“Decreto: delusioni e perplessità, cambiamo”
L’Aquila – Intorno al decreto terremoto cresce il malessere e ci si organizza. Si stanno organizzando i cittadini in diversi comitati e si stanno organizzando le istituzioni. La Provincia ha già incontrato i comuni nella conferenza per la ricostruzione e subito dopo le attività produttive. Ovunque c’è delusione e perplessità. Non vanno affatto i tempi indicati per i finanziamenti (fino al 2033) che dilatano in un arco assurdo la ricostruzione della città. Un risultato di cui godranno a pieno generazioni che ancora devono nascere. Lo ha detto oggi la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane.
“Il centro storico è l’organo vitale del capoluogo, è intorno al centro che ruota la vita della città territorio, tutta. La ricostruzione del centro non può aspettare anni. Deve cominciare subito attraverso la messa in sicurezza immediata, per permettere l’accesso alle parti sane e gli interventi almeno in zone circoscritte, per ora.
Le cifre disponibili per il terremoto devono essere chiare e nette. Le fumisterie del Decreto ci preoccupano. Troppe risorse si concentrano sui moduli abitativi transitori che, temiamo, transitori lo saranno per anni se non per sempre, una volta che le attività e le abitudini si saranno organizzate su altri nuclei urbani. Sulla ricostruzione di case e attività invece le intenzioni sono vaghe, le risorse scarsissime e i tempi lunghissimi. Il tetto massimo di 150.000 euro come contributo per le abitazioni private è un’ingiustizia senza precedenti. Abbiamo diritto, come gli altri, al 100% del finanziamento della spesa necessaria. Escluso il superfluo, naturalmente, ma il totale del costo base è sacrosanto. E che siano ricostruite tutte le case, perché la città non è fatta solo di prime case e perché così è stato in passato, per altri terremoti.
Chi non riuscirà a ricostruire con gli scarsi fondi indicati oggi dal Decreto può scegliere di cedere a Fintecna l’immobile distrutto. Non sarà una scelta se i finanziamenti restano questi, ma una ineludibile necessità che consegnerà il centro storico, in particolare, ad una società immobiliare che ne farà quello che vuole, non certo quello che era prima.
Non ultimo motivo di perplessità è la governance. Tutto è accentrato in mano alla Protezione Civile che agisce “sentiti gli enti locali”. Non stiamo parlando di piccoli enti, ma di una Provincia che è grande mezza regione, di una città capoluogo che è anche città d’arte e di altri 37 antichi borghi. Il territorio non può essere affidato ciecamente a chi lo conosce per sentito dire. Gli enti locali e i cittadini vanno coinvolti in maniera attiva. “Sentiti gli enti locali” dovrà diventare sul decreto “d’ intesa con gli enti locali”, come è stato per gli altri centri colpiti. Altrimenti rischiamo di essere commissariati dalla protezione civile almeno per un decennio.
Non vorremmo che “il popolo della dignità e della compostezza” fosse tradito, dopo l’ottimismo sparso a piene mani, fra le macerie, dal presidente Berlusconi. Per questo abbiamo dato voce al malcontento generale in alcuni emendamenti che la Provincia ha depositato in Senato per la discussione di domani. Faccio appello ai parlamentari abruzzesi, e non solo, a sostenerli ed a sostenere questa gente forte”.
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