Indagine sull’industria abruzzese
L’Aquila – La Confindustria ci invia una sintesi della propria indagine sull’industria abruzzese nel secondo semestre del 2009.
“L’evoluzione recente dell’economia europea ed italiana
L’andamento del PIL mostra che la crisi dell’economia UE è continuata anche nel secondo semestre 2009, seppur a livelli meno drammatici. In Italia, si è evidenziata una maggiore tenuta del PIL, nonostante la caduta del 4,38% durante il secondo trimestre 2009. Sul fronte del commercio internazionale, la contrazione delle esportazioni italiane è stata superiore a quella della media UE27. Nel mercato del lavoro si è registrata una diffusa e rapida crescita del tasso di disoccupazione che in Italia è risultata più attenuata rispetto alla media UE anche grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali.
Le previsioni dei principali centri di ricerca internazionali – in termini di crescita del PIL – indicano una ripresa piuttosto lenta, che non riuscirà a colmare le perdite accumulate per almeno tre anni.
Centro Studi Confindustria
OCSE Eurostat FMI Prometeia ISAE
2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011
Italia 1,1 1,3 1,1 1,5 0,7 1,4 0,8 1,1 0,08 1,04 1,0 1,4
Area Euro - - 1,2 2,0 0,7 1,5 1,0 1,6 1,00 1,00 1,1 1,6
L’andamento dell’economia abruzzese
L’Indice del clima economico complessivo è passato, per l’Abruzzo, dai circa 90 punti del II trimestre 2008 ai 76 punti del II semestre 2009. Il dato è risultato sempre peggiore sia rispetto a quello medio nazionale che a quello relativo al Mezzogiorno. Le esportazioni in Abruzzo hanno registrato il terzo peggior risultato tra le regioni italiane (-31,7% a fronte di un -21,4% medio nazionale ed un -23,5% del Mezzogiorno). Tali pessime performance esportative sono state condizionate dalla crisi dei tradizionali settori portanti del commercio estero regionale; in particolare, il dimezzamento del settore degli autoveicoli e la contrazione di circa il 30% del sub-settore articoli di abbigliamento. Conseguentemente, sono risultate colpite proprio le aree a maggiore vocazione industriale della regione: la Val di Sangro (automotive) ed il teramano (abbigliamento, mobili). La crisi economica ha avuto effetti devastanti anche sul mercato del lavoro; in particolare, l’Abruzzo ha registrato un tasso di disoccupazione superiore all’8% nel 2009, dato superiore di circa 1 punto e mezzo rispetto all’anno precedente e costantemente peggiore di quello dell’aggregato Centro Italia.
Indicatori Strutturali CHIETI L’AQUILA PESCARA TERAMO ABRUZZO
Tasso disoccupazione 2009 8,5 9,9 7,9 6,0 8,1
Tasso disoccupazione 2008 6,0 8,6 6,5 5,3 6,6
CIG – Var % 2009 – 2008 472 367 293 588 440
I risultati dell’indagine del Centro Studi Confindustria Abruzzo
Rispetto al I semestre 2009 – in cui agli effetti della crisi si è aggiunta anche la devastazione del terremoto – si evidenzia un’ulteriore drastica riduzione del fatturato (52% degli intervistati) che ha indotto una diminuzione del grado di utilizzo degli impianti (38,8%) nonostante un numero di giorni di lavoro sostanzialmente simile. La crisi delle esportazioni è confermata, anche se il calo più consistente ha riguardato il portafoglio ordini relativo al mercato interno.
Giudizio degli imprenditori sugli indicatori commerciali e di produzione nel II semestre 2009 rispetto al precedente
Aumentato Diminuito Stabile Non risponde
Giorni di lavoro 9,7% 34,0% 55,3% 1,0%
Grado di Utilizzazione Impianti 14,6% 38,8% 46,6% 0,0%
Scorte Prodotti Finiti 16,5% 29,1% 54,4% 0,0%
Scorte Materie Prime 14,6% 29,1% 56,3% 0,0%
Fatturato 26,2% 52,4% 20,4% 1,0%
Esportazioni 10,7% 23,3% 23,3% 42,7%
Portafoglio Ordini Italia 18,4% 44,7% 34,0% 2,9%
Portafoglio Ordini Estero 11,7% 29,1% 14,6% 44,7%
Le previsioni relative al I semestre 2010 denotano un diffuso orientamento alla stabilità che oscilla tra il 65% ed il 76% degli intervistati per quanto concerne produzione e scorte. Leggermente più ottimistiche appaiono invece le previsioni relative al fatturato (per il 35,9% in aumento) specialmente quello derivante dal mercato interno.
Previsione degli indicatori di produzione per il I semestre 2010 rispetto al precedente
Aumenterà Diminuirà Rimarrà stabile Non risponde
Grado di Utilizzazione Impianti 19,4% 15,5% 65,0% 0,0%
Livello scorte Prodotti Finiti 7,8% 15,5% 76,7% 0,0%
Livello scorte materie prime 11,7% 15,5% 72,8% 0,0%
Fatturato 35,9% 12,6% 51,5% 0,0%
Esportazioni 14,6% 10,7% 30,1% 44,7%
Ordini Italia 31,1% 9,7% 58,3% 1,0%
Ordini estero 13,6% 7,8% 33,0% 45,6%
L’analisi a livello provinciale
Si evidenzia una certa eterogeneità nelle previsioni degli imprenditori intervistati; con riferimento al grado di saturazione della capacità produttiva si nota un minore orientamento all’ottimismo da parte delle imprese teramane, in parte spiegabile con la pesante crisi che da tempo caratterizza il settore legno-mobili e dell’arredamento. Per quanto concerne il fatturato i dati appaiono maggiormente allineati anche se si evidenzia la previsione maggiormente pessimistica degli imprenditori pescaresi. Con riferimento alla esportazioni va sottolineato il significativo dato relativo all’area chietina ed in parte a quella teramana; ovvero delle due province la cui specializzazione merceologica dovrebbe più facilmente consentire di “agganciare” la seppur timida ripresa a livello mondiale. Relativamente a tutti e tre gli indicatori considerati, appare necessario effettuare una puntualizzazione rispetto al dato della provincia dell’Aquila, che si caratterizza per previsioni generalmente migliori rispetto alla media regionale. Tale evidenza appare spiegabile con la peggiore situazione di partenza che caratterizza questo territorio (crisi globale e sisma locale) e la connessa ferma volontà dei pochi imprenditori ancora presenti sullo stesso di porre un freno al fenomeno di deindustrializzazione da anni in corso, quest’ultima ulteriormente supportata dalle aspettative relative alla Zona Franca.
