Mobilitazione contro l’incubo petrolio: Abruzzo dei parchi o dei grandi perforatori?
Pescara – Ambientalisti mobilitati, con in testa WWF e Legambiente, contro il rischio, o meglio l’incubo, del petrolio e dei suoi possibili disastri, che se avvenissero in Adriatico, segnerebbero la fine delle coste, sia italiane che croate. Per il momento si sceglie la frase “deriva petrolifera”, per indicare la tendenza della Regione (secondo gli ambientalisti) a non chiudere davvero le porte ai permessi per la ricerca degli idrocarburi, petrolio ma anche gas. WWF e Legambiente si schierano contro il disegno di legge, in discussione entro il mese di giugno in consiglio regionale, riguardante appunto gli idrocarburi. Esso potrebbe portare addirittura a passi indietro rispetto alle norme esistenti in passato. Gli ambientalisti sostengono che non si prepara una reale protezione del territorio abruzzese, nè in terra nè in mare, perchè sarebbe prevalente l’orientamento a tenere tutto sotto controllo, ma sempre con possibilità di intese tra Stato e Regione, magari caso per caso e secondo gli interlocutori. Alcxuni dei quali potrebbero essere privilegiati. Un prezzo troppo alto da pagare per un Abruzzo in cui oltre la metà del territorio è interessato da qualche tipo di ricerca o prospezione geologica, e 740 chilometri quadrati a ridosso della costa e in mare sono a rischio. O l’Abruzzo dei parchi e delle riserve, o l’Abruzzo del petrolio. Gli ambientalisti dimenticano di elencare anche un Abruzzo delle discariche velenose più grandi d’Europa e forse del mondo, che hanno avvelenato (dati di questi giorni) le acque che poi la gente ha usato ignara.
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