“Zona franca? Non ne parlano più…”


L’Aquila – Come stanno andando le cose per la zona franca? Perchè non se ne parla più, da parte della parte politica che dice di averla voluta, con lo stesso entusiasmo dei primi giorni? Secondo il PdCI il motivo c’è. Scrive il segretario provinciale del Partito dei comunisti italiani, Angelo Ludovici: “Nel comunicato del 14 maggio sulla zona franca criticavo l’eccessivo entusiasmo dei dirigenti della destra e, per errore, nel fare riferimento alla normativa approvata con l’art. 9, comma 4, del D.L. 30 dicembre 2009 n.194 (in G.U. n. 302 del 30.12.2009) denunciavo che essa era peggiorativa rispetto alla precedente che istituiva le Zone Franche Urbane (art.1 , comma 340, della Legge n. 296 del 27.12.2006). Avendo notato l’errore volevo fare una giusta precisazione ma, in coscienza, non l’ho fatta, perchè, in fondo, ho
sempre pensato e penso che il Ministro del Tesoro Tremonti è uno che non molla l’osso. Infatti, è da segnalare come si sia spento l’entusiasmo della destra locale con la rivendicazione della primogenitura e non ne parlino più. Infatti, questo silenzio non sorprende in quanto con la manovra correttiva approvata dal Consiglio dei Ministri si ritorna sull’argomento e le zone franche vengono trasformate in “Zone a Burocrazia Zero”. Come abbiamo verificato in questi due
anni, in cui si è negata la crisi economica e finanziaria che avanzava e che ognuno tocca con mano, la creatività è una costante dei nostri ministri. In fase di crisi di un sistema economico degli ultimi trent’anni, i cui danni ci
prepariamo a pagare amaramente, non poteva mancare il tocco del genio. Con questo cambio di denominazione, “Zone a burocrazia Zero” in pratica, i provvedimenti conclusivi dei provvedimenti burocratici per le aziende che inizieranno l’attività dopo l’entrata in vigore del decreto legge, saranno adottati esclusivamente dal Prefetto o dal Commissario di Governo tramite la convocazione, eventualmente, delle Conferenze di servizio.
Il procedimento si concluderà, salvo provvedimenti di natura diversa, entro trenta giorni dell’avvio dello stesso (silenzio assenso). Altro che federalismo, lo Stato, tramite le Prefetture, ritorna a gestire le politiche di sviluppo locale.
Inoltre, le “Zone a Burocrazia Zero” possono coincidere con le Zone Franche Urbane già individuate dal CIPE in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, ai sensi della L. n. 296/2006, come modificata dalla L. n.244/2007 e dalla L. n. 77/2009 (L’Aquila). In ogni caso, e qui torniamo alla proposta di Legge Finanziaria sopra richiamata, le risorse previste per le Zone Franche ai sensi dell’art.1, comma 340, della L. n 296/2006 (in questo caso L’Aquila non era prevista), “sono utilizzate dal Sindaco territorialmente competente per la concessione ed erogazione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate”. Tale contributo sostituisce le esenzioni fiscali e contributive. Risultato dell’operazione: le zone franche sono soppresse e le risorse dirottate. Se questa normativa verrà approvata, ci ritroveremo che le Regioni di cui sopra si ritroveranno la “Zona a Burocrazia Zero” mentre nel Lazio, in Toscana e Liguria avremo le Zone Franche. Con questo giochetto, il danno peggiore lo pagheranno le imprese già esistenti in quanto solo nelle Zone Franche Urbane è prevista l’esenzione fiscale e contributiva sia pure nel limite de minimis. Aspetto una smentita e, questa volta, sono disposto a fare un’adeguata rettifica”.


30 Maggio 2010

Categoria : Politica
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