Carriole e bancarelle, la città ci riprova


L’Aquila – Una domenica di buoni auspici e anche di pioggia, che qualcuno con immarcescibile ottimismo ha voluto interpretare come buon auspicio: se la pioggia fa le spose fortunate, sarà forse così anche per gli ambulanti e i carriolisti. O almeno uno ci prova, a sperarlo… In centro, questa mattina, due avvenimenti. Un corteo di carriolisti, almeno un paio di centinaia, che hanno assunto oggi un ruolo nuovo. Non macerie, non fiori nel cavo dei mezzi spinti a mano, ma domande sul futuro della città, sulla sua rinasciata, su un suo aspetto storico che forse – si teme – i ragazzi non rivedranno mai come fu, e che gli adulti finiranno con il dimenticare, guardando con rimpianto solo foto e filmati. Della città com’era quando a tanti sembrava piccola e noiosa, ripetitiva e provinciale, e invece era una bella città, che stupiva i turisti e appariva sì sciatta e tenuta mnalissimo dal Comune, ma ugualmente affascinante. Oppure della città come è apparsa agli occhi del mondo intero all’alba del 6 aprile 2009, rovinata al suolo, ferita a morte, prostrata e ingabbiata in un’immagine livida. Ma non domata, forse solo stravolta e depressa, mai arresa. Le carriole di oggi, uscite dal ruolo iniziale, diventano simbolo variabile di un popolo che pretende di esserci, di contare, di decidere e partecipare: per ora solo ad un’inerzia invincibile, visto che di ricostruzione si parla senza costruire un risultato. Per le macerie, nemmeno a discuterne: spariscono, ma non vanno lontano, perchè i siti per accumularle e trattarle non ci sono, anzi non se ne parla nemmeno più. Gelatinose e amebiche, le istituzioni e le autorità non rispondono neanche più a cittadini e stampa.
L’altra notizia sono le bancarelle. Sono tornate, solo una decina, in piazza Duomo questa mattina. Alla villa comunale già c’erano da tempo, sono casotti di legno per vendere qualcosa. In tutto una parvenza di mercato, un coraggioso ritorno in centro, pur sapendo che qualcuno gira, ma solo sabato e domenica. Negli altri giorni la città è altrove, tra traffico selvaggio, volti tirati e tristi, corse verso uffici e luoghi che nessuno sa trovare perchè non esiste una mappa riassuntiva di nulla. Non esiste niente, solo rotatorie non finite, lavori interminabili e baraccopoli ricicciate ovunque. Gli ambulanti chiedono di rivivere in centro, vogliono farlo: pochi, ma pervicaci, con piazza Duomo e il mercato nel DNA. Anche a loro dovrà essere data una risposta, che per ora è il solito desolante silenzio. E i ritardi, i tempi smisurati per ogni decisione, sia pure un no oppure uno stitico sì. Oppure, più spesso, nulla di nulla.


02 Maggio 2010

Categoria : Cronaca
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