Doposisma, ora domande e molti dubbi


berlusconi-apr-09L’Aquila – Diciamo che siamo ormai al dopoterremoto, anche se il terremoto c’è ancora e ogni giorno ci tiene in ansia: solo le scosse percepite (trascurando quelle strumentali) sono numerose, ogni giorno. Ma bisogna pur vivere. E allora, ad un mese e tre giorni da “quella notte” che divise in due tronconi le nostre vite (prima e dopo il sisma), ci poniamo e poniamo domande, e nutriamo dubbi. Tanti. Auguriamoci di essere solo dei pessimisti con poca fiducia in chi comanda. Prima di tutto, un’opinione: troppe passerelle di big e vip. E’ tempo di fatti, e i fatti si vedono. Li aspettiamo.
-La domanda numero 1 (che abbiamo posto anche al sindaco Cialente, e sarà on line in tv fra breve) è questa. Prima la natura (incendio e terremoti), ora la palla passa all’uomo. Sindaco, la ricostruzione potrà essere cosa positiva o negativa. Pensa di elaborare un progetto per la città futura, in base al quale chiedere la fiducia del consiglio comunale, senza inquinamenti politici? E fortemente positivo?
-Numero 2. Ha scrupoli per non aver preteso lo stato di emergenza, con misure più drastiche durante il susseguirsi di scosse?
-Numero 3. Cosa dire degli autorevoli, reiterati inviti a “stare tranquilli”, della sottovalutazione della situazione anche da parte della commissione Grandi Rischi? Ci fu una sottovalutazione? Se fu così, a chi fece capo? Chi gettò acqua sul fuoco?
-Numero 4. Scottante. E’ vero o no, risulta o non risulta, che alcune personalità di rilievo siano state evacuate alcune ore prima del sisma distruttivo? E’ quanto si dice e si ripete, non si hanno prove. A lei risulta qualcosa del genere?
-Numero 5. Il Comune aveva predisposto misure informative e logistiche per un’emergenza? Se sì, da chi furono predisposte, e quali. Se no, perchè no?
-Numero 6. E’ vero che una delle piazze, o slarghi, o spazi, indicati come centro di raccolta, era occupata da bancarelle pasquali?
E’ vero, purtroppo, e nessuno può negarlo, che esistevano dossier e studi sul rischio di crolli di molti edifici (alcuni dei quali crollati con morti) elaborati e pagati cari e salati, e scomparsi nei cassetti di qualche ufficio. I dossier sono nelle mani della magistratura. Uno studio di oltre 20 anni fa metteva in luce la natura del sottosuolo aquilano, ricco di depositi alluvionali e capace di accelerare le onde sismiche. Occultato, anche a noi giornalisti fu impossibile saperne di più.
Massimo Cialente è sindaco da un anno e mezzo. Questa è la verità storica, questi sono i tempi e i fatti. Vero anche che l’amministrazione da lui guidata si preoccupava del terremoto dall’inizio del mandato, in base al calcolo statistico degli eventi. Cosa sia stato possibile produrre, non lo sappiamo. Cosa è accaduto il 6 aprile, sì. Sarà bene che alle nostre domande, che sono la sintesi di quelle che L’Aquila si pone, sia data risposta.
Altre ne formuleremo per la presidente della Provincia nei prossimi giorni.
Da cittadini e da giornalisti con un’etica professionale, assicuriamo che nella nostra iniziativa c’è solo voglia di verità, nient’altro: nè politica, nè secondi fini, nè malafede. La verità è dovuta a quel che resta dell’Aquila, la più grande e importante città italiana distrutta da un terremoto da più di cent’anni. Se le passerelle di Berlusconi e degli altri erano viaggi costruttivi e impegni d’onore, giuramenti sulle bare, non le chiameremo mai più così. E saremo pronti, per primi, a rinoscere la verità.


10 Maggio 2009

Categoria : Cronaca
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