Acqua, le peggiori pratiche clientelari
Pescara – (di Carlo Costantini, capogruppo regionale IdV) – La gestione dell’acqua da parte delle società in house (quelle partecipate al 100% da enti pubblici) si e’ rivelata nella maggior parte dei casi nella nostra regione, non lo strumento che nelle intenzioni avrebbe dovuto migliorare la qualità dei servizi e la quantità degli investimenti, bensì lo strumento per consentire il disbrigo – al di fuori del controllo democratico assicurato nelle sedi istituzionali – delle peggiori pratiche di clientelismo ed in alcuni casi di vero e proprio affarismo, da parte di decine di amministratori locali.
Gli aumenti imposti alcuni anni fa ai cittadini utenti che passavano dalle gestioni dirette dei Comuni alle gestioni di società in house, sulla carta avrebbero dovuto sprigionare uno straordinario piano di investimenti, ma nella sostanza hanno unicamente alimentato sprechi e disfunzioni, se non addirittura imbrogli. C’è chi come me e l’IdV queste cose le ripete inascoltato da anni, ma questo ormai appartiene passato.
Ora, dopo aver dilapidato negli anni un patrimonio di centinaia di milioni di euro, i soldi non bastano più e le stesse gestioni che hanno prodotto i disastri si accingono a perpetrare ai danni dei più deboli – di quelli ai quali ancora una volta si chiedono sacrifici per la crisi- un nuovo scempio, imponendo aumenti pesantissimi delle tariffe, con la giustificazione che che non esistono alternative.
Questo non e’ affatto vero.
Esiste una alternativa, che risponde alla affermazione concreta di un principio quasi sconosciuto nel nostro paese, quello in base al quale che chi sbaglia deve pagare.
A sbagliare sono stati gli amministratori di queste società , ma come loro e più di loro i sindaci e gli amministratori locali che hanno colpevolmente omesso di esercitare la funzione di controllo che la legge, direttamente ed inequivocabilmente, pone come condizione imprescindibile perché questo tipo di società possa costituirsi e possa gestire denaro pubblico.
Dunque, intervenga subito la Corte dei Conti, domani e non tra anni, per individuare (e non sarà affatto difficile) le responsabilità individuali di chi ha agito e di chi non ha controllato e per recuperare direttamente da loro (e non dai cittadini inermi, ancora una volta) i soldi che mancano.
Arriverebbero quelli e ne arriverebbero anche altri.
Gli intrecci, gli equilibri difficili tra i partiti e le loro stesse correnti, le maggioranze barcollanti e, più in generale, tutto il sistema di interessi che ha asservito la politica nei nostri tempi, non consentono di fidarsi per un solo giorno in più della possibilità che il sistema riesca questa volta a trovare al suo interno gli anticorpi.
Gli aumenti, messi nelle mani dello stesso sistema, potranno generare non anticorpi, ma solo altre operazioni piratesche che tra qualche tempo ci porranno di fronte all’ennesima necessita’ di aumentare le tariffe.
Fortunatamente il nostro sistema costituzionale prevede rimedi esterni, quale ad esempio l’azione e l’intervento diretto della Corte dei Conti, che ormai non può più fare a meno di intervenire e non può più ritardare il suo intervento, neppure di un solo giorno.
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