Terremoti: nel 97 e nel 99 i giornali danno l’annuncio degli eventi predicibili (e avvenuti)


L’Aquila – In coincidenza con le notizie sugli indagati eccellenti della Commissione Grandi Rischi (dovevano avvertire la popolazione del rischio, e non lo fecero, perciò potrebbero rispondere di omicidio colposo per i morti del sisma del 6 aprile 2009), riemergono inquietanti retroscena. Dal 1999 un giornale importante, Il Corriere della Sera, pubblicava a nove colonne l’annuncio dei terremoti prossimi venturi, in un servizio di Franco Foresta Martin. Un dettagliato servizio intitolato “Le quattro zone nelle quali si aspettano i terremoti”. Sono tre lungo l’Appennino, e la quarta nella Sicilia Orientale. Tra quelle appenniniche, c’è – manco a dirlo – l’Aquilano. Una mappa chiarisce il concetto. Oggi si resta basiti leggendolo, eppure è del 1999.
Ma non basta. A suo tempo, tre mesi orsono, rivelammo che Il Messaggero 13 anni fa, nel ’97, quindi prima del Corriere della Sera, aveva fatto più o meno lo stesso servizio, basato su dati differenti, preavvertendo che nei primi dieci anni del millennio (eravamo alla fine degli anni Novanta) vi sarebbe stato un terremoto di forte intensità.
Le predizioni del 1999 sono ricordate in un articolo scientifico che porta nomi illustri: quelli degli studiosi oggi appartenenti all’INGV, l’istituto di geofisica dal quale tutti attingiamo notizie sismiche: si tratta di Boschi, Amato, Chiarabba, Meletti, Pantosti, Selvaggi, Stucchi e Valensise. Il nome di Boschi è oggi nell’elenco dei destinatari degli avvisi di garanzia della Procura aquilana per il “mancato avviso” alla popolazione, da parte della Commissione Grandi Rischi riunita il 31 marzo 2009 a L’Aquila che già tremava per una serie infinita di scosse iniziate addirittura nel dicembre 2008.
L’articolo al quale facciamo riferimento è scientifico, ricco di dati e abbastanza lungo. Ne vanno sintetizzati i contenuti. Il terremoto a L’Aquila c’è sempre stato, la città è stata distrutta almeno tre volte, e la zona dell’Appennino Centrale tra Lazio e Molise, ma in particolare l’Aquilano, è tra le più sismiche e pericolose d’Italia e forse d’Europa. In anni recenti divenne Zona 1, cioè la più a rischio di tutte, con numerosi comuni circostanti, specie in Alta Valle Aterno. Studi recenti sulle cosiddette “lacune” sismiche dicono, in sintesi massima, che se per molto tempo in una certa zona non ci sono eventi sismici, mentre ce ne sono stati in passato, il terremoto arriverà. Anche presto, e anche forte. Specie quando altri sismi si sono avuti nelle zone vicine. Si è creato come un “vuoto” sismico, un accumulo di energia che deve, prima o poi, essere liberata. Cosa che avviene ed è sicuramente predicibile, in qualche misura anche prevedibile nel tempo. Tanto è vero che uno studio degli scienziati Amato e Selvaggi collocava un forte, prevedibile terremoto nell’Aquilano tra il 2000 e il 2030. E’ arrivato nel 2009, e speriamo che sia, almeno per un po’, sufficiente allo “sfogo” energetico.
E’ un altro elemento che si aggiunge, con la massima autorevolezza, ai tanti che raccogliamo sugli studi sismici, sulle conoscenze che possediamo in materia, fino a quando, un giorno forse non lontano, si potrà parlare di vera previsione dei terremoti.
La conclusione? Semplice. E’ una serie di domande. Cosa hanno fatto negli ultimi – diciamo – vent’anni sindaci, Regione Abruzzo, Università, protezione civile, istituzioni diverse e parlamentari, alla luce di queste verità (che sono cronaca e storia) per fronteggiare il rischio? Per tentare di mettere in sicurezza gli edifici a rischio? Per organizzare una vera protezione civile con strutture di raccolta e soccorso? Per costruire una cultura del terremoto e della sua prevenzione? Nulla di nulla, eravamo all’anno zero e ora paghiamo, piangendo 308 vittime. Bene l’inchiesta e bene gli avvisi di reato, ma le responsabilità di un passato incosciente e ignorante, dove andremo a perseguirle? Oltre ai giornali, esistevano studi, rapporti, dossier tutti finiti al macero o chiusi nei cassetti. E a Pettino, come altrove, debordava per chilometri un’edilizia d’oro che arricchiva alcuni ingabbiava sulla faglia più evidente di tutto l’Abruzzo migliaia di ingenui compratori della sognata casa nel quartiere-bene.
(Nella foto Il Messaggero del 1997 – Due anni dopo anche Il Corriere della Sera annuncia eventi ritenuti imminenti)


03 Giugno 2010

Categoria : Cronaca
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