Suspicione processi crolli sismici – Cosa c’entrano pallottola e incendio?
L’Aquila – Alcuni legali hanno chiesto la rimessione dei processi per i crolli sismici (e le vittime conseguenti) per il convitto nazionale e per la casa dello studente. Ogni idea e ogni posizione, specialmente quando è riferibile ad una tattica difensiva, sono rispettabili e la Corte di cassazione deciderà anche quanto siano ammissibili. Tutti hanno diritto alla difesa, ci mancherebbe altro, specie quando siamo alle indagini e alla fase istruttoria, in presenza di avvisi di garanzia che non sono certo sentenze di colpevolezza. Quindi il ragionamento che intendiamo proporre è ispirato dalla massima pacatezza. Oggi, tuttavia, in tv uno dei difensori degli indagati ha detto in sintesi che a L’Aquila non ci sarebbe un clima distaccato, tale da consentire lo svolgimento sereno dei processi, per tre motivi: al sindaco sono state inviate delle pallottole, il portone del palazzo del comune è stato incendiato e in Procura c’è stato un tentativo di manomettere o far sparire delle carte processuali.
L’avvocato in questione ha dimenticato che l’invio minaccioso di una pallottola di carabina al sindaco Cialente (nella sua casa presso via Strinella) e l’incendio del portone del comune sono episodi risalenti a prima del sisma del 6 aprile 2009. Come possono essere riferibili ad un presunto clima di scarsa serenità che, se esiste, esiste oggi, e non può essere ricordato come elemento connesso con il sisma. E quindi con i crolli. La dichiarazione del legale va presa in considerazione, perchè difficilmente collegabile con quanto è accaduto dal 6 aprile 2009 ad oggi. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i legali di parte civile e la stessa Procura. L’argomento sarà valutato dalla Cassazione nel suo giusto valore, e cioè, secondo molti, ininfluente perchè chiaramente forzato? (Nella foto Col il tgribunale dell’Aquila, oggi a Bazzano)
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