L’opinione – Zone rosse, perchè non comincia la progettazione?


(di Giampaolo Ceci) – Sono un ingegnere della vecchia generazione lo ammetto. Per quelli come me se una casa è dissestata, per prima cosa bisogna rilevare il comportamento della sua struttura portante, quindi procedere al suo puntellamento ragionato per evitare che i danni si aggravino.
Quando il quadro è sufficientemente chiaro e la struttura in sicurezza bisogna studiare il modo migliore per ripristinare le strutture “rotte” affinché possano esistere nuovamente ai carichi originari e se possibile anche ad un nuovo sisma.
In pratica bisogna riprogettare l’edificio, magari con qualche modifica distributiva interna per renderla più confortevole e qualche altra per renderla più funzionale ed efficiente.
Una volta noto il progetto è possibile calcolare il costo degli interventi di ripristino e vedere se sono compatibili con le risorse economiche a disposizione dei proprietari, poi bisogna trovare il canale migliore per finanziare l’intervento se i proprietari non dispongono della somma liquida.
Un percorso logico semplice che non ho inventato io.
Nel sisma abruzzese i giovani tecnici mi dicono che questa procedura non va bene.
Secondo loro invece prima si puntella senza conoscere l’esatto comportamento della struttura portante dell’edificio, poi si ferma tutto e si attende di conoscere le procedure per ottenere i rimborsi e quindi si redige il rilievo e il progetto di ripristino con la relativa stima dei costi.
Quindi, per i giovani tecnici è meglio attendere lasciando che l’edifico resti esposto alle intemperie e alle scosse di assestamento fino a quando non si saprà quali siano le procedure di rimborso dei danni.
Ho provato fare capire ai giovani che il precorso che proponevano non era logico perché qualche proprietario potrebbe anche preferire agire subito avendo le disponibilità per farlo e quindi chiedere poi il contributo pubblico quando fossero note le procedure.
Nulla, non riesco a farmi capire o forse hanno davvero ragione loro, dopotutto hanno la mente fresca.
Questo in sintesi sta avvenendo nel centro storico della città aquilana.
Tutti i proprietari stanno attendendo le linee guida come se queste indicheranno magicamente i danni subiti dagli edifici lesionati e i preventivi di spesa.
Non riesco a convincere nessuno che le linee guida stabiliranno solo le modalità organizzative e il quantum.
Non c’è alcun motivo per non iniziare subito a fare i rilevi e le progettazioni che se non altro consentirebbero di conoscere il reale livello del danno della struttura portante e la prima stima sommaria dei danni.
In attesa delle linee guida quindi nessuno procede a fare quello che comunque prima o poi dovrà essere fatto.
Tra l’altro queste operazioni tecniche preliminari non comportano l’obbligo di costituire un consorzio, non richiedono neppure di conoscere le modalità di istituire i consorzi che potranno essere costituiti a prescindere.
Allora perché si attende? Perché i tecnici non iniziano a fare i rilevi e le progettazioni nelle zone rosse in modo da essere pronti non appena le linee guida saranno varate? Non si sa.
Per quanto mi riguarda per non superare la soglia dell’insopportabile saccenza, come diceva Ferrini non mi resta che affermare: “non capisco, ma mi adeguo”.


31 Maggio 2010

Categoria : Cronaca
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