L’intervista – “Movimentare” Pescara con la cultura


Pescara – (di Maria Orlandi) Una città per aprirsi al mondo ha bisogno della cultura, un aspetto della vita sociale e personale imprescindibile, ma che necessita di un tessuto associativo per crescere e svilupparsi. InAbruzzo.com incontra Daniela Santroni, membro del direttivo di una delle associazione culturali più attive della provincia di Pescara.
Pescarese nata a Guardiagrele, si è laureata in filosofia presso l’Università di Bologna e ha sempre coltivato l’interesse per la cultura accompagnandolo ad un’attività politica convincente che l’ha portata ad essere consigliere regionale e candidata alle ultime elezioni europee.
Oggi, Daniela Santroni si descrive come “libraia, attivista e operatrice culturale” insieme a Movimentazioni, l’associazione di cui fa parte insieme ad un gruppo eterogeneo di persone che come lei crede nei giovani, nella condivisione delle idee e soprattutto in un futuro dove la cultura sia finalmente compresa come una risorsa.

- Come nasce l’associazione Movimentazioni?
«Siamo nati nell’ottobre 2003 con l’idea di “movimentare” la città. Eravamo un gruppo composto da una decina di giovani, uniti dalla volontà di costruire dei luoghi di aggregazione culturale giovanile. Dopo tre anni di attività per i quartieri della città, librerie ambulanti nelle feste e fiere cittadine, nel 2006 abbiamo aperto una piccola libreria associativa del circuito Interno 4 dedicata a “Primo Moroni“. Nel 2009 abbiamo inaugurato nuovi locali più grandi e spaziosi per renderli più adatti alle attività che svolgiamo: vendita di libri di qualità e luogo animato quotidianamente da attività e iniziative. Per questo abbiamo immaginato di aprire un book caffè, unico nel suo genere nella nostra città, in grado di offrire una tazza di tè e un buon libro, a breve, infatti apriremo all’interno della libreria un piccolo angolo bar».

- Quali sono le iniziative che promuovete sul territorio?
«Le nostre principali attività riguardano in particolare: giovani e cittadinanza (democrazia, pace, partecipazione, cooperazione, culture urbane e linguaggi giovanili), cultura (audiovisivo, arti, cinema, editoria e libro, musica indipendente), comunicazione e innovazione tecnologica, libreria associativa o di comunità. Offriamo servizi tecnici (service audio video, grafica, promozione e comunicazione), di consulenza amministrativa (europrogettazione e pianificazione) e consulenza artistica (organizzazione di eventi, festival, rassegne teatrali, musicali e cinematografiche) per i piccoli comuni. Siamo esperti nella realizzazione di progetti europei del programma Gioventù in Azione e in bandi ministeriali ed europei nell’ambito della cultura e della cittadinanza attiva.
L’associazione promuove varie attività sul territorio che vanno dalle iniziative di spettacolo (come la rassegna cinematografica “Imperdibili” tutti i lunedì al cinema S. Andrea e il festival di musica indipendente IndieRocket Festival), alle attività per i bambini (laboratori di creatività e animazione del libro e recital di fiabe), dalle presentazioni di libri con autori (quasi tutti i venerdì in libreria ospitiamo degli autori di rilievo nazionale e internazionale a presentare libri, video, fumetti), ai corsi e seminari (corso di lettura ad alta voce per adulti, corsi per proiezionisti, corsi per organizzatore di eventi culturali) dai viaggi e gite turistiche (in occasione di mostre di rilievo come ad esempio quella sul Caravaggio a Roma) a progetti europei per i giovani (come i laboratori di musica balcanica e africana o i laboratori teatrali su arte e riciclo). Ovviamente il tutto contornato dall’attività quotidiana della nostra libreria molto attenta nella cura e nella selezione dei libri da proporre ai suoi clienti, in particolare per le sezioni fumetti e bambini.
Negli ultimi anni abbiamo iniziato anche a collaborare con le amministrazioni comunali medio-piccole per fornire supporto per la progettazione europea in ambito di politiche giovanili e progetti culturali. Attualmente abbiamo collaborazioni culturali con le amministrazioni di Tocco a Casauria, Torre de’ Passeri, Pietranico, Corvara, Bussi sul Tirino, Castiglione a Casauria, Pescosansonesco, Moscufo, Pineto e Pratola Peligna».

