Alpini: “Ci mancano le nostre montagne”


Afghanistan- (dal Ten. Giuseppe Genovesi) – “Ci vuole un pizzico di fantasia e buona dose d’immaginazione per rivedere le belle montagne d’Abruzzo tra le brulle valli e le maestose cime dell’Afghanistan, ma soprattutto è il frutto di un grande spirito alpino e di una forte passione per la montagna.
Gli alpini del 9° reggimento, quando non impegnati in missioni all’estero come quella di questi mesi in Afghanistan, svolgono durante l’anno le cosiddette attività escursionistiche di specialità: ascensioni, arrampicate su parete naturale, movimenti tattici in zone d’alta montagna nel meraviglioso e incontaminato scenario del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
-Siamo orgogliosi di questa missione. Sappiamo che stiamo facendo il bene della popolazione afghana. Ma ci mancano le belle montagne d’Abruzzo!- Chi parla è il maresciallo Armando Bisegna, di Capistrello, comandante del plotone alpieri del 9° reggimento alpini, un’unità con compiti esploranti con alto livello di preparazione nelle discipline di montagna, attualmente impegnato come responsabile della scorta personale del comandante della Task Force South a Farah. -Forse per sentire un pò l’aria di casa, a testimonianza della nostra passione per la montagna, abbiamo rivisto, nelle cime che ci circondano, le vette a noi tanto care e familiari-.
-E’ così, come per gioco-, prosegue Bisegna, -che il Kuh-e Baghak (1217 m.), il Kuh-e Naser (1605 m.) e il Kuh-e Khan (1215 m.) sono diventati rispettivamente il Corno Grande, il monte Camicia, il monte Prena-.
-C’è più di un elemento che accomuna le nostre arrampicate sulle pareti di roccia al lavoro che si svolge ogni giorno qui in Afghanistan: la fatica, il sudore e quella strana sensazione di disagio e apprensione. Le stesse sensazioni che si avvertono in parete e si provano quando usciamo dalla nostra base avanzata di Farah per recarci in pattuglia-, dice il caporal maggiore scelto Marco Stortini, altro esperto alpiere del 9° reggimento, che prosegue: -qui, però, la corda è costituita dall’affiatamento del team e l’addestramento rappresenta i chiodi che ci tengono saldamente ancorati alla parete-.
E’ vero, ci vuole un pizzico di fantasia, ma oggi, dopo aver ritrovato le loro montagne, gli alpieri del 9° reggimento, consapevoli dei rischi del mestiere, continueranno a svolgere il loro dovere con la “tosta” determinazione, come si dice in Abruzzo, che caratterizza ogni alpinista.”


13 Maggio 2010

Categoria : Cronaca
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