Onna, niente da sequestrare, tutto ko: aleggiano silenzio, dolore e distruzioni crudeli


foto4L’Aquila – Onna, ex paesino di 300 abitanti, vittime 40, distrutto tutto senza eccezioni: nomi possibili per le vie di un improbabile domani di rinascita: via del Dolore, via del Pianto, via dei Bambini morti, via dei Giovani scomparsi. Niente e nessuno avrebbero potuto immaginare, meno di un mese fa, che una serena frazione aquilana immersa nella campagna verde, in fioritura, sarebbe divenuta il simbolo di una devastazione incredibile. Di una distruzione crudele, senza spiragli, senza pietà per uomini, bestie e cose. Per la vita e per l’umile routine di brava gente che non ha futuro, ma neppure più passato. C’è solo il presente, che è capace di ammutolire qualsiasi visitatore.
Oggi a Onna poliziotti, vigili del fuoco, tecnici, periti della Procura, che ha disposto un sopralluogo. Praticamente inutile, ma anche inevitabile. Bisognerebbe rilevare, misurare, raccogliere elementi di valutazione, frammenti, tentativi di prove. Ardua impresa: a Onna è tutto distrutto. Macerie a cumuli alti metri, spezzoni strazianti di una vita sparita, che c’era appena un mese fa. Ricordi i morti, famiglie stroncate come i muri e i pilastri delle abitazioni, che mostrano letti, mobili, cucine, televisori, frigoriferi e le solite, “sciurrate” bambole che spuntano da ogni luogo di distruzione. Bambole dagli occhi fissi, vitrei, puntati verso l’alto. Bambole sporche, sofferenti anche loro, strappate da culle, scaffali, mobili di camere infantili. A Onna, forse, giudici, tecnici, poliziotti preleveranno sensazioni, impressioni, pacchetti di dolore ormai senza più espressione. Onna è morta, tutta: in piedi solo la scuola. Dicono che la fenditura orrenda di una faglia tumultuosa passi proprio sotto la scuola, dirigendosi verso l’altra comunità martirizzata, Paganica. La scuola ha retto. Perchè solo la scuola? L’inchiesta dovrebbe dircelo. Ma passerà tempo. Intanto, la sofferenza grava come una mala foschia sui visi di chi non ce l’ha fatta a morire fisicamente, ma è spento dentro, ha l’anima lesionata e pericolante, e ricordi come ustioni inguaribili, che dureranno per sempre. Nessun restauro è possibile per un’anima frantumata.
Nemmeno un mago della tecnologia potrebbe, nemmeno mille anni di tempo da accumulare uno sull’altro, mummificati dentro immaginarie piramidi, nella polvere e nel vento torrido della desolazione. (G.Col.)


04 Maggio 2009

Categoria : Cronaca
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