Pneumologi bravi, prevenzione scarsa


Milano – I pazienti affetti da patologie respiratorie giudicano positivamente il livello di assistenza ricevuta. Tuttavia, secondo i medici di base e gli specialisti in pneumologia, è possibile migliorare ulteriormente l’offerta sanitaria. Per farlo occorre integrare le strutture ospedaliere e quelle territoriali, potenziarle, e ridurre le liste di attesa. Emerge anche la necessità di sensibilizzare i cittadini sulle patologie respiratorie, mentre viene giudicato insufficiente l’impegno delle istituzioni sanitarie nella prevenzione e promozione di programmi educativi specifici.
Sono questi i principali risultati della ricerca osservazionale “La Soddisfazione del Paziente nell’Assistenza in Pneumologia in Italia”, la prima indagine di questo tipo svolta nel nostro paese, presentata oggi al Circolo della Stampa di Milano.

La ricerca è stata condotta sull’intero territorio nazionale nel periodo marzo-luglio 2009, e ha coinvolto 46 centri di pneumologia, dopo essere stata approvata dai loro Comitati Etici. Nei centri sono state effettuate 1.166 interviste a pazienti, mentre 272 medici di medicina generale e 296 pneumologi sono stati intervistati con il metodo CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing).
Lo studio è stato promosso dalla Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi (FIMPST), con la collaborazione dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), della Società Italiana di Medicina Respiratoria (SIMeR) e della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), con il contributo educazionale di TEVA Italia. La ricerca è stata realizzata da OSC Media Scientific Publishing.

Lo scopo dell’indagine, condotta presso le strutture ospedaliere per la cura delle malattie respiratorie, è stato quello di valutare il grado di soddisfazione dei pazienti relativamente all’assistenza durante l’intero percorso della propria malattia. Si è cercato inoltre di determinare gli elementi migliorabili, valutando anche il punto di vista dei medici di medicina generale e degli pneumologi.

Dall’indagine emerge una generale soddisfazione dei pazienti rispetto alle cure ricevute dai medici di base, e rispetto all’assistenza ricevuta durante tutto il manifestarsi della malattia, dalla comparsa dei sintomi al giorno dell’intervista. Infatti, in una scala da 1 a 10 i pazienti hanno valutato 8,4 il loro grado di soddisfazione “per l’assistenza ricevuta complessivamente fino alla diagnosi della malattia”.

Lo studio mostra anche che è possibile aumentare la qualità dell’assistenza intervenendo su alcuni aspetti. Una maggiore integrazione tra medicina territoriale e centri specialistici in pneumologia è il fattore più sentito dalla classe medica, sia dai medici di medicina generale (valutazione 7,8) sia dagli pneumologi (valutazione 8,2).
Importante anche, nel giudizio dei medici di famiglia, una riduzione delle liste di attesa dei centri specializzati. La loro soddisfazione su questo aspetto è la più bassa in assoluto, raggiungendo comunque la sufficienza (valutazione 6). Dallo studio risulta inoltre che dalla prenotazione alla visita, non di urgenza, passano in media 34 giorni.

Altri elementi che possono migliorare l’assistenza sono una maggiore “educazione e sensibilizzazione” dei pazienti, al primo posto sia per i medici di medicina generale (13%) sia per gli pneumologi (9%), e “il miglioramento delle strutture”, chiesto dal 12% dei medici di famiglia e dal 7% degli specialisti.
Infine, entrambi i gruppi giudicano insufficiente l’impegno delle istituzioni sanitarie nei percorsi di medicina preventiva respiratoria, assegnando rispettivamente un punteggio di 5 e 4,8 su 10.

«L’esame generale della ricerca evidenzia sostanzialmente aspetti positivi che riguardano la pneumologia in sé, i rapporti di essa con i medici di medicina generale, con i pazienti e l’interazione reciproca tra questi “alleati”. Dall’indagine emergono, tuttavia, alcune criticità, legate in parte alle strutture specialistiche e alla loro dislocazione territoriale, per cui spesso diventa difficile poter eseguire in tempi brevi un esame spirometrico. Tanto più che spesso i pazienti ricorrono al medico non in presenza di sintomi semplici, quali tosse ed espettorato, ma quando compaiono sintomi più impegnativi, come l’affanno, che indicano uno stato di gravità più avanzato e quindi la necessità di eseguire l’esame in tempi brevi» commenta Giuseppe Girbino, vicepresidente FIMPST e coordinatore scientifico dell’indagine.

Infine, sia i medici di medicina generale, sia gli pneumologi ritengono che per ridurre significativamente l’incidenza sempre più preoccupante delle malattie respiratorie croniche occorre sensibilizzare i cittadini contro il tabagismo, l’obesità e la cura di eventuali malattie concomitanti, con programmi educativi specifici, diffusi nella scuola, negli ambulatori e in particolare presso i medici di famiglia.


16 Giugno 2010

Categoria : Scienze
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