Clonazioni carte, le banche dormono?


L’Aquila – Il cronista riporta sempre più spesso casi di carte di credito clonate, grazie a tecniche anche sofisticate messe in atto da abilissimi specialisti con apparecchiture che qualche volta appaiono anche geniali, e comunque richiedono anche per l’installazione e l’utilizzo9 (truffaldino) particolari abilità. Già: sono solo abili i truffatori, o non sono anche molto addormentate (se non peggio) alcune banche? Come opportunamente spiegato più e più volte da giornali mediante fotografie, e televisioni mediante immagini che più chiare non possono essere, la truffa della clonazione richiede alcuni interventi ed è comunque visibile per un occhio attento: modanatura di plastica sporgente attorno alla fessura in cui si introduce la carta di credito e soprattutto forellini nella cornice metallica che sorregge la fessura per la tessera. Forellini praticati in metalli solitamente molto resistenti, per introdurvi una microcamera che riprende la mano mentre compone il numero di codice sulla tastiera che si illumina sul terminale del bancomat. Spesso, questo è sicuramente vero, mal collocato e male illuminato. Carenze oppure di peggio? In altri casi, viene riferito, viene utilizzata una finta tastiera sovrapposta a quella del bancomat, ed è incredibile che un sistema così grossolano possa aver funzionato.
Il fenomeno, come è avvenuto di recente nel Teramano, è di grandi dimensioni: 1.000 persone truffate, per qualcoma come 600.000 euro. Considerando che il bancomnat di solito eroga al massimo 250 euro, c’è da stupirsi davvero. La domanda – visto che il servizio alle banche lo paghiamo ad ogni prelievo – è: la banca è distratta? O chiude gli occhi? O ha quaolche tipo di interesse indiretto in grandi numeri di prelievi? Come è possibile che un bancomat venga truccato (addirittura con dei forellini nel metallo resistente della faccia esterna del bancomat) e nessuno in banca se ne accorga subito? E’ evidente che gli sportelli bancomat non vengono nè controllati nè esaminati, nè sottoposti ad accurate manutenzioni o ispezioni. Un’italianata, oppure atteggiamenti di indolenza e indifferenza nei confronti dei clienti, che poi pretenderanno il risarcimento, magari a carico della banca. C’è qualcosa che non quadra in tutto ciò, ed è strano che gli inquirenti non lo rilevino. Scacciamo il dubbio che le banche siano spesso soggetti troppo potenti per essere messe davanti a responsabilità così ordinarie, ovvie per qualsiasi mente razionale. Non per quelle dei banchieri, forse?


12 Giugno 2010

Categoria : Cronaca
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