CASE, se ti allaghi, arrangiati da solo: a Pagliare in tanti sconfitti da guasti e inefficienze
L’Aquila – Se ti capita il guasto, sei doppiamnente sfigato: prima il terremoto e la tua casa distrutta, poi i grovigli indistricabili delle inerzie, delle inefficienze, delle imprevidenze, delle risposte che nessuno sa darti, e ti va bene se al telefono qualcuno dall’altra parte ironizza, fa battute, quasi ti prende in giro. Anche questo è L’Aquila del dopoterremoto, a 14 mesi dal disastro e a 4.500 appartamenti del progetto CASE ormai quasi tutti assegnati e abitati. Non sempre serenamente. Perchè la manutenzione è, come si poteva facilmente prevedere ma non si è previsto, quanto meno carente in molti casi, del tutto inesistente in altri, precaria e raffazzonata in quasi tutti. Buona qualche volta: ma solo se provvedi da te e paghi una ditta privata.
Stanno nascendo problemi, e ne abbiamo riferito quando qualcuno ci ha informati. Lo ha fatto per prima una signora, giorni fa, lo fanno oggi altri: tutti abitanti a Pagliare di Sassa, villaggio progetto CASE. Qualcuno ha dovuto lasciare l’appartamento allagato e ormai inabitabile (pavimenti ingobbati, parquet marciti), cercando altre soluzioni, anche fuori città, come ai tempi dello sfollamento. Chi paga? Nessuno, alloggio a carico di chi è costretto a ricorrervi. Questa, al momento, sembra la risposta della Protezione civile.
Carlo Cavicchi, piastra 13 a Pagliare, accetta di raccontarci tutto e non teme che si citi il suo nome. Altri vorrebbero farlo, e lo fanno, ma anonimi. A grandi linee, capita questo. Già da settimane è guasto l’impianto idrico: niente acqua calda, naturalmente, ma in compenso tanta acqua da allagare gli appartamenti. Prima quelli superiori, poi ovviamente quelli di sotto. Viene convocata la Manutencop, che in qualche caso riesce a rimediare, in altri casi no. Alla ditta non è consentito per contratto intervenire su strutture e impianti condominiali. Deve farlo la ditta che ha installato gli impianti, forse in subappalto.
“Per evitare disturbo e per spirito di collaborazione – dice ad InAbruzzo.com Cavicchi – io e mia madre abbiamo evitato diverse volte di chimare la Manutencop, alcuni lavoretti li abbiamo fatti eseguire a spese nostre: ma ora le case sono allegate, e abbiamo dovuto andare via, come altre famiglie”. A spese loro, precisiamo noi. La Manutencop dovrebbe avvertire la ditta installatrice, ovviamente di altre regioni anche lontane, ma pare che ciò sia avvenuto in ritardo (anche di settimane) e che comunque una delle ditte interpellate sia fallita. Morale della storiella: da settimane case allagate e gente nella disperazione. Tutti ne sono a conoscenza, assicura Cavicchi: comune, protezione civile, vigili del fuoco, polizia, carabinieri. Ma non accade nulla, assolutamente nulla: telefoni che non squillano, risposte vaghe, scaricabarile alla grande. Domanda: chi si è gloriato di aver costruito case per 15.000 persone (vero) avrebbe dovuto assicurare un apparato di manutenzione efficiente, pronto, efficace. Era facile prevedere che edifici costruiti così velocemente presentassero grossi problemi e difetti. Anche se sono costati migliaia di euro a metro quadro, come appartamenti di lusso. Ma, come sempre, chi doveva pensare non ha pensato e chi doveva predisporre non ha predisposto. Ora è davvero arduo andare in cerca di responsabilità, troveremmo a fatica qualche capro espiatorio. La gente allagata cosa deve fare? Forse riaprire la pagina dell’esodo, un nuovo miniesodo verso la costa.
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