L’opinione – Ricostruzione, formuliamo una proposta alternativa per generare un confronto


L’Aquila – (di Giampaolo Ceci) – CRITICARE CHI FA E’ TROPPO FACILE – Per essere costruttivi, ad ogni critica bisognerebbe sempre associare proposte alternative che possano generare un confronto. È passato qualche mese da quando ho espresso le mie ipotesi sia sull’organizzazione che sulla ricostruzione dei centri storici (chi vuole le può leggerle in dettaglio nella rubrica “opinioni” di questo sito). Ora che conosciamo le proposte ufficiali possiamo fare il confronto con la speranza di innescare un dibattito costruttivo utile a trovare la soluzione migliore.
L’attuale organizzazione della ricostruzione abruzzese si impernia: sulla struttura di comando politico diretta del Presidente della Regione che svolge anche le funzioni di Commissario straordinario.
Il Presidente è appoggiato da un vicecommissario, Dott. Cialente (che quindi assume, sia le funzioni di Sindaco dell’Aquila, che quelle di vice di Chiodi”). Questa struttura politica ha il compito di elaborare le linee strategiche per la ricostruzione e di tradurle in disposizioni legislative.
L’attuazione pratica delle disposizioni del Commissario e del suo vice avviene tramite una struttura organizzativa appositamente creata che prende il nome di Struttura Tecnica di missione diretta dall’Arch. Fontana. A sua volta la struttura tecnica di missione si avvale di tre strutture tecniche demandate al controllo delle richieste di risarcimento dei danni provocati dal sima (ReLuis Fintecna CINEAS) e del Provveditorato alle opere pubbliche di cui però non mi è chiara la relazione gerarchica.
Nel disegno organizzativo troviamo poi alcune funzioni di Staff al Commissario costituite da una segreteria generale, da una struttura di coordinamento esterno e una commissione tecnico scientifica col compito di dirimere i problemi amministrativi, finanziari, contabili e di garanzia della trasparenza e della legalità.
Questa mi pare sia l’organizzazione della ricostruzione fino ad oggi messa in piedi dal Commissario anche se manca ufficialmente un organigramma che individui le gerarchie e specifichi meglio i compiti e le responsabilità.
A questo schema impostato “per funzioni” si contrappone quello da me proposto concepito invece “per obbiettivi”.
Al Comando politico era previsto, come ora, un commissario straordinario (o suo delegato) con pieni poteri e uno staff di sette rappresentanti politici (anche di varia estrazione ideologica) ai quali sarebbero potuto essere affidati sette obbiettivi strategici.
La struttura operativa quindi, in questa ipotesi, si sarebbe potuta imperniare sugli attuali uffici regionali comunali o Provinciali e della soprintendenza per le funzioni di competenza senza creare duplicazioni, magari potenziandoli adeguatamente e coordinandone la azione per fare fronte alle nuove esigenze.
A ciascuno dei sette rappresentanti politici che avrebbero mantenuto i rapporti con le istituzioni per quanto correlato al loro obbiettivo strategico, si sarebbe potuto affiancare un manager pubblico o privato a cui si sarebbe potuto affidare il compito di organizzare operativamente (tramite gli uffici pubblici necessari) lo specifico obbiettivo strategico definito in sede politica da tradurre in bandi di evidenza pubblica.
Il commissario o un suo delegato avrebbe dovuto coordinare le azioni dei sette politici perché non prendessero iniziative contrastanti o facessero invasioni di campo; tirando le orecchie agli svogliati, premiando i bravi e sostituendo gli incapaci.
I piani strategici avrebbero potuto essere.
Piano per il sostegno e la promozione delle attività economiche e produttive
Piano per il recupero dei beni storico artistici danneggiati.
Piano per il recupero delle strutture destinate ad attività industriali, commerciali, artigianali, agricole e servizi.
Piano per il recupero delle abitazioni private con la esclusone dei centri storici.
Piano per il recupero del patrimonio immobiliare di proprietà pubblica.
Piano per la ricostruzione del centro storico dell’Aquila (zona Rossa).
Piano per il recupero funzionale delle infrastrutture a rete, viarie e rurali.
Il responsabile dei singoli piani avrebbe potuto attivare gli organismi pubblici esistenti per quanto di loro competenza coordinandone l’azione e le procedure operative.
Due modi diversi di organizzare lo tesso tema, quale il migliore?

