta, neiconfronti di qualunque dato raccolto, nel presupposto, in ragione della natura dello strumento di indagine usato, debba sempre prevalere la tutela di questi dati perché raccolti nell’ambito di conversazioni tra persone”. Si tratta “di una scelta impegnativa che, proprio perché effettuata in via generale e astratta, e prescindendo dal contenuto dei dati raccolti, sposta il cursore tutto a favore dei limiti della riservatezza”. Il “magnus itneribus” comunque, voluto dal governo, induce a ritenere che la compressione dei tempi sia una chiara manifestazione di non voler affatto cambiare il ddl. Ed analoga atteggiamento di “tetragona” immodificabilità, si avverte per la manovra. Infatti, la discussione generale sul testo inizierà il 23 luglio a Montecitorio, con varo finale entro la mattinata del 29, dando così tempo al Senato di ratificare eventuali modifiche per la scadenza di fine mese. Come nota oggi su Repubblica Liana Milella, ora i berlusconiani, a cominciare dal Guardasigilli Alfano, sono davanti a un bivio: forzare la mano, scontrarsi con i finiani e con l’opposizione e pretendere il voto nella prima settimana di agosto, a costo di compromettere il rapporto col Quirinale o fare dietrofront. Inoltre, la scelta non potrebbe capitare nella settimana peggiore, poiché domani i giudici, che scioperano per i tagli allo stipendio, daranno piena solidarietà al no bavaglio day. Giovedì c’è la prima seduta a Camere riunite per votare i laici del Csm, ma viene dato per scontato che andrà deserta in attesa che il 4 e 5 luglio le toghe scelgano i loro rappresentanti. Ore disperate per il Cavaliere, al quale il Quirinale ha mandato un chiaro segnale sugli ascolti, smentendo l’esistenza di contatti tra Napolitano e Alfano per trovare un’intesa. Intanto ieri, le dichiarazioni del presidente del Consiglio dal Brasile sulla “disinformazione” della stampa italiana, hanno infiammato la conferenza della Fnsi, che contemporaneamente ha presentato il ‘piano d’attacco’ per la mobilitazione del primo luglio contro “la legge Bavaglio sulle intercettazioni, sotto lo slogan ‘No al silenzio di Stato’. L’appuntamento in piazza per dare una risposta pubblica che riscatti la dignità del Paese anche di fronte alla comunista internazionale che deve sapere che noi difendiamo un bene pubblico e irrinunciabile. Una manifestazione “che mette insieme i giornalisti e una gran parte dell’opinione pubblica, di là dai colori politici che non vuole farsi scippare la libertà d’informazione”. Così Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale Stampa italiana, ha spiegato il senso della grande mobilitazione nazionale per la libertà d’informazione, e contro i tagli e i bavagli alla conoscenza e alla cultura, con una “notte bianca” a Conselice dove c’é il monumento alla libertà di stampa e in molte altre città come Milano, Padova, Torino, a Trieste, Padova, Latina, Parma, ma anche Londra e Parigi. Le manifestazioni di piazza Navona e Conselice saranno in diretta, dalle 17 alle 24, con un maratona sul web, cui hanno aderito oltre 200 piattaforme, tra le quali Corriere.it e Repubblica, it e sono sul punto di farlo Rainews24 e Skytg24. Estate torrida e sudatissima, per il Cavaliere.
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