Mortalità, svanisce l’Abruzzo “felix”


L’Aquila – DIMINUISCE IL VANTAGGIO STORICO DELLA REGIONE – Presentato in Consiglio Regionale un analitico studio sulla mortalità per cause specifiche e per territorio, realizzato dall’équipe di epidemiologia dell’Università dell’Aquila (prof. Marco Valenti, dott. Francesco Masedu) e dall’Agenzia Sanitaria Regionale (prof. Ferdinando Romano, dott. Felice Vitullo)
E’ ben noto che gli indici di mortalità rappresentano uno strumento fondamentale per misurare lo stato di salute di una popolazione. Grazie allo studio realizzato su oltre 20 anni di dati, dal 1981 al 2001, per i 305 Comuni dell’Abruzzo e per 25 gruppi di cause disponiamo finalmente di conoscenze di grande dettaglio sull’intero territorio. Su 256.902 decessi analizzati, quasi 90.000 sono registrati nei dieci Comuni più grandi (circa 490.000 abitanti, il 39% della popolazione abruzzese nel 2001).
Dopo aver corretto le analisi per l’invecchiamento delle popolazioni nello spazio e nel tempo, la mortalità generale in Abruzzo, inferiore a quella nazionale del 5-6% (donne) e dell’8% (uomini), registra una riduzione del 7,3% (donne) e dell’11% (uomini) nel periodo 1991-2001 vs 1981-1990 (come in Italia, i tassi sono più bassi nelle donne, soprattutto per le cause di cardiopatia ischemica e tumori: a fine periodo l’aspettativa di vita è 77 anni per gli uomini e 83 per le donne). Il minor rischio abruzzese è attribuibile alla mortalità per cardiopatia ischemica (più bassa del 15% in Abruzzo vs Italia) e per tumori (-18%, con tassi inferiori del 25%-45% rispetto alla media nazionale per tumori specifici: polmone, mammella, gastrointestinali/fegato/pancreas, rene e vie urinarie, vescica ecc; fra le cause che non presentano vantaggi si segnalano i tumori del sangue: leucemie); l’Abruzzo si colloca fra le 4-5 Regioni con la più bassa mortalità per tumori (sia per quelli a bassa sopravvivenza come il tumore del polmone, sia per quelli con elevata sopravvivenza, come i tumori della mammella e della cervice uterina).
Osserva però il prof. Valenti: “Questo quadro generale abbastanza rassicurante diventa più problematico se si esamina la tendenza generale nel tempo e la distribuzione territoriale. Nonostante i più bassi rischi rispetto all’Italia, la tendenza alla riduzione della mortalità fra i due decenni è minima/assente sia per la cardiopatia ischemica che per i tumori. La mortalità per traumatismi mostra un tasso lievemente più alto rispetto alla media nazionale (2-10% nelle donne), con tassi stabili nei due periodi per il totale delle cause: incidenti stradali, infortuni sul lavoro, incidenti domestici, cause violente. La mortalità infantile mostra una sensibile riduzione fra i decenni (da circa 135 decessi/anno a 73/anno, 54 nel 2001: da 11 morti per 1000 nati a 7 x 1.000; 5,1 x 1.000 nel 2001), ma la diminuzione di questo importantissimo indicatore è assai meno evidente rispetto all’Italia: infatti nel 1991-2001 la mortalità infantile in Abruzzo risulta essere più alta del 15% rispetto alla media nazionale. I rischi relativi di mortalità infantile mostrano eccessi territoriali prevalentemente registrati nelle aree interne d’Abruzzo”.
Gli indicatori di mortalità generale in tutte le età mostrano eccessi prevalentemente nelle aree interne. I territori tendenzialmente a più basso rischio per tumori presentano eccessi relativi di mortalità per cardiopatie ischemiche e viceversa, anche se alcuni territori presentano eccessi di rischio per entrambi i gruppi di cause.
La mortalità generale dei grandi centri è tendenzialmente più alta rispetto alla media regionale. In particolare, soprattutto Pescara e Teramo, a fronte di una riduzione generalizzata della mortalità in Abruzzo dal 1981-1990 al 1991-2001 vs Italia del 7-11%, registrano un peggioramento relativo della mortalità generale rispetto alla media abruzzese (9-20%). Il peggioramento è solo tendenziale (4-8%) a L’Aquila e Chieti.
Dalle mappe di densità per tumori totali si osserva che le aree sangrine, frentane e vastesi della Provincia di Chieti, con alcuni territori della fascia centrale in Val Pescara, nel teramano meridionale e nella fascia tra Marsica e centro Abruzzo della Provincia dell’Aquila, presentano gradazioni di bassa mortalità per tumori (blu/verdi), mentre, specularmente, le aree del teramano, della zona costiera/collinare di Pescara/Chieti e di L’Aquila, Marsica e zona centrale d’Abruzzo, registrano eccessi relativi di mortalità (nel leggere le differenze cromatiche è opportuno ricordare che, nel complesso, la mortalità per tumori in Abruzzo è inferiore, rispettivamente, del 25% e del 18% rispetto all’Italia nei due decenni analizzati). I territori della Provincia di Teramo mostrano un profilo peggiore nel 1991-2001 vs 1981-1990 (particolarmente a centro-nord) così come, in misura minore, la fascia costiera pescarese/chietina (e la bassa/media Val Pescara fra le donne).
I tumori di trachea, bronchi e polmoni, che costituiscono la causa più frequente di mortalità tumorale negli uomini (73 casi ogni 100.000 residenti per anno) , mentre il tumore della mammella rappresenta la causa che maggiormente contribuisce ai profili per “tumori totali” nelle donne (31 x 100.000 per anno), seguita dal tumore del colon (24 x 100.000 per anno).
In aumento in Abruzzo i tumori del fegato, con rischi molto elevati nella provincia dell’Aquila, in particolare nella Marsica (incrementi del 121% negli uomini, e del 59% nelle donne).
Quindi – conclude il prof. Valenti – “possiamo affermare che esiste una esigenza di attento monitoraggio territoriale dello stato di salute, a partire dall’analisi dei dati di mortalità, cui vanno collegate anche le scelte strategiche di programmazione dei servizi territoriali e ospedalieri. Non avrebbe senso, ormai, realizzare tale pianificazione senza un serrato confronto con il dato epidemiologico”.


15 Giugno 2010

Categoria : Scienze
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