-L’organizzazione del piano per la ricostruzione dei centri storici.
Il piano strategico specifico avrebbe potuto essere così organizzato.
Per prima cosa si sarebbe dovuto (come è stato fatto) istituire un’unica cabina di regia (oggi chiamata struttura tecnica di missione) col compito di coordinare tutta la ricostruzione dei centri storici (NB solo dei centri storici).
Ogni Comune terremotato avrebbe dovuto concordare con la cabina di regia le modalità con cui suddividere i propri centri storici tenendo presenti le peculiari problematiche storico artistiche, urbanistiche e anche quelle logistiche connesse ai lavori di ricostruzione.
L’Aquila avrebbe potuto già essere suddivisa d’autorità in un centinaio di “pezzetti”; i paesi più piccoli in un numero minore.
In ogni caso la suddivisione sarebbe stata facile essendo concordata coi tecnici comunali e urbanisti che conoscono bene il loro territorio.
Ciascun “pezzetto” cittadino sarebbe potuto essere concepito come un’unica costruzione, per la cui realizzazione il Commissario avrebbe dovuto nominare un tecnico pubblico esperto (non sotto i 40 anni di età, ma sopra i trenta di esperienza) con l’incarico esclusivo di sovrintendere al rispetto delle procedure di legge dei lavori pubblici e ai collaudi tecnico amministrativi in corso d’opera, come fa abitualmente un responsabile unico del procedimento.
In ogni “pezzetto” i proprietari avrebbero DOVUTO costituire un consorzio obbligatorio e nominare un Presidente che li rappresentasse tutti senza distinzione tra classi di danno e prime o seconde case.
Ogni proprietario avrebbe dovuto provvedere alla nomina di un suo tecnico di fiducia a cui affidare le prestazioni relative alla sua proprietà. Tutti i tecnici incaricati di ogni pezzetto, avrebbero dovuto costituirsi obbligatoriamente in associazione temporanea di progettisti, nominando il loro rappresentante.
Il Presidente avrebbe assunto la veste di Stazione Appaltante, il tecnico pubblico nominato dal Commissario quella di responsabile del procedimento e il rappresentante dei progettisti quello di progettista. Tutto si sarebbe ricondotto nel quadro normativo previsto per gli appalti pubblici e ampiamente sperimentato.
I progetti di ogni pezzetto sarebbero stati concepiti unitariamente perché coordinati dal rappresentante dei progettisti e avrebbero potuto anche essere redatti in difformità dai vincoli di piano purché mantenessero unitarietà funzionale, architettonica e urbanistica.
Le migliorie progettuali sarebbero state sottoposte all’approvazione della cabina di regia che avrebbe potuto respingerle quelle che a suo insindacabile giudizio erano incompatibili col contesto o approvarle senza riserve seduta stante o inoltrarle alla Soprintendenza per la superiore approvazione.
Il sindaco o il commissario straordinario in virtù dei suo poteri straordinari, avrebbe potuto approvare o respingere sia i progetti finali che le varianti.
La cabina di regia per i centri storici, avrebbe avuto il compito di coordinare i Coordinatori pubblici e monitorare in tempo reale gli andamenti di tutta la ricostruzione.
Tutto veloce tutto senza eccessi di burocrazia. Certamente con qualche rischio, ma ricordiamoci che la situazione non è “normale”. Qualcuno gentilmente mi critichi e mi dica dove sbaglio?


27 Giugno 2010

Categoria : Dai Lettori
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