Pescara, una ragazza di 3.000 anni


Pescara – (di Gianfranco Colacito) – Che fosse l’antica Ostia Aterni più o meno lo sapevano tutti. Che fosse una… ragazza fiorente e prosperosa (dannunziana, ci mancherebbe altro) di 3.000 anni ce lo ha ricordato (insegnato?) il bel libro di Licio Di Biase “La grande storia” su Pescara e Castellammare, che parte dal Colle del Telegrafo e arriva ai giorni nostri. Pescara, una delle città più antiche della costa adriatica. A vederla così solare, ariosa, esteriormente moderna e colorata, non le daresti un passato, e invece ce l’ha ed è consistente. La storia, specie se è quella ricostruira e raccontata da una penna brava e scorrevole, è affascinante e piena di richiami al presente. E così oggi è giusto assegnare alla piccola metropoli dell’Adriatico abruzzese lo scettro di città vetusta, dal passato che gronda millenni. Il libro di Di Biase ci insegna, oltre alla storia, che l’immenso patrimonio archeologico abruzzese è, ancora una volta nel caso di Pescara, una ricchezza gettata via, un tesoro che non sappiamo sfruttare a nostro beneficio.
Pensate. Pescara nasce almeno 1000 anni prima di Cristo sul Colle del Telegrafo, a nord del fiume, laddove – molti secoli dopo – una torre darà il nome di Castellammare come toponimo della parte nord dell’odierna città. Un sito dell’età tra il bronzo e il ferro, di cui sono state trovate indubbie testimonianze. E’ senza ombra di dubbio la radice dell’area abitata, divenuta in epoca romana Vicus Aterni, Ostia Aterni e Piscaria. Tra il Colle e Piscaria, tuttavia, corrono secoli. Quando le prime genti (forse però ce n’erano anche mille o duemila anni prima) abitavano il riva al fiume, Roma non c’era e dovevano ancora trascorrere secoli prima che un villaggio di capanne sulla sponda del Tevere generasse la cosiddetta “città eterna”. Questa storia remotissima, che appartiene del resto ad altri centri abruzzesi, sia sulla costa che nell’interno (basta pensare ai cento siti archeologici italici venuti alla luce nei dintorni dell’Aquila negli ultimi anni), fa dell’Abruzzo una terra rispettabile e antichissima, sede di insediamenti civili e progrediti, da millenni prima di Cristo.
Oggi riscopriamo una Pescara millenaria, stracarica di storia e di eventi, forse ricchissima di testimonianze sepolte. Una consapevolezza confermata, più che una scoperta, che ci incanutisce e ci rende matusalemme della civiltà italica. Una ricchezza culturale enorme, che finora non abbiamo neppure saputo raccontare ai turisti. Figuriamoci sfruttare a nostro vantaggio. (Nelle foto Licio Di Biase e un trabocco a Pescara)


26 Maggio 2010

Categoria : Cultura
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