Disperazione senza uscita
(di Carlo Di Stanislao) – Ieri sera, alle 22,30, su Rai Tre, l’intero puntata di “C’era una volta”, è stata dedicata alle condizioni di Haiti e dei suoi abitanti a sei mesi dal sisma. Le condizioni degli haitiani ancora oggi, non accennano assolutamente a migliorare, anzi, paradossalmente, la gigantesca carovana di aiuti giunta in quel deserto di morte e disperazione ha peggiorato le cose, dando potere a chi, di fatto, non doveva averne. Nessun controllo, infatti, è stato esercitato non solo sull’arrivo delle risorse ma, anche e soprattutto, sulla giusta ed equa distribuzione delle stesse. Così, quelli che dovevano essere dei semplici volontari, angeli dell’aiuto e del sostegno, si sono trasformati in vili e schifosi approfittatori. Lo speciale è stato, in effetti, un lungo viaggio nella disperazione e nella rabbia crescente degli haitiani, che ancora debbono fare i conti con le ragioni storiche nell’infinita povertà dell’isola. Così riemergono vecchie problematiche sullo sfruttamento indiscriminato del territorio (ad esempio della Montesano), delle risorse riversate solo sul turismo di alto bordo e del traffico di bambini, con falsi orfani venduti dai genitori, con procedure di adozione perlomeno affrettate. Ogni anno duemila piccoli haitiani finiscono sul mercato del sesso a Santo Domingo. I trafficanti guadagnano dagli 80 ai 100 dollari americani su ogni baby schiavo. Le guardie di frontiera dominicane chiudono un occhio per 50 pesos, l’equivalente di due dollari e mezzo per bimbo. Per non parlare della piaga del Restavek, che in creolo significa “stai con”; in pratica i genitori poveri, che non riescono a mantenere i propri figli e li cedono a famiglie più abbienti, dove diventano veri e propri schiavi domestici.
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