Angelucci a Marcegaglia: “Siamo con te, ma pensa a noi per sanità, zona franca, dopo sisma”


L’Aquila – Mauro Angelucci a Emma Marcegaglia. Il presidente degli industriali abruzzesei alla presidente nazionale della categoria. Condivisione sui temi essenziali, sulla finanziaria, sulle emergenze, ma anche una richiesta di attenzione particolare per l’Abruzzo, che ha problemi sui quali è necessario soffermarsi. Ecco la lettera: “Cara Presidente, nel ringraziarti per il grande lavoro che stai svolgendo, desidero esprimerti la piena condivisione su quanto da Te più volte espresso sulla manovra finanziaria attualmente in discussione in sede parlamentare e, in particolare, sulla necessità di sviluppare politiche volte a contenere i costi ai fini del ripianamento del deficit pubblico, accompagnandole dalle tanto necessarie attese riforme strutturali.
Il tutto, senza, però, penalizzare o sfavorire politiche di investimento volte a rilanciare lo sviluppo economico e la ripresa produttiva.

Al riguardo non posso non segnalarti alcuni aspetti che per la mia regione rivestono particolare rilievo e sui quali Ti chiedo, a nome di tutte le Territoriali abruzzesi, di intervenire ai fini di una giusta soluzione.

La prima questione riguarda il taglio alle Regioni che la manovra finanziaria intende operare. In merito, pur confermando la condivisione di intervenire per ridurre la spesa pubblica e, quindi, la necessità di operare tagli nei vari livelli della PA, rilevo come nei confronti delle Regioni tali tagli vadano a colpire pesantemente non tanto le sacche di inefficenza e di spreco finanziario e gestionale che tanto conosciamo e denunciamo, quanto le risorse destinate ad investimenti ed infrastrutture, come i FAS, che per regioni come l’Abruzzo, costituiscono parte importante delle risorse disponibili a favore dello sviluppo.
Considerando la situazione di bilancio in cui versa l’Abruzzo con riferimento alla questione Sanità, questione che peraltro l’attuale Governo regionale sta affrontando con sufficiente decisione, il taglio di tali Fondi determinerebbe l’impossibilità di promuovere importanti interventi in campo infrastrutturale e di sostegno all’economia da tempo attesi dal tessuto produttivo locale. Tutto ciò, evidentemente, non soddisfa le nostre richieste volte si al contenimento della spesa e alla razionalizzazione della PA ma anche alla promozione di politiche di sviluppo e di potenziamento infrastrutturale come volano alla ripresa economica e produttiva.

La seconda questione rigurada l’art. 43 del Decreto, lì dove, nella sostanza, si vanno a sostituire le Zone Franche Urbane con le cd zone a “burocrazia zero”. Premesso che il principio della “burocrazia zero” è pienamente condiviso e da perseguire, non si può però accettare di andare a deludere le aspettative di tutti quei territori che, riconosciuti cone Zone Franche Urbane, andrebbero ora a perdere di fatto tutti quei benefici, soprattutto di natura fiscale, su cui ormai facevano affidamento.
Faccio presente, in particolare, che nella mia regione sono state istituite due Zone Franche Urbane, già forti di relative delibere CIPE, che aspettano da tempo di essere rese operative: una è localizzata nel comune di Pescara, l’altra, di più recente costituzione, riguarda tutto il comune di L’Aquila, città capoluogo di regione a cui la Zona Franca è stata concessa a seguito del drammatico sisma del 6 aprile scorso.

Soprattutto con riferimento a questo secondo caso, è del tutto evidente quanto il venir meno di una forma di incentivo tanto attesa e sostenuta dalla stessa nostra Organizzazione, determinerebbe conseguenze economiche e morali disastrose. Altra cosa è sotenere la “burocrazia zero”, per cui, peraltro, proprio la mia Confindustria regionale, considerando la situazione aquilana all’indomani del sisma, aveva a suo tempo avanzato proposte e richieste per facilitare investimenti e favorire la difficile ricostruzione. In questo senso, credo quanto mai opportuno sostenere la proposta di emendamento al decreto avanzata unitartiamente dalle Regioni, che Ti allego per Tua memoria.

