Il TG1 “si accorge” delle rovine aquilane
L’Aquila – Troppo scontato dire che le pomodorate degli aquilani infuriati contro il palazzo della Rai, in via Mazzini a Roma, qualcuno nel palazzo si è accorto di averla fatta grossa. Ma è anche troppo difficile non pensarlo. Il TG1 ci ha ripensato, sulla rovine aquilane. Ha avuto un rirmorso professionale? Lo speriamo. Ecco cosa è accaduto. Il giornale televisivo che si definisce “ammiraglia dell’informazione pubblica” aveva cominciato con l’ignorare il corteo da migliaia di persone a L’Aquila il 16 giugno, e aveva poi dedicato solo qualche fugace immagine alla protesta romana dello scorso 24, finita, appunto, con un corteo anche sotto la sede Rai e lanci di ortaggi. Un grossolano svarione giornalistico, che sarebbe costato caro a qualsiasi cronista vero, sicuramente pagato molto meno dei giornalisti d’oro della Rai. Qualsiasi direttore, caporedattore o caposervizio avrebbe chiesto spiegazioni per un’omissione di cronaca tanto grave. Ma il TG1 di Minzolini no. Anzi, ha insistito caparbiamente, fino ad offendere tutti, anche i giornalisti della stessa Rai, che sulle altre reti – specie il TG3 – il loro lavoro lo hanno fatto e anche bene. Bianca Berlinguer, direttore del TG3, e Corradino Mineo, direttore di Rai News 24 ore, erano anche a L’Aquila personalmente invitati dal sindaco a sincerarsi del disastro.
Oggi si apprende che dopo la protesta davanti la sede Rai di viale Mazzini, il telegiornale dell’ammiraglia Rai ha dedicato un servizio ai problemi della ricostruzione nell’edizione delle 20 della giornata di ieri. In mattinata e per buona parte del pomeriggio, una troupe, guidata dall’inviato Marco Bariletti, si e’ fermata in citta’, effettuando riprese in zona rossa e intervistando il sindaco Massimo Cialente. Pur in una edizione serale ridotta per via dei Mondiali di calcio, il servizio di Bariletti ha fornito approfondimenti e aggiornamenti sui problemi legati alle risorse, all’economia e alla ricostruzione del centro storico. Evidentemente il dovere professionale ha pesato di più di qualsiasi altra considerazione o interferenza politica: ammesso che ce ne siano state. Spesso capita che certi giornalisti (a 1,5 milioni di euro l’anno di compenso, come alcuni direttori di testata della Rai) si autocensurino, e siano più… condiscendenti, diciamo, di quanto si chieda loro di essere. Zelo personale, dell’onestà professionale chi se ne frega?
Non c'è ancora nessun commento.