Luglio, devastante terremoto (economico)
L’Aquila – (di Luigi Fabiani) – Mi scusino le famiglie che hanno perso i congiunti. Ma, come diceva Ignazio Silone “Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l’uguaglianza. Uguaglianza effimera. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie.
Non è dunque da stupire se quello che avvenne dopo il terremoto, e cioè la ricostruzione edilizia per opera dello Stato, a causa del modo come fu effettuata, dei numerosi brogli frodi furti camorre truffe malversazioni d’ogni specie cui diede luogo, apparve alla povera gente una calamità assai più penosa del cataclisma naturale. A quel tempo risale l’origine della convinzione popolare che, se l’umanità una buona volta dovrà rimetterci la pelle, non sarà in un terremoto o in una guerra, ma in un dopo-terremoto o in un dopo-guerra”.
E l’onda lunga del terremoto comincia a farsi sentire; e tra meno di due mesi ci sarà un terremoto economico più forte di quello fisico del 6 aprile 2009; e, ancora una volta, ci troveremo impreparati.
Perché gli omologhi della commissione grandi rischi, cioè i nostri amministratori, non sanno o, peggio, fanno finta di non sapere, quello che sta per succedere. E come il 31 marzo per non creare allarmismi, non si sono sbilanciati sulle possibilità che il terremoto si sarebbe verificato, oggi dicono che “i soldi arriveranno, di stare tranquilli, che stiamo nei loro pensieri”.
Secondo me, e me ne assumo ogni responsabilità, non è vero.
Il primo giorno di luglio, tutti, ed intendo sia i percettori di reddito da lavoro dipendente, che i pensionati, che i lavoratori autonomi, siano essi commercianti, artigiani, professionisti, sotto forma di ditta individuale o di società, cominceranno a pagare le tasse del 2008 (in 60 rate), del 2009 (in 60 rate), del 2010 primo semestre (in 6 rate), ed in più le ritenute ed i contributi (quindi un minor reddito disponibile), le cartelle esattoriali, i mutui (per case spesso inagibili e inutilizzabili, se non addirittura da abbattere), i finanziamenti, le utenze e chi più ne ha più ne metta.
E tutto ciò senza che ci sia la certezza di avere un reddito, un’attività da riavviare, una casa.
Allora: è ora di affrontare il problema. Ora. Subito.
Cominciamo a confrontarci, perché spesso la gente è convinta che la propria posizione debitoria sia dovuta ad un problema personale e da nascondere, perché sennò la gente chissà cosa pensa … In realtà il problema è diffusissimo (si pensi ai recuperi che deve fare Equitalia che investono centinaia se non migliaia di aziende e persone fisiche – INPS, INAIL, TARSU, ICI, TOSAP, Contravvenzioni, IRPEF, IRAP, IRES, Consorzi di bonifica, etc.). Allora facciamo emergere il dato aggregato.
Cominciamo a parlare con i nostri interlocutori, chiediamo loro se hanno intenzione di affrontare il problema e come hanno intenzione di affrontarlo; chiamiamo, pubblicamente, quasi fosse una class-action, il Prefetto (responsabile dell’osservatorio anti-usura), l’ABI (per capire il comportamento difforme degli istituti di credito, per esempio sulla sospensione dei mutui), l’Agenzia delle Entrate (per capire il suo silenzio davanti alla più caotica delle dichiarazioni dei redditi e l’immobilismo nella rettifica dei parametri territoriali degli Studi di Settore per cui L’Aquila era ed è paragonabile a Montecarlo), l’INPS (per capire le motivazioni della sua pervicace richiesta di pagamento anche in presenza di reddito zero), Equitalia (per chiedere in che modo intende procedere nei confronti di una città prostrata e ad economia inesistente)….. Potrei seguitare con un elenco lunghissimo (il Comune per i tributi comunali, la Regione per la Zona Franca ed i fondi alle imprese che non arrivano mai, l’ENEL, il gestore del gas), ma preferisco che sia la gente e decidere i punti di criticità e chi chiamare.
Creiamo uno spazio comune, in cui confrontare i singoli dati e costruire il dato aggregato di un’economia devastata dal terremoto quasi quanto le case.
Utilizziamo lo spazio del Presidio permanente in Piazza Duomo per confrontarci e iniziare un’azione comune a difesa e tutela dei nostri diritti: si tratta di diritti, non di richieste più o meno accettabili da chi ci amministra.
Io credo che un trattamento da cittadini e non da sudditi, pari a quello riservato ad altri cittadini in altre catastrofi, ci sia DOVUTO. Non vogliamo essere assistiti, vogliamo gli strumenti per poter rinascere come e meglio di prima.
E non ci vengano a dire che per la proroga delle tasse non ci sono i fondi, o altre amenità simili. Le tasse sono un valore derivato del reddito: REDDITO ZERO, TASSE ZERO. Vogliamo pagarle quando abbiamo un reddito per poterlo fare.
Vorrei ed auspico che i miei concittadini, ancora una volta, abbiano la forza di reagire e dimostrare, nella maniera dignitosa che ci ha sempre contraddistinto, che una città non è solo case e vie, ma è un popolo.
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