Indicatori congiunturali per provincia
Saturazione capacità produttiva Fatturato Esportazioni
Aumenterà Diminuirà Rimarrà stabile Non risponde Aumenterà Diminuirà Rimarrà stabile Non risponde Aumenterà Diminuirà Rimarrà stabile Non risponde
AQ 25,0% 14,3% 60,7% 0,0% 42,9% 7,1% 50,0% 0,0% 3,6% 7,1% 25,0% 64,3%
CH 23,3% 6,7% 70,0% 0,0% 36,7% 13,3% 50,0% 0,0% 26,7% 13,3% 26,7% 33,3%
PE 21,1% 21,1% 57,9% 0,0% 26,3% 15,8% 57,9% 0,0% 5,3% 0,0% 47,4% 47,4%
TE 7,7% 23,1% 69,2% 0,0% 34,6% 15,4% 50,0% 0,0% 19,2% 19,2% 26,9% 34,6%
Abruzzo 19,4% 15,5% 65,0% 0,0% 35,9% 12,6% 51,5% 0,0% 14,6% 10,7% 30,1% 44,7%
Anche con riferimento all’occupazione, si nota un diffuso orientamento alla stabilità: circa il 70% delle imprese non effettuerà assunzioni ma non prevede neanche di ridurre il personale mentre meno del 30% degli intervistati si aspetta di dover ricorrere alla cassa integrazione ordinaria. A livello settoriale appaiono più orientate all’ottimismo le previsioni relative al comparto delle bevande, dei materiali da costruzione e metalmeccanico. Ciò giustifica, almeno in parte, i dati maggiormente positivi relativi alle province di L’Aquila e Chieti, dove si rinviene una significativa presenza di dette realtà imprenditoriali.
Previsioni sull’assunzione di personale per province (Fonte: Centro Studi Confindustria Abruzzo)
Aumento personale Ricorso alla cassa integrazione ordinaria
Sì No Non risponde Sì No Non risponde
AQ 39,3% 57,1% 3,6% 21,4% 75,0% 3,6%
CH 23,3% 66,7% 10,0% 23,3% 66,7% 10,0%
PE 10,5% 84,2% 5,3% 31,6% 63,2% 5,3%
TE 15,4% 80,8% 3,8% 38,5% 50,0% 11,5%
Abruzzo 23,3% 70,9% 5,8% 28,2% 64,1% 7,8%
Conclusioni e proposte
L’Indagine di Confindustria Abruzzo ha confermato le conseguenze drammatiche dell’effetto combinato della crisi globale e del sisma. Le previsioni dei principali istituti di ricerca ed i risultati dell’Indagine indicano alcuni primi timidi segnali di miglioramento che gli imprenditori abruzzesi potranno cogliere solo se troveranno adeguato sostegno in interventi di economia industriale a livello nazionale e regionale che esaltino la centralità dell’impresa ed in particolare dell’Industria (grande, media e piccola), che – nonostante la drammatica crisi dell’ultimo anno – contribuisce ancora alla gran parte del PIL e dell’occupazione regionale. A tal proposito appaiono ineludibili i seguenti interventi:
a) supporto alla domanda interna delle famiglie, anche attraverso gli incentivi – che però debbono essere allargati ai settori del mobile e dell’arredamento – e la conferma degli ammortizzatori sociali in deroga;
b) il finanziamento degli investimenti infrastrutturali ed il sostegno all’innovazione intesi come motori della ripresa e dello sviluppo economico;
c) la riduzione – specialmente nel settore sanitario – della spesa pubblica improduttiva in modo da eliminare l’addizionale sull’IRAP delle aziende e dei professionisti;
d) istituzione di un’Agenzia di Sviluppo Economico Regionale, che promuova e supporti l’evoluzione competitiva del sistema produttivo abruzzese nell’ambito di un più vasto provvedimento intersettoriale che preveda specifici interventi a favore dei sistemi integrati di imprese ed in particolare delle reti di imprese;
e) con riferimento all’area colpita dal sisma, realizzazione di un indissolubile legame tra la fase di ricostruzione e quella di sviluppo, prevedendo tanto l’attrazione di investimenti esogeni quanto il supporto di quelli endogeni, in modo da trasformare l’evento sismico in una nuova opportunità di sviluppo, come è avvenuto nel caso del terremoto del Friuli Venezia Giulia e di Marche ed Umbria.
f) rapida attivazione – supportata da idonee risorse – delle zone franche urbane di Pescara, che potrà costituire un motore di sviluppo per l’area della costa, e di L’Aquila, per la quale è necessaria una delimitazione ad “assetto variabile”, al fine di concentrarsi ora sulle zone in cui è già possibile localizzare attività produttive e trasferire in seguito i benefici a quelle aree – quali il Centro storico – la cui utilizzabilità è necessariamente rinviata ai prossimi anni”.
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