La terza, ed ultima questione che sottopongo fortemente alla Tua attenzione, riguarda proprio L’Aquila e i territori del cratere colpiti dal sisma poco più di un anno fa, sui quali gli effetti della finanziaria, così come ora formulata, potrebbero essere veramente disastrosi, sia con riferimento al ricordato problema delle zone franche urbane, sia con riiferimento ai tempi e alle risorse necessarie per la ricostruzione, sia, soprattutto, con riferimento al problema dei benefici fiscali concessi a quei territori all’indomani del tragico evento tellurico.
Riguardo tale questione, desidero premettere che tutti noi siamo ben consci di quanto sia stato fatto in termini di solidarietà e di impegno nella gestione dell’emergenza, soprattutto con il cd “progetto case” che ha dato, come mai prima successo, sistemazione dignitosa ai migliaia di sfollati. Di questo la popolazione aquilana è enormamente grata, e nulla valgono le proteste strillate di pochi soggetti strumentalizzati che non rappresantano la stragrande maggioranza della popolazione ma che, per i soliti motivi di “audience”, ottengono le prime pagine dei mezzi di informazione.
Ciò premesso, non si può ignorare una situazione che è veramente desolante per enormità e gravità e su cui occorre che si intervenga urgentemente, anche riaccendendo quei riflettori che da ultimo si sono spenti o quasi. Di fatto al momento la ricostruzuione non parte e quella che era una bellissima città, L’Aquila e tutto il suo comprensorio, oggi è una entità fantasma, abbandonata, come lo era il 7 aprile 2009. Senza sottacere possibili colpe delle autorità locali, resta il fatto che i flussi delle risorse necessarie per la ricostruzione – che peraltro, come è successo per la gestione dell’emergenza, può costituire un volano di ripresa per tutta l’economia nazionale- oggi non stanno venendo garantiti in modo costante e certo, causando il fermo della ricostruzione: ciò, unitamente ai ritardi che si sono verificati nella determinazione delle cd linee guida per la ricostruzione.

La questione fiscale, poi, è la più urgente da risolvere. A L’Aquila, come successo in precedenza all’indomani di tutte le calamità naturali, è stata concessa la sospenzione degli oneri fiscali e contributivi. In Abruzzo, però, diversamente che nelle altre occasioni, si pretende ora la restituzione di quanto beneficiato in termini assolutamente incongrui. Al momento, infatti, nonostante un emendamento del Governo inserito l’altro ieri, si prevede da una parte il ritorno dal 1° luglio al pagamento delle tasse e dei contributi, salvo che per poche categorie di autonomi, e dall’altra la restituzione di quanto avuto già a partire dal 1° gennaio 2011.
La questione, soprattutto per quanto riguarda la restituzione, diventa una sorta di farsa: che senso ha aver concesso un beneficio se se ne chiede la restituzione totale e praticamente immediata?

Nelle altre occasioni, sicuramente meno disastrose e complesse, il trattamento è stato ben diverso: ad Alessandria, ad esempio, a seguito dell’alluvione la sospensione si è tramutata in esenzione senza quindi che venisse più richiesta alcuna restituzione dei benefici fiscali concessi; nel terremoto che colpì Umbria e Marche la restituzione fu richiesta dopo dieci anni, nella misura del 40% e con una rateizzazione decennale (120 rate).
E’ veramente sconfortante pensare che invece in una situazione come quella abruzzese, di una complessità e gravità socio economica senza precedenti per implicazioni sociali, vastità e tipologia delle aree colpite, i benefici fiscali, stante l’attuale modalità di restituzione, non siano, di fatto, concessi.
Al di là di ogni retorica, assicuro che la situazione nelle aree terremotate è veramente dolorosa e per rendersene conto basterebbe visitare tali zone.
Nel comprensorio aquilano, come conseguenza del sisma, la CIG è aumentata nel corso del 2009 rispetto all’anno precednte del 1.481% e di un ulteriore 423% nei primi tre mesi di quest’anno. L’85% delle attività commerciali e di servizio (compresi professionisti), prima ubicate nel centro cittadino, sono ancora impossibilitate a riaprire e di conseguenza, oltre ai problemi occupazionali, la città si sta svuotando come dimostrano i dati di fortissimo calo registratisi nelle iscizioni scolastiche. La speranza, anche da noi sempre sostenuta che da tale disastro potesse venire una opportunità di rinascita e ricostruzione virtuosa sta venedo meno e lo scoramento, anche in una popolazione tenace come quella della montagna abruzzese, sta prendendo il sopravvento.
In questa situazione la concessione di una restituzione dei benefisci fiscali avuti simile a quella che è stata data all’Umbra e alle Marche diventa VITALE e del resto, probabilmente, una restituzione immediata si rivelerebbe nei fatti semplicemente impossibile.

E’ per questo che Ti chiedo di sostenere quanto meno un trattamento simile quello concesso all’Umbria e alle Marche con una proroga per tutti, imprese e lavoratori, della sospensione del versamento dei tributi al 1° gennaio 2011 e una restituzione ritardata e dilazionata nel tempo tale da rendere il beneficio effettivo.
Altrettanto vitale è, poi, garantire un flusso di risorse costante da destinare alla ricostruzione e rendere operativa la Zona Franca Urbana. La crisi che tutto il Paese sta vivendo, da una parte, e dall’altra il fatto che in Abruzzo vi sia stato un impegno nell’emergenza sicuramente importante, non giustificano, alla luce della reale situazione in essere, il venir meno degli impegni assunti e soprattutto il dovere etico e solidale di venire a soccorso di una popolazione e di territori realmente stremati”.
(Nelle foto la presidente nazionale Emma Marcegaglia e il presidente abruzzese degli industriali, Angelucci)


18 Giugno 2010

Categoria : Economia
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