L’opinione – Nichi scende in campo


(di Carlo Di Stanislao) – Lasciando anzitempo il tavolo delle trattative, scendendo in piazza e parlando di ribellione, Nichi Vendila ha dichiarato ieri: “Ci sono tutti gli ingredienti per una ribellione sociale importante”. Dopo aver abbandonato sala delle riunioni del ministero per i rapporti con le Regioni, il governatore pugliese ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano come fosse andato l’incontro con Tremonti, Fitto e Calderoli: “Una saracinesca chiusa, un atteggiamento assolutamente intollerante – ha commentato Vendola – Nessuna disponibilità ad affrontare la questione. Un colpo al cuore dello stato sociale. Un massacro che renderà in grado le Regioni di solo amministratori fallimentari delle proprie risorse”. Una manovra dal sapore recessivo, dunque, “che produce decrescita, condanna bimbi e vecchi alla povertà e chiude la porta – ha concluso Vendola – all’ingresso nel mercato alle nuove generazioni”. Ed oggi è il primo a “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e dirsi pronto a candidarsi alle primarie con una metafora poetica: “le primarie sono come un fanciullocce accostando l’orecchio ad una conchiglia, ode il mare”. “Il Fatto quotidiano” da la notizia con grossi titolo in prima pagina e Bersani commenta: ““Sono contento del fatto che si affermi un principio giusto: per scegliere il candidato premier del centrosinistra serve una partecipazione molto larga. Noi non siamo loro. Vedremo l’attualità di questo tema nel prosieguo della legislatura”. Tuttavia, appena l’atroieri, sull’ipotesi di una candidatura di Vendola aveva dichiarato “non abbiamo bisogno di un Berlusconi rosso”. Ieri era anche intervenuto sulla questione l’on. Gero Grassi, deputato del Pd e compaesano di Vendola, essendo entrambi originari di Terlizzi. “Vendola leader del centrosinistra? – si chiede – Qualche settimana fa parlava di fantapolitica, oggi afferma che se si andrà alle primarie lui ci sarà. Quanto al Pd il presidente della Regione è capace di trovargli mille difetti ma se c’è un fondamento di verità nell’adagio popolare: chi disprezza compra, luui inizia a pensare ad un futuro che non può limitarsi a Sel. In Puglia – aggiunge – Vendola ha un largo seguito ma a livello nazionale c’è solo quello mediatico ma ben pochi consensi elettorali. Quindi? Il Pd è il più grande partito del centrosinistra, rappresenta per lui un’opportunità unica e insostituibile. Ma non si possono fare i giochi di prestigio facendo sì che un partito più piccolo diventi per incanto quello più grande”. E intanto Tato Greco, coordinatore regionale de La Puglia Prima di Tutto gli chiede di “inserire tra le dichiarazioni programmatiche che presenterà nella seduta del 15 se sta lavorando per la sua candidatura alle primarie del 2013 mandando a gambe all’aria la Regione per la sua ambizione nazionale”. Che da tempo il presidente Vendola punti alla scena nazionale non è affatto un mistero tanto è vero che oramai le sue giornate si dividono tranquillamente in due parti. Metà giornata a Bari per impegni istituzionali (riunioni di giunta, incontri politici, presentazione di libri, convegni) e metà a Roma o in altra parte d’Italia per interviste in tivù o a convegni nazionali in qualità di leader italiano di Sel, il partito di cui è segretario. Che Michele Emiliano, sindaco di Bari e presidente dell’Assemblea regionale del Pd, lo vuole vedere a Roma non è affatto un segreto svelato dall’intervista sulla Gazzetta (“Primarie o no il mio candidato premier è Vendola”). Non va dimenticato che solo sei mesi fa Emiliano era stato pregato in ginocchio da D’Alema e Blasi per candidarsi alla Regione in alternativa allo stesso Vendola quale espressione di una coalizione Pd-Udc e che solo dopo contorcimenti vari e soprattutto la prospettiva di dimettersi da sindaco prima di candidarsi a presidente lo hanno fatto desistere. E che nel Pd non sia il solo lo dimostra il lavorio svolto in questi giorni dall’on. Gero Grassi che in commissione statuto del Pd ha fatto passare un emendamento pro-Vendola. Nello stesso centrosinistra, però, c’è chi non ne vuole proprio sentire parlare di un Vendola che si proietta oltre la Puglia. I dipietristi, ad esempio, che non a caso hanno cercato di diventare buoni con lui, se la prendono con Emiliano. “Il sindaco – dice l’on. Zazzera, coordinatore regionale – pensi a governare Bari piuttosto che a candidare Vendola. E’ inoltre la conferma che il Pd ha alzato bandiera bianca, incapace di esprimere neppure una leadership per la coalizione. Siamo alla resa incondizionata”. Ma se Di Pietro, D’Alema e Bersani sono contrari lo stesso non si può dire per la cordata del gruppo Espresso-la Repubblica che oramai lo sostiene apertamente. Acide le dichiarazioni di De Benedetti sui due leader del Pd perdenti o evanescenti. Secondo i bene informati, poi, terzo candidato (dopo Bersani e Vendola), sarebbe il redivivo Veltroni, il quale ha già mostrato interesse in tale direzione. Ma, mentre il centrodestra non commenta né la non candidabilità (dichiarata da Bersani) di Prodi, né la scesa in campo (probabile) di Veltroni, sente molto minacciosa quella di Vendola. E comincia a sparare i primi colpi di avvertimento. Già il 16 maggio (circa un mese fa), Rocco Palese candidato presidente del Pdl sconfitto, aveva preteso di conoscere le intenzioni di Vendola. Ed l’eurodeputato finiano Salvatore Tatarella aveva chiesto a Vendola di far sapere se intende candidarsi a premier subito, affermando “Vendola dica ai pugliesi se governerà la Puglia o costruirà la sua candidatura a premier”. Insomma Vendola si soffre molto sia a sinistra che a destra, soprattutto perrchè costituirebbe un fatto nuovo e diverso e molto, molto difficile da ammansire o gestire.


11 Giugno 2010

Categoria : Politica
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