Di Stefano a Zaia:”Patria,con la P maiuscola”
Chieti – Il sen. Fabrizio Di Stefano del PdL ha scritto al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Caro governatore, ho letto la tua intervista “sull’inutilità dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia” a la Repubblica e devo dirti che alcune tue affermazioni mi hanno lasciato perplesso. Sgombro il campo da ogni possibile malinteso e premetto tutto il mio apprezzamento per la tua capacità amministrativa e politica, che ritengo una risorsa preziosa per l’intero centrodestra. Tuttavia sono saltato sulla sedia quando ti ho letto liquidare le motivazioni ideali dei soldati della prima guerra mondiale come si trattasse di una questione di mera sopravvivenza: “Non sapevano bene per cosa si battevano e se non si gettavano contro il nemico erano quelli delle file dietro a sparargli, perché questi erano gli ordini”. Ebbene, senza voler pretenziosamente citare opere storiche che potrebbero smentire questa teoria, voglio renderti partecipe della testimonianza – preziosa per la mia formazione culturale – di mio nonno, uno dei “ragazzi del ’99” che visse da patriota quegli ultimi giorni di conflitto nel 1918. Da abruzzese, peraltro, terra di Gabriele D’Annunzio, non posso non sottolineare come l’impresa di Fiume rappresenti una vera azione di popolo, nata esclusivamente dal desiderio di tanti giovani volontari di dare vita a una Patria con la P maiuscola e non certo dietro la minaccia di ritorsioni.
Intendiamoci: non voglio sostenere che mio nonno fosse scevro dalla paura, perché solo chi è consapevole fino in fondo del pericolo che corre può definirsi coraggioso. Ciononostante, non mancò mai di raccontarci con quale entusiasmo visse quella difficile ma esaltante “avventura”, orgoglioso di aver partecipato a scrivere un’importante pagina della nostra storia nazionale. Che poi la disciplina militare debba essere ferrea, come giustamente osservi, è indiscutibile. Ma questa circostanza vale per ogni conflitto, non solo per quelli del passato.
Concordo con te, però, sulla considerazione che l’Unità d’Italia è stata realizzata con passaggi – tu citi la strage di Bronte e io aggiungerei il fenomeno del brigantaggio e le sue cause – su cui sarebbe bene fare analisi più approfondite. Così come una riflessione sulle ricadute che l’Unità ha avuto sulle diverse aree geografiche del nostro Paese, risulterebbe preziosa per costruire l’Italia del domani. Se guardo alla mia regione, peraltro, non sono mancati gli aspetti negativi. Su questo ti confesso che mi piacerebbe aprire un confronto sereno e costruttivo con te: per considerare, per quanto possibile con obiettività, lo stato dell’arte e pensare – perché no – quali percorsi intraprendere per realizzare quelle autonomie che, ne sono convinto quanto te, possano contribuire a realizzare nei fatti e al di là delle celebrazioni (che tuttavia continuo a considerare utili perché ravvivano l’indispensabile amor di Patria e l’appartenenza a un destino comune) quella Unità che può davvero rappresentare il valore aggiunto della nostra Italia”.
(Nella foto il sen. Fabrizio Di Stefano)
Non c'è ancora nessun commento.