L’opinione – Berlusconi show
(di Carlo Di Stanislao) – Se la prende con tutti, perfino con i terremotati dell’Aquila, nello show andato in scena tra Palazzo Grazioli, dove si riuniva l’ufficio di presidenza Pdl e l’assemblea di Federalberghi dell’Auditorium Parco della musica. E continua a recitare un ruolo che gli riesce, quello del leader dimezzato, accerchiato, incompreso e senza poteri. Prende di petto le lobby dei magistrati e dei giornalisti che, secondo lui, impediscono di esercitare il “diritto di libertà al 100%” e poi dichiara di aver “ordinato alla Protezione civile di non tornare in Abruzzo perché magari qualcuno gli spara”, alla luce dell’inchiesta sull’allarme terremoto. Poi ripudia l’accordo sulle intercettazioni, recita la parte dello sconfitto, svela di essersi astenuto (lui solo) nell’Ufficio di presidenza del Pdl, sputa fuoco e fiamme sui magistrati e sulla Consulta. Si duole Berlusconi, gran maestro dei tempi e dei modi del teatro, di non “aver onorato del tutto gli impegni presi con gli elettori”, ma si giustificato affermando che, essendo un premier democratico, non riesce a far prevalere il suo punto di vista e, quindi, non può governare. Secondo l’Unità le sue dichiarazioni preludono a una offensiva a tutto campo sul presidenzialismo per l’ultimo scorcio di legislatura. La posta in gioco è sempre la stessa: la riconferma a Palazzo Chigi o la scalata al Quirinale nel 2013. Con in più un avvertimento al Pd e ai figiani: niente scherzi sulle intercettazioni che sono “blindate” ed impegnono tutti i parlamentari dell’area della maggioranza ad un voto secco. Così, secondo lui, si conclude la storia, da lui stesso orchestrata, dello scontro all’ultimo sangue con Fini. Andrea Augello, senatore finiano con ascendente sul premier, avanza cauto un pronostico: l’intesa sulle intercettazioni porta qualche “elemento utile verso il superamento del clima di contrapposizione” tra i due. E se fini crede di aver vinto, il grande manovratore è ancora più contento, poiché lui lo scopo lo ha raggiunto. Guarda caso, dal giro del Cavaliere nessuno si sogna di ribattere al presidente della Camera (in altri momenti li avremmo visti tutti all’assalto), quando dice, quasi beffardo: “Sono certo che Berlusconi concordi con me che la nuova formulazione non contrasta con altri impegni, quelli in materia di lotta alla criminalità e di difesa della legalità”. Ugo Magri, su La Stampa, avanza un altro tipo di ipotesi e racconto che, nei giorni scorsi, svariati visitatori, si erano sentiti raccontare la storiella del magistrato di sinistra che va ad Arcore e chiede un favore. Dopodiché, grato, mette in guardia: “Attento, Presidente, che Fini ci ha chiesto di picchiare duro su di te. In cambio ha promesso tutte le leggi possibili a favore dei magistrati…”. L’apologo, di bocca in bocca, è giunto alle orecchie finiane. Sorpresa? Irritazione? No, ilarità. E comunque: acqua passata. Le intercettazioni dimostrano che i due possono collaborare. Certuni teorizzano addirittura che si siano divisi i compiti tipo ladri di Pisa, i quali di giorno litigavano e di notte, invece… Per il resto lo show è tutto basato sul far passare un messaggio: lui è un grande e generoso leder politico, ma reso meno efficace perché qualunque cosa proponga gliela blocca l’Europa, la contraddice Tremonti, la osteggia Napoletano. Uno spettacolo che al Presidente della Repubblica: a sera il Colle prende le distanze dal compromesso nel Pdl, non lo considera “blindato” e, in modo sibillino, annuncia che il Presidente giudicherà solo alla fine, quando ci sarà da mettere la controfirma. Prende il largo pure Casini: se nel Pdl torna l’amore e la condotta monolitica, a reggere il moccolo lui non ci sta e voterà contro. In una nota della segreteria del Pd che ieri si presa l’impegno di sostenere i cittadini abruzzesi, nella convinzione che la “ricostruzione sia ancora da avviare” mentre invece “arriva la beffa delle tasse”, è scritto: “Berlusconi non si metta al riparo delle sue responsabilità facendo del vittimismo sulla Protezione civile e cercando vergognosi diversivi”. E, ancora: “il Partito Democratico si impegna a sostenere, nella discussione della Finanziaria, i diritti e i bisogni dei cittadini e chiede al Governo un minimo di senso di responsabilità e di impegno per la ricostruzione e per il ripristino delle condizioni elementari di vita dei cittadini colpiti dal sisma”. “All’Aquila – scrive poi la segreteria del Pd- finito lo show resta il dramma. Lanciamo l’allarme sulla situazione dell’Aquila e delle migliaia di cittadini colpiti dal terremoto. Ora che i riflettori si sono spenti dalle scene più drammatiche dell’emergenza, resta tutto da affrontare il problema della ricostruzione della città, delle sue attività economiche e della vita quotidiana di chi in quelle zone vuole tornare a vivere. Più di 30mila persone sono ancora in autonoma sistemazione o negli alberghi, spesso lontanissimi dalla loro città, le amministrazioni locali, il Comune e la Provincia non hanno più risorse e si trovano a dover affrontare pagamenti senza disponibilità di cassa e senza provvedimenti di legge che sanino la situazione”. E “al danno si aggiunge una drammatica beffa, con la previsione dal 1° luglio del pagamento delle tasse delle famiglie e delle imprese colpite dal terremoto”. Anche queste parole molto belle ma, speriamo, non destinate a fare solo show ed audience.
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