- Prerogativa di una realtà come la vostra è senza dubbio l’attenzione costante al contesto sociale in cui è inserita. Quali sono, secondo la vostra esperienza quotidiana, i problemi, le esigenze e le aspettative della provincia di Pescara?
«Questa domanda è molto complessa, dal nostro punto di osservazione che riguarda soprattutto le politiche per l’infanzia e la gioventù, si può dire che in provincia sono molti i problemi e le mancanze, spesso dovute alla carenza di fondi. Mancano strutture adeguate sia in città che nei paesi di provincia, mancano servizi di formazione e informazione in grado di orientare i giovani e di far conoscere loro le opportunità offerte dall’unione europea. Le politiche giovanili sono viste dalla politica come qualcosa di accessorio e sul quale non puntare. Purtroppo non riponiamo grandi aspettative nelle istituzioni, pensiamo sia utile il confronto e lo stimolo continuo, ma sappiamo anche che spesso realtà come la nostra sopperiscono la mancanza di vitalità culturale delle amministrazioni pubbliche. Movimentazioni ha da tempo imparato che per sopravvivere non si può e non si deve fare affidamento solo sui contributi degli enti locali, ma bisogna ingegnarsi e realizzare attività e iniziative in grado di autofinanziarsi, in modo da richiedere e utilizzare il contributo pubblico per quelle manifestazioni di carattere regionale, nazionale e internazionale che altrimenti non sarebbero economicamente sostenibili».

- Qual è lo stato della cultura a Pescara?
«Per esperienza e per studi, posso affermare che scontiamo a livello locale un ritardo nel considerare la cultura come risorsa ed energia del tessuto sociale e produttivo di una comunità. Troppo spesso gli assessori di turno si limitano a gestire l’esistente, senza individuare fini strategici e obiettivi programmatici in grado di dare nuova linfa e vitalità al settore. Questa dimensione relega la politica al ruolo di mero erogatore più o meno discrezionale di contributi e finanziamenti e gli operatori del settore al ruolo subalterno di richiedenti un “posto a tavola”. Senza scomodare clienteralismi, privilegi o preferenze, che sono il virus di questa situazione di fatto e che spesso hanno cittadinanza dalle nostre parti, è in realtà il sistema in sé che non funziona. Considerare la cultura come “circenses” della vecchia logica “panem et circenses” significa non essere all’altezza dei tempi e sottovalutare e sottodimensionare la portata della risorsa cultura nel sistema Paese. Ridurre la cultura ad “attività di animazione” della vita pubblica di una società è come avere a disposizione un transatlantico per solcare l’oceano e limitarsi a navigare nello stagno con la scialuppa di salvataggio. Come se non bastasse le nostre scialuppe, per cronica mancanza di fondi, oggi iniziano anche ad imbarcare acqua. Non è di assistenza che hanno bisogno gli operatori culturali, ma di opportunità e occasioni di crescita e di indirizzi strategici chiari e innovativi. Basta piangersi addosso per finanziamenti che non arrivano, occorre oggi ragionare con occhi diversi e trovare nuove opportunità, utilizzare nuovi canali e nuovi media, aprirsi all’esterno.
Ma il problema del nostro “ritardo” culturale non è solo “politico”, purtroppo molti enti culturali locali prestigiosi, che hanno alle spalle decine di anni di attività, festival e manifestazioni di rilievo non si aprono agli stimoli esterni, non aprono le loro porte ai giovani, non condividono e mettono a disposizioni i loro saperi e le loro competenze con le nuove generazioni. Pescara è una città ricca di creatività e cultura giovanile che non trova spazi per esprimersi e lavorare. Molti giovani vorrebbero cimentarsi con lavori quali l’operatore culturale, l’animatore giovanile, l’organizzatore di eventi e festival, ma qui da noi non trovano spazio e spesso sono costretti a “emigrare” altrove. Le organizzazioni culturali dovrebbero avere come input strategico il rinnovamento e l’apertura a nuove energie. Basta guardare il rapporto con le tecnologie della maggior parte degli enti culturali pescaresi per capire il ritardo che scontano proprio per non essersi aperti ai giovani. Guardate i siti internet dei maggiori festival cittadini e vi renderete conto. Per non parlare dello scarso, e spesso nullo, utilizzo del web per attività di mailing, marketing, social network, ecc. Viviamo una dimensione di status quo che alla lunga non può che cristallizzare e deprivare complessivamente il settore culturale impedendo che nuove energie, nuove ricerche e linguaggi e nuovi attori si affermino e che le situazioni già consolidate si ridinamizzino. La chiusura degli enti esistenti e le difficoltà che incontrano oggi i giovani per costruirsi una strada autonoma nel settore culturale va a discapito dell’intera comunità e impedisce di rilanciare un settore vitale per la crescita sociale, culturale ed anche economica.
Penso che in una città dinamica e vitale come Pescara ci sia spazio per sperimentare nuovi percorsi e aprirsi alle nuove generazioni».

