L’opinione – Domande sulla manovra


(di Carlo Di Stanislao) – Taglio dal 5 al 10% per gli stipendi dei manager pubblici, riduzione del 10% delle retribuzioni di politici e parlamentari, congelamento degli aumenti degli statali, cura dimagrante per gli enti inutili e previdenziali, sanatoria per le case-fantasma e per gli ampliamenti degli immobili, stretta sulle pensioni di vecchiaia e anzianità. E ancora, tracciabilità dei pagamenti, protezione civile sotto controllo, taglio del 50% alle spese per consulenze, convegni e pubblicità, stretta del 10% alle spese dei ministeri e dimezzamento di quelle sostenute dalle amministrazioni pubbliche per il personale assunto con contratti a termine e collaborazioni a progetto, e controlli straordinari su falsi invalidi. Sono queste le principali misure della manovra economica che il Governo sta approvando annunciata poco prima come “diversa da tutte le altre” e nel “segno di una discontinuità interna che tutti dobbiamo comprendere”, dal Ministro Giulio Tremonti. In primo luogo, scrive sulla rete Rainews24, ci sarà il congelamento dei contratti pubblici: il cedolino degli stipendi dei lavoratori del pubblico impiego resterà quello di prima, senza neanche un’ero in più. Inoltre una riduzione non “lineare” ma “percentuale” per tutti i ministeri, che decideranno autonomamente come e in che settori ridurre le spese. Particolare attenzione è stata richiamata dal ministro per i conti pubblici, altrimenti l’Europa potrebbe ridurre e azzerare i contributi, sicché le Regioni debbono comprendere i rischi che potrebbero derivare all’aggiornamento del Patto di Stabilità, rischi che potrebbero impattare proprio sulle regioni che dei contributi europei sono spesso beneficiari. Il ministro ha concluso che si sta andando verso un processo di ridefinizione del calcolo dei contributi europei, che possono essere ridotti a chi sarà in deficit eccessivo. In pratica il Paese che è in deficit eccessivo non riceverà i contributi e poiché “siamo il terzo Paese a ricevere questi interventi” dovremo essere molto attenti. Già si registrano reazioni. Ad esempio la Cgil non apprezza le scelte, con Epifani che non è intervenuto nelle tratative poco soddisfatti sono anche Raffaele Bonanni, della Cisl, e Luigi Angeletti, della Uil, che, invece, sono intervenuti nelle trattative. I finiani dichiarano di voler attendere il contenuto esatto del provvedimento messo a punto da Tremonti per poterlo giudicare. Carmelo Briguglio, vicepresidente del Pdl e uomo molto vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini esprime la necessità che il Governo illustri “la manovra economica ai parlamentari i quali, in nome e per conto del governo, dovranno a loro volta metterci la faccia e spiegarla a famiglie e imprese”. Per Catiuscia Marini, governatore appena eletto dell’Umbria, “questa manovra cela una inefficace politica economica del governo italiano che tenta ora di scaricare i costi di una inefficiente gestione dell’economia nazionale soprattutto sulle Regioni”. Sarcastico il commento di Enrico Rossi, governatore della Toscana: “Non avevano detto che era tutto risolto? Evidentemente non era così. Chi era pessimista era soltanto realista, chi era ottimista, invece, prendeva in giro gli italiani”. Secondo Pierluigi Bersani, segretario del Pd, “la favola è finita, ci hanno raccontato che i conti erano in equilibrio, che era tutto a posto, invece non è vero niente. E la Grecia non c’entra nulla; è un problema nostro e non vedo riforme, non vedo niente”. Anche molti rappresentanti di associazioni imprenditoriali e di categoria si mostrano molto critici sul contenuto del provvedimento. Secondo Giuseppe Politi, segretario della Cia (“Confederazione italiana agricoltori”) “la manovra contiene solo di tagli pesanti e indiscriminati, di nuove imposte e assolutamente priva di una strategia di rilancio dell’economia e del sistema imprenditoriale” Fino ad ora, gli unici a difendere il provvedimento sono gli esponenti della maggioranza. Ieri Gianni Letta, che ci ha messo la faccia al posto di Berlusconi, aveva detto, entrando ed uscendo sottobraccio con Tremonti, che il rischio che l’Italia possa fare la fine della Grecia è reale, ragion per cui meglio affrontare l’emergenza per prevenzione piuttosto che riparare a guaio avvenuto. Naturalmente a lui ed agli altri del governo andrebbe fatta una domanda: se l’Italia di oggi è esposta a rischio fallimento, allora una manovra di 24 miliardi davvero può bastare? Torniamo alla cronica di oggi. Berlusconi, rientrato nella Capitale questa mattina, ha trascorso la giornata nella residenza di palazzo Grazioli dove ha ricevuto il ministro della Giustizia Angelino Alfano e Niccolò Ghedini, deputato del Pdl e suo avvocato. In giornata il ministro dell’Economia Giulio Tremonti l’ha illustrata alle autonomie locali, spiegando che il forte contrasto all’evasione fiscale sarà uno dei perni del provvedimento e che bisognerà che “il gettito effettivo sia verificato nei prossimi anni”. L’entità è confermata: prevista una correzione di 12 miliardi per il primo anno e ulteriori dodici per il secondo, quindi per complessivi 24 mld., sottolineato che “ciascuno deve fare la sua parte”. Ma a noi (e ai più) viene il dubbio che la più parte sarà, al solito, a carico dell’italiano medio, già in forte recessione e in stringente difficoltà. Siamo convinti che la situazione attuale si è stratificata nel tempo e si deve tanto a governi di destra che di sinistra e siamo anche con Letta quando dice “Ci saranno sacrifici molto pesanti, molto duri – che siamo costretti a prendere, spero in maniera provvisoria, con una temporaneità anche già definita, per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia”. Tuttavia ci auguriamo siano ascoltate le parole di Napoletano, che ieri aveva detto di augurarsi siano applicati criteri di equità e si era appellato alla “responsabilità di tutti, per il bene del Paese”.
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25 Maggio 2010

Categoria : Dai Lettori
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