“Tasse, oltre l’ingiustizia, cattiveria e sadismo fiscale: da luglio il vecchio e il nuovo”


L’Aquila – (di Stefania Pezzopane, responsabile nazionale ricostruzione del PD) – A L’Aquila siamo oltre l’ingiustizia, siamo alla cattiveria politica e al sadismo fiscale. Dal 1° luglio, nell’angolo più disastrato d’Europa, i terremotati tornano normali contribuenti pagando insieme il vecchio ed il nuovo. La realtà si è rivelata la peggiore delle ipotesi.
Il primo a cascare nella propaganda mediatica di Berlusconi del “tutto risolto” è stato Tremonti. Normale per uno che il terremoto lo ha visto solo per televisione. Già l’anno scorso, con la protesta sotto Montecitorio per la prima sofferta proroga dell’esenzione dalle tasse disse “Gli aquilani hanno già avuto troppo”.
Allora eravamo in pochi ad avere già aperto gli occhi. Oggi tutta la città ha capito la presa in giro del Governo ai nostri danni. Persino Chiodi da Commissario è costretto ora ad elemosinare risorse ed attenzioni, mentre da Presidente della Regione storna fondi del terremoto su sanità e cultura regionali, realizzando una schizofrenia operativa ed un conflitto istituzionale inaudito.
Il Senatore Piccone, Muzio Scevola della serietà del suo Governo nazionale, oggi convoca tutti i senatori abruzzesi per correre ai ripari. Meglio tardi che mai.
Ma ora abbiamo diritto ad un incontro fra la città tutta, Tremonti ed il Presidente del Consiglio. Un incontro da svolgersi in Zona Rossa davanti alle istituzioni, ai commercianti, ai cittadini, agli imprenditori, ai disoccupati e a chi non riesce a ricostruire casa. Vengano a guardare in faccia la realtà e la distruzione lasciando nei palazzi i pallottolieri e le bugie. Li accompagneremo fra i vicoli inzeppati di macerie che la Prestigiacomo aveva promesso di sgombrare in una settimana. Ma era il 27 marzo, vigilia delle amministrative, poi nessuno l’ha più vista, e ci si è dimenticati dell’impegno.
Il Governo ammette che quello dell’Aquila è il terremoto più grave della moderna storia sismica di questo Paese, quando deve giustificare le sue difficoltà ed i ritardi sulla ricostruzione. Perché la stessa giustificazione non vale per i contribuenti terremotati che chiedono comprensione e tempo per tornare alla normalità fiscale?

Per far rivivere L’Aquila e le sue attività produttive basterebbe un millesimo degli sprechi del bilancio nazionale. E un bravo ministro dell’economia saprebbe dove scovarli senza affamare sempre e solo gli enti locali.
Il “partito dell’amore” è spietato con i terremotati, mentre è benevolo con chi nasconde capitali all’estero ed è generoso di condoni con chi è fuori legge. Se questo innescherà una bomba sociale non ci si accusi poi di essere degli ingrati.
In una democrazia normale non suonerebbe impossibile la richiesta di un confronto, soprattutto per uno che è già venuto 26 volte a fare assoli davanti alle telecamere di tutto il mondo.
Dopo più di un anno non si può più campare alla giornata, senza prospettive, a morire nelle new town. Pretendiamo non la ricostruzione, ma impegni chiari sì, nero su bianco.
In Friuli si garantì il successo della ricostruzione grazie soprattutto alla disponibilità di fondi certi. Qui non ci sono certezze, solo vaghe e verbali promesse che ci costringono a scendere in piazza per i diritti più ovvi. Una vergognosa strategia di sfiancamento dei cittadini.
Quando l’obiettivo sarà raggiunto però, L’Aquila sarà definitivamente sepolta. Ma non sarà stata colpa del terremoto.

La situazione
Dal primo luglio i cittadini, senza più casa, senza più lavoro, con le saracinesche chiuse, orfani di una città organizzata, pagheranno al fisco IRPEF, IRAP, addizionale IRPEF, TARSU, ICI, Bollo auto, canone RAI, ecc. Rate correnti a cui si aggiunge l’intera restituzione entro l’anno di quelle non versate nei primi sei mesi del 2010. Più quelle del 2009 suddivise in 60 mensilità, non 120 come è stato per Marche, Umbria e Molise. E saranno restituite al 100% dell’importo non al 40% come è stato per i nostri colleghi di sventura. A loro sono stati concessi 12 anni per rimettersi in sesto, prima di restituire le tasse non pagate. Dagli aquilani si pretendono subito.
Anche la Zona Franca è stata una mezza soluzione, con pochi fondi e rivolta più alle nuove iniziative imprenditoriali che a quelle esistenti e danneggiate.
Se riuscissimo a superare la cortina di conformismo mediatico che si è creato sul terremoto dei miracoli, il mondo saprebbe che a più di un anno dal sisma qui non è cambiato nulla. I nuovi alloggi prefabbricati hanno risolto appena il problema di un riparo per 15.000 persone. Altrettanti si sono arrangiati da soli o non hanno ancora risolto l’emergenza.
La città è sempre e solo un deserto di rovine, precluso a presenze umane, presidiato dall’esercito in tutti i suoi ingressi.
La cassa integrazione è arrivata a 800.000 ore.
Di 800 attività in centro, hanno riaperto meno di dieci e non hanno clienti. I cantieri non partono.
Molti del ceto medio se ne sono già andati. Molti altri lo stanno progettando.


06 Giugno 2010

Categoria : Politica
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