Lettera al Premier: “Via al magna-magna?”
Ofena – Dino Rossi, rappresentante del Cospa allevatori, ha indirizzato la seguente lettera al presidente del consiglio Berlusconi. La riportiamo, lasciando ovviamente a Rossi la responsabilità di quanto afferma: “Caro Presidente, abbiamo avuto modo di ascoltare le sue buone intenzioni e ce ne rallegriamo, purtroppo come sempre accade in questo paese, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi … il terremoto.
Faccio alcuni esempi: sarebbe il caso che per approvvigionare i campi di derrate alimentari, ovvero pane, latte, carne, verdure, si utilizzassero ditte locali, anzi agricoltori e allevatori… terremotati. Siamo venuti a sapere che grazie anche all’intervento dell’ormai arcinoto Vincenzo Caporale (quello che per fare un favore a Cremonini inventò la Blue Tongue, anzi la rese endemica) nelle tendopoli si deve utilizzare solo latte a lunga conservazione e non il fresco, e che guarda caso questo latte, e gli altri prodotti, provengono per la maggior parte da ditte del nord, in barba alle varie aziende locali a partire dalla Centrale del Latte di L’Aquila, (costretta a farsi trasformare il proprio latte in mozzarelle da terzi) ai numerosi allevatori e produttori di ortaggi abruzzesi.
Ma non basta, tra le schede dei monumenti da restaurare all’Aquila, salta agli occhi quella del famigerato museo di Santa Maria dei Raccomandati, costato svariati miliardi per la sua decennale ristrutturazione e…mai aperto. La cosa più bella è che nella scheda risulterebbe che nel museo siano custoditi molti importanti reperti a partire dal bellissimo letto in osso della necropoli di Fossa, reperti che invece ci risultano ancora custoditi nel museo archeologico di Chieti, visto che quello di Santa Maria dei Raccomandati non è stato mai aperto!!! Sarà mica …perché qualcuno è Raccomandato?
Se pensiamo che né Peltuinum né la importantissima necropoli di Fossa gravemente compromessi dal terremoto, sono stati inseriti nell’elenco dei siti bisognevoli di interventi di restauro, la cosa lascia quantomeno perplessi. Sono solo due tra i molti casi da analizzare, ma la dicono lunga sulle operazioni di sciacallaggio culturale ed economico in corso nel dopo terremoto. Chi scrive è un agricoltore, anzi un Cafone di Siloniana memoria, ma se gli abruzzesi sono Cafoni, una cosa è certa, non sono Coglioni!!! Siamo abituati a combattere i lupi, figuriamoci gli sciacalli! Caro Presidente, se questo è il modo per aiutare gli abruzzesi, lasciamo perdere, dateci quattro soldi veri e come sempre faremo da soli, senza i Bertolasi del caso e ammennicoli vari”.
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