Dopo il terrremoto anche gli OGM
(di Carlo Di Stanislao) – La denuncia il l 10 maggio scorso, da un articolo scritto dal sacerdote inglese Jean-Yves Urfié, ex professore di chimica al Collége Saint Martial, a Port au Prince: l’ impresa statunitense Monsanto ha donato semi transgenici ad Haiti, insieme ai relativi fertilizzanti e pesticidi, consegnati gratuitamente dal Progetto Winner, che inglese, per somma ironia, significa “vittoria”. La forte eco suscitata, ha comunque obbligato il Ministro dell’Agricoltura di Haiti, Joana Ford, a convocare una conferenza stampa , avvenuta il 12 maggio a Port au Prince. “Haiti non ha la capacità per amministrare gli OGM (organismi geneticamente modificati)” ha affermato il Ministro Ford prima di smentire che la donazione di Monsanto sia di mais transgenico. “Noi abbiamo preso tutte le precauzioni prima di accettare l’offerta fatta dalla multinazionale Monsanto di fare una donazione di 475.967 kg di semi di mais ibrido e 2.067 kg di semi di ortaggi. Va anche detto che, in assenza di una legge che regolamenti l’utilizzo di organismi geneticamente modificati ad Haiti, non posso permettere l’introduzione di semi “Roundup Ready” o di qualsiasi altra varietà di transgenici”, ha sottolineato il Ministro. La stessa Monsanto si è vista costretta a pronunciarsi sul caso. “Noi crediamo che l’agricoltura sia la chiave per la ripresa di lungo periodo di Haiti”, ha affermato la multinazionale in una nota pubblicata sulla sua pagina internet. “Dopo il disastro, la Monsanto donò denaro per la ripresa”, continua la nota, “però era evidente che la donazione dei nostri prodotti – mais e semi di ortaggi di qualità – avrebbe potuto fare realmente la differenza nella vita degli haitiani”. Poi, il 9 giugno scorso, varie migliaia di contadini e contadine di tutto il paese hanno manifestato ad Hinche contro la Monsanto e i suoi complici in seguito all’appello del Movimento di Papaye (MPP), delle organizzazioni contadine e dei movimenti sociali come il Movimento dei Contadini del Congresso di Papaye (MPNKP), di TK (Tèt Kole), del Coordinamento Regionale delle Organizzazioni del Sud Est (CROSE), del Movimento Rivendicativo dei Contadini di Artibonite (MOREPLA), della Piattaforma haitiana di appoggio per uno sviluppo alternativo (PAPDA), la Rete Nazionale Haitiana per la Sicurezza e la Sovranità Alimentare (RENHASSA), della Piattaforma delle organizzazioni contadine haitiane (PLANOPA), del gruppo “Kaba Grangou” (Stop alla fame), insieme a Via Campesina (Haiti, Repubblica Dominicana, Brasile e Canada) e altri paesi amici come Stati Uniti, Francia e Italia, senza dimenticare i giornalisti di vari mezzi di comunicazione nazionali e internazionali. I partecipanti alla manifestazione, I partecipanti non solo hanno solidarizzato con il settore contadino, ma hanno anche approfittato dell’occasione per mostrare la loro opposizione alla politica del governo di Rene García Preval (Presidente dal 14 maggio del 2006) e Joseph Jean Max Bellerive (Primo Ministro dall’11 novembre del 2009), accusandoli di essere complici dell’ imperialismo nello svendere il patrimonio nazionale del paese. Il terremoto del 12 gennaio ha provocato la morte di 300 mila persone e lasciato senza un tetto più di un milione di haitiani. Le sue conseguenze sono state devastanti. Nonostante abbia raggiunto il settimo grado della scala Richter, è poco probabile che il terremoto abbia distrutto le strutture di funzionamento di un’impresa transnazionale come la Monsanto. La donazione delle 475 tonnellate di sementi ibride può essere pubblicizzata come un’azione di generosità della multinazionale nei confronti del popolo haitiano. Tuttavia, se si analizzano le condizioni in cui questo dono è stato effettuato, la generosità si converte in una mera tattica imprenditoriale per incrementare i dividendi. Il profitto della Monsanto nel trimestre che si è chiuso il 28 febbraio 2010 è stato di 887 milioni di dollari. Nello stesso periodo dell’anno precedente, i suoi guadagni erano stati di 1,09 miliardi di dollari, il che significa una caduta dei profitti del 19%. Secondo il direttore esecutivo della multinazionale, Hugh Grant, il principale motivo di questa caduta è stata la diminuzione nelle vendite di erbicidi e prodotti chimici. Insomma, in ogni latitudine, il terremoto è iattura cronica per chi lo subisce e passerella privilegiata, per dissimulare speculazioni dietro la parvenza di donazioni o interventi mirati. Tornando agli OGM di Haiti, le famiglie contadine non potranno sfruttare i semi generati da quel mais, poiché una delle caratteristiche delle semenze ibride è che solo la prima generazione è adatta alla semina. Se volessero continuare a produrre nella prossima semina, i contadini dovrebbero comprare nuovi semi dalla Monsanto. E in questa impresa, atta a sfruttare una popolazione allo stremo, la Monsanto non è sola. Il trasporto e tutta la logistica della distribuzione delle sementi ad Haiti è a carico di due aziende statunitensi: la Kuehne + Nage Emergency and Relief Logistics e la UPS Foundation, anch’esse con lucrosi profitti davanti agli occhi e sulle macerie dei sopravvissuti.
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