Tasse, L’Aquila si prepara a graffiare


L’Aquila – Tasse, non si può tornare a pagare vecchio e nuovo dal 1 luglio: questo il governo deve metterselo in testa, e L’Aquila, toccata nel vivo (vivere o morire) si prepara a graffiare. Come non ha mai fatto prima, probabilmente. Ci saranno cortei, proteste, manifestazioni presenti politici e istituzioni. Sia a L’aquila che a Roma, dove si intende trasferire il consiglio comunale. Sarà richiesta la presenza del ministro Tremonti. Tutto ciò è logico: dal 1703 la zona aquilana non subiva una distruzione (le cui proporzioni sono macroscopiche ogni giorno di più) e forse nessuno poteva immaginare cosa voglia dire, oggi, ricominciare da capo. L’atmosfera è quella delle grandi mobilitazioni. Alla protesta del 16 giugno ha aderito il Comune, mentre la Pezzopane e gli altri esponenti di minoranza chiedono che aderisca anche la Provincia. Benchè dello stesso “colore” politico del governo. Tutti sono d’accordo: categorie produttive, organizzazioni di categoria, partiti politici (per ora di opposizione), sindaci del cratere, sindacati, cittadini singoli e in comitati. La protesta parte dal basso,ma arriva in alto e coinvolge tutti: è consapevolezza senza identuità politica che, dovendo pagare le tasse e le rate di quelle finora sospese, i cittadini non potranno farcela: sarà emigrazione, sarà povertà, sarà disperazione, e quindi niente a che fare con la ricostruzione morale e fisica, per la quale, peraltro, non ci sono risorse.
Oggi in consiglio comunale si è avuta la percezione dell’emergenza. Siamo tutti in emergenza, luci rosse lampeggiano ovunque, e se ne sentono tante, limitandosi alla politica: il consigliere regionale Ricciuti vuole che Tremonti si dimetta, altri esponenti raddoppiano la posta e il “piatto” diventa pesante: si dimettano tutti, consiglieri comunali, regionali, provinciali. Il sindaco Cialente ha da tempo promesso: consegnerò la mia fascia tricolore al presidente della Repubblica. Supponendo che non abbia cambiato opinione, c’è da prevedere un crollo a catena come per i castelli di carte. Crollo dopo i crolli del sisma. Se Roma vuole così, così sarà: c’è da credere che più d’uno stia davvero pensando ad iniziative eclatanti. Per salvare la città, niente sarà troppo esagerato.


10 Giugno 2010

Categoria : Politica
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