“Lui non merita di calpestare questa terra”

L’Aquila – Da Aldo Scimia riceviamo una intensa, commovente lettera-sfogo: “Mia madre, che ha vissuto di sofferenze e di onestà, mi ha insegnato ad avere rispetto del prossimo. Lei andava a lavorare in una casa di cura e ancora oggi la gente mi ferma per strada per raccontarmi dei suoi sorrisi, delle dolci parole di sollievo che sapeva dispensare a chi in era in quel luogo sofferente. Poi, fuori amava zappare, più di ogni altra cosa. Coltivava i prodotti dell’orto con amore, come amava la sua famiglia. Noi eravamo i suoi fiori. Curati ed amati come quelli che coltivava intorno alla Croce di Sant’Antonio a Onna, accanto al suo orto. “ Mi inginocchio e bacio la terra” diceva “ il Signore mi ha dato quel che altri non hanno”. Oggi la Croce è disadorna. Io non ho la stessa capacità di amare. In questo momento ho perso anche la generosità del perdonare dal sommo concetto di del per-dono. Mi arrabbio. Sono irascibile. E mi sono sentito appellare quale “omosessuale” e non la ritengo un’offesa ( al cospetto di un modo di fare da porco è quasi una vocazione spirituale) , sono stato chiamato “coglione” e mi ha dato fastidio, oggi mi sento appellare quale “assassino potenziale”. Adesso ritengo si sia superato ogni limite. Anche Giobbe si ribellò a Dio, dopo aver perso la famiglia e i suoi beni.
E allora dico no io non sparo a nessuno, anche se spero che qualcuno faccia da solo, ma si e se mi capita farò un gesto che mia madre non avrebbe voluto! Vorrei sputare in faccia all’Innominato ed ai suoi bravi. Lui non merita di calpestare questa mia terra. Ci ha trasformato, agli occhi del mondo intero in un popolo di osannanti gaudenti. Io non lo sono. Non mi lego a questa schiera. Morrò pecora nera (grazie Guccini)”.

10 Giugno 2010

Categoria : Dai Lettori