Umanesimo in medicina: esempi aquilani, Giovanni Consalvi e Umberto Giammaria
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Ricordo che nel 2008 Antonio Socci, commentando su “Polis. Laboratori Politico-Sociali”, un saggio uscito sul quotidiano della Cei, intotolato “Avveni re”, scritto dal filosofo cattolico Dario Antiseri all’indirizzo di un libro di Vattimo (contro Hegel ed in favore di Kierkegaard), si chiedeva “se Keirkeegard tornasse, darebbe della canaglia Vattimo?; in un gioco ironico di rimandi in favore di chi esprime il suo libero pensiero. E noi ci chiediamo, ora, nel presentare questa eterodossa giornata di “umanesimo” al servizio di una medicina sempre più distratta dall’uomo e sempre più tecnocratica, cosa direbbero dei due protagonisti i grandi medici del passato, quelli di solida formazione classica, quelli che sapevano di filosofia e poesia e ne affondavano i principi entro una eccellente pratica professionale. Dunque, il 24 giugno, il nostro Ordine Provinciale dei Medici e degli Odontoiatri, si ricorda l’antica vocazione dell’arte del curare ed invita due membri curiosi ed originalissimi, ad animare un incontro, aperto a tutti, in cui discutere di Neuroscenze Cognitive e di Arte come benessere e Salute. In primo luogo (con inizio alle 15), il dott. Giovanni Consalvi, nativo di Pedicciano di Fagnano Alto, chirurgo, filosofo e neuroscienziato, presenterà la sua ultima fatica, pubblicata, non senza difficoltà, da qualche mese, con il titolo “Manuale di Neuroscenza Cognitiva”, con in copertina l’arguto fotomontaggio allegorico di un arcobaleno sopra il Guerriero di Capestrano, “sentinella” del Mondo e della Tenda-Chiesa di Onna azzerata. Edito da Iaprade, di non facilissima lettura, il libro porta avanti tesi straordinarie ed intricanti, che ricollegano lo sviluppo del cognitivismo scientifico umano, a Vico, Kant, Freud e Lorenz, in un continuum davvero di sottile intelligenza. Sarà L’autore stesso ad indicarcene percorsi e letture, oltre, naturalmente a spiegare come e perché ed in che modo, da anni, persegue indefessamente questa ricerca, su una disciplina nata negli anni ’80, ad opera di alcuni studiosi dell’Università di Harvard, che diedero inizio alla pubblicazione del Journal of Cognitive Neuroscience, stampato dalla MIT Press e si legarono sempre più all’’ingegneria informatica, capace di produrre macchine sempre più efficienti, di dimensioni ridotte e a prezzi accessibili, ma incapaci di comprendere appieno le sfumature del pensiero umano. Dopo questa presentazione, che sarà tutt’altro che imparruccato o noisa, date le capacità affabulatorie dell’Autore, la parola passerà ad un altro medico-sognatore: Umberto Gianmaria, già primario di Nefrologia e Direttore Sanitario della nostra ASL, da pochissimo in pensione. Arte come terapia significa catarsi nel senso dato a questa parola dal teatro greco. Ogni passione – contiene in sé per intero uno sviluppo drammatico, sintetizzabile nella forma di una “tragedia”: perché l’intensità della passione nasconde una dimensione “asociale”, antagonistica nei confronti di questo o quell’aspetto della vita di relazione. Catarsi significa allora consentire che, dietro la finzione artistica, l’elemento “negativo” della passione si metta in scena, manifestandosi compiutamente. In tal modo, esso giunge a “dichiararsi”, mostrando due cose di fondamentale importanza. La prima: che un sentimento espresso in forma estetica si rivela sempre come universale; viverlo esteticamente significa che non si è più soli. La seconda: che le emozioni “negative” che compongono quel sentimento, essendo universali, riflettono di un aspetto della natura umana, dunque devono contenere potenzialità «positive», civiche, nascoste al loro interno. E dopo un primo, entusiasmante progetto, quattro anni, nell’Ospedale di Collemaggio, raccogliendo varie professonalità (neuropsichiatri infantili, artisti, ecc.) e diverse istruzioni cittadine, Giammaria presenta un nuovo progetto, in cui l’arteterapia include l’insieme delle tecniche e delle metodologie che utilizzano le attività artistiche visuali (e con un significato più ampio, anche musica, danza, teatro, marionette, costruzione e narrazione di storie e racconti) come mezzi terapeutici, finalizzati al recupero ed alla crescita della persona nella sfera emotiva, affettiva e relazionale ed insieme si fa promotrice e viatico per un recupero di spazi cittadini abbandonati o sotto-utilizzati. Lo scopo del progetto è quello, con ampia fruizione a partire dalle scuole, di attivare diverse modalità di comunicazione che aumentano l’autostima e la possibilità di percepirsi, da parte di chi ne usufruisce, come individuo capace di fare e di esprimere, in un contesto di relazione con il gruppo in cui è inserito. Due modi nuovi di vedere la medicina ed insieme modi antichi che la svincoli da un opprimenti e freddo tecnicismo. Oltre ai medici l’incontro è aperto ai cittadini che potranno così misurare la natura di un comportamento sanitario interessato al sapere e alla sua più rigoroso ed estesa applicazione. L’incontro, promosso dal Consiglio dell’Ordine, sarà introdotto dal Presidente Prof. Maurizio Ortu.
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