- Tra gli eventi più importanti che l’associazione organizza c’è l’IndieRocket Festival, quest’anno è alla sua settima edizione. Come è cambiata questa manifestazione musicale negli anni e come risponde Pescara all’evento?
«Grazie ad un lavoro continuo e costante negli anni svolto soprattutto dal suo ideatore e direttore artistico Paolo Visci, la manifestazione nel tempo è cresciuta notevolmente. L’IRF nasce come festival di “nicchia”, una vetrina dove conoscere gruppi rock emergenti provenienti da tutto il mondo, quindi un festival rivolto ad un pubblico di appassionati, soprattutto giovanile. E così è stato nelle prime edizioni. Poi ci siamo resi conto pian piano che il festival rispondeva anche ad un’altra esigenza, molto meno di nicchia, e “non coperta” da alcun altro ente o organizzazione locale che non fosse esclusivamente “commerciale” (come discoteche e serate presso pub e stabilimenti balneari): l’aggregazione e il divertimento giovanile. Pescara, pur avendo una “vocazione” turistica giovanile che attrae gente da tutta la regione fino alle Marche e al Molise, non ha manifestazioni di rilievo rivolte ai giovani. L’IRF negli anni è diventata un evento di rilievo extraregionale per i giovani, con una partecipazione ogni anno sempre più massiccia (nell’edizione 2009 sono state registrate oltre 20.000 presenze) che ci ha costretto ad alcuni cambiamenti. Abbiamo migliorato e ampliato i servizi (ristorante, bar, servizi igienici, di sicurezza e di pulizia) e soprattutto abbiamo cambiato location (il parco dell’ex caserma Di Cocco) in quanto avevamo necessità di avere spazi più grandi, ma non abbiamo mai voluto cambiare o modificare il profilo artistico del festival. Molti ci hanno suggerito di ospitare gruppi più “commerciali” e conosciuti, ma non ci siamo fatti “abbindolare” dal fascino della fama per assecondare i gusti del pubblico. Così, oggi, chi partecipa al festival viene soprattutto per il “clima” che si crea in quelle giornate, spesso non conosce neanche uno dei gruppi che suoneranno, ma sanno che troveranno buona musica.
E così anche l’edizione 2010 dell’IRF sarà l’opportunità per molti, non solo di passare 3 giorni in un bel parco tra divertimento e amici, ma anche di ascoltare nuova musica e aprirsi alle sperimentazioni.
Ci piace immaginare che faccia parte del nostro lavoro culturale promuovere le etichette indipendenti e la musica emergente ad un pubblico sempre più vasto, perché l’apertura e la contaminazione, battere le strade non battute dagli altri sono la nostra mission culturale».


09 Giugno 2010

Categoria : Le Interviste
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