Commissione Grandi Rischi, sette indagati: la città doveva essere messa in guardia


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) -IL MANCATO AVVISO – La Procura dell’Aquila ha notificato gli avvisi di conclusione dell’inchiesta, con ipotesi di omicidio colposo e reati collegati, ai componenti della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo 2009 si riunì a L’Aquila, ma non diffuse alcuna comunicazione di allarme. Lo ha confermato il capo della Procura, Rossini, senza precisare di quante persone si tratti.

I SETTE INDAGATI – L’organismo tecnico-scientifico fu convocato d’urgenza mentre L’Aquila tremava continuamente, anche a causa di scosse molto forti e sicuramente paurose. Gli indagati (7 e non 9) sono Franco Barberi (presidente vicario della commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di vulcanologia all’universita’ Roma Tre), Bernardo De Bernardinis (vie capo settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile), Enzo Boschi (presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e ordinario di fisica terrestre presso l’universita’ di Bologna), Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore della fondazione ‘Eucentre’), Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre presso l’universita’ di Genova) e Mauro Dolce (direttore dell’ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di tecnica delle costruzioni presso l’universita’ Federico II di Napoli).

LE DENUNCE – L’inchiesta prese le mosse da denunce di persone che avevano subito la situazione, e tra loro il prima linea l’avv.Antonio Valentini. Rossini ha dichiarato questa mattina di aver condotto le indagini e depositato gli atti, alla valutazione ora dei magistrati giudicanti. Il capo della Procura ha sottolineato che non è tanto il mancato allarme ad avere rilevanza penale (tutti si accorgevano del terremoto), quanto il mancato avviso alla popolazione circa una situazione che a chiunque appariva pericolosa e minacciosa. Anche alla luce di precedenti storici. Restando sicuro che i terremoti non si prevedono, resta altrettanto sicuro che neppure si possono escludere. Chi invitava alla calma e propendeva per l’invito alla sicurezza agiva incoerentemente con le stesse posizioni scientifiche sulla imprevedibilità dei terremoti.

MORTI E TERRORE – Poi venne il 6 aprile, la città fu distrutta, vi furono 308 morti e migliaia di feriti, e poi altri decessi come conseguenza nel tempo. Irreparabile il danno fisico, ma forse di più quello economico, sociale e psicologico.
Oggi, ad inchiesta avanzata, tornano in mente tutte le domande che non ebbero risposta. Dopo molti mesi di scosse (le prime del dicembre 2008) diventate molto forti, sussultorie, cupe e accompagnate da sordi boati, il sindaco Cialente il 2 aprile chiese interventi di emergenza.La paura serpeggiava intensa, la popolazione era sfinita e preoccupata, perchè L’Aquila è in zona storicamente sismica: l’ultima volta fu distrutta nel 1703 in analoghe circostanze. Nessuno tuttavia si preoccupò di avvertire la popolazione che c’era un rischio.

“IL TERROMOTO E’ IMPREVEDIBILE” – La musica era sempre: i terremoti sono imprevedibili. Anche se non tutti, neppure tra gli scienziati, specie i geologi, sono di questo parere: prevedibili no, ma predicibili sì. Il tecnicon no Giampaolo Giuliani richiava all’attenzione sulle esalazioni di gas radon, che poteva essere sintomi di un turbamento ipogeo: precursori sismici.

SOLO 15 VIGILI IN SERVIZIO – Ma l’imprevidenza (o peggio) assunse dimensioni enormi e per molti anche criminali in una situazione che nessuno ha spiegato, eppure merita la massima attenzione: la notte del 6 aprile a L’Aquila erano in servizio solo 15 vigili del fuoco per il centro città e 63 frazioni, più migliaia di non residenti: in tutto oltre 100.000 abitanti. Con centinaia di edifici a rischio sismico dichiarato e documentato da anni. Senza che accadesse nulla, mai: carte insabbiate.

STORIA IGNORATA – Agli atti anche lo studio degli ingegneri sismici Giuseppe Guandori e Elisa Guagenti sulla probabilità di prevedere una forte scossa in un determinato territorio. E all’Aquila una forte scossa era assai predicibile, probabile, come dice la storia. Che forse nessuno ha mai letto davvero. Ora l’ipotesi accusatoria parla di omicidio colposo, chiaro e tondo.
(Nella foto esclusiva Col, la Commissione grandi rischi riunita il 31 marzo 2009 a L’Aquila, il monumento alle vittime in piazza Duomo (voluto dai Vigili del fuoco) e il palazzo della Prefettura, come appare ancora oggi)


03 Giugno 2010

Categoria : Cronaca
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