L’opinione – La liberazione di Berlusconi
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – E’ da ieri che le agenzie ci dicono che domani, per la celebrazione del 25 aprile, Berluscobni sarà alla Scala di Milano ed intende trasmettere, tramite i Tg, un discorso alla Nazione. Lo scorso anno, qui da noi, ad Onna, a proposito del disegno di legge che prevede la parificazione dei partigiani con i repubblichini della Rsi, disse: “non sapevamo che fosse stato presentato questo disegno di legge che sarà certamente ritirato” e chissà quale trovatà escogiterà nel discorso di domani, per dimostrare che il Pdl è più tetragono e monolitico che mai, che quella di Fini è una follia politica e che lui non è affatto né al guinzaglio, né appiattito sulla linea (xenofoba e federalista in senso stretto) della Lega. Libertà, parola che si associa facilmente al “suo” Popolo della Libertà, sicchè certamente il liet motif sarà che lui ed il suo partito sono sempre stati dalla parte di chi per la libertà combatte, si sacrifica ed anche muore. Vedremo, grazie al suo carisma mnediatico e alla sua indiscussa oratoria, come se la caverà nei confronti del siluro sparato oggi da Bossi, che ha detto: “il macigno Fini rischia di abbattere governo e legislatura” e, pertanto non è possibile poter fare il federalismo se il presidente della Camera, con i suoi poteri istituzionali, non si dimette. Di certo alla Scala, domani, ci sarà Napoletano e non sarà facile dribblare anche la ruggine che li divide da sempre e si acuita nei giorni scorsi. Intanto, sulla questione che più brucia ed urge, Berlusxconi è già passato al contrattacco e nel Consiglio dei Ministri di oggi ha già dichiarato la sua consegna per i “fedeli”: mettere Fini alle strette, indurlo a lasciare il partito e al tempo stesso avviare un’azione progressiva ma incalzante di risposta alla strategia di logoramento. È stata una giornata intensa per il presidente, che dopo il Consiglio dei ministri ha incontrato il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Regione Renata Polverini a cui ha ribadito che il governo non corre alcun pericolo. Una rassicurazione stimolata dal baillame di voci tra i parlamentari sull’ipotesi di andare a breve a nuove elezioni, preferibili rispetto al logoramento. Berlusconi si è presentato in Consiglio dei ministri ancora furente per la giornata precedente e senza nemmeno dare il tempo ai ministri di avviare la discussione sull’ordine del giorno ha dato la stura a tutta la sua rabbia. Un misto di attacchi e di risentimento per “aver concesso troppo” al presidente della Camera, per aver lasciato che quel 6% che Fini ha nel Pdl pesasse più del dovuto. Pertanto ci chiediamo se domani saprà recuperare la pacatezza comunicativa che lo contraddistingue quando parla agli italiani o la “ferita” finiana sarà riaperta dalla presenza di Napoletano. Forse le parole gli verranno dalla compiutezza della sensazione che i più del suo partito stanno con lui e dalle rassicurazioni avute da Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoni e gli ex An Andrea Ronchi, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, oggi suoi ministri, con cui si è appartato, assieme all’immancabile Letta, dopo il Consiglio dei ministri. Ma, forse, il momento più critico sartà quello del corto, previsto nel primo pomeriggio, con previste contestazioni, da parte di gruppi e comitati che intendo ricordare come essere antifascisti oggi significhi affermare con chiarezza e forza, l’opposizione radicale ai fascismi striscianti che in Europa e in Italia sono sempre più presenti e che qualcuno ignora o finge di non vedere. Insomma gli verrà ricordato che razzismo, omofobia, repressione, censura sono tutti sinonimi della parola fascismo e che compongono, di fatto, le politiche e gli atteggiamenti del suo governo. Insomma, come scrive su Il Salvagente.it, Franco Pennello, la guerra non è finita e Berlusconi certamente coglierà, domani, l’occasione per andare in tv e portare avanti il suo attacco contro Gianfranco Fini, ma acanto i veri pericoli sono altri, a partire dalla voglia smaniosa di fette di potere sempre più grande da parte della Lega. Nel frattempo né Fini, né i finiani doc (55 parlamentari) si dicono sgomenti dalle ire del leader maximo e oggi Il Secolo d’Italia, diretto da Flavia Perina, esce con un titolo esemplificativo: “Meno male che Fini c’è” e scrive che il documento votato l’atroieri dalla direzione del Pdl ,con una maggioranza che una volta si sarebbe chiamata “bulgara” (160 a 11), comunque non vi è, da parte dei dissidenti, né intenzione di tregua, né di riappacificazione. Insomma, certamente si mostrerà, alla Scala e nei Tg, sicuro di se e deciso ad andare avanti, ma in cuoro suo saprà che il pericolo Bossi incombe, come quello dell’area Fini, con coi la guerra è destinata a espandersi nei prossimi giorni, poiché lui sa benissimo che i voti dei parlamentari fedeli al Preisidente della Camera, non sono gli stessi del “parlamentino” del Pdl e possono pesare, soprattutto, molto di più su alcune leggi prossime venture, che stanno decisamente a cuore al presidente del Consiglio, apremndo le porte ad una crisi già preannunciata. E’ già accaduto, il 22 dicembre del 1994, quando Bossi, a sorpresa, stacca il suo partito dalla coalizione, presentando una mozione di sfiducia contro il primo governo Berlusconi e attuando il cosiddetto ribaltone. In realtà il tradimento è avvenuto anche una seconda volta: nel ’98, quando D’Alema fece delle aperture significative alla Lega, peraltro corrisposte, anche se poi non se ne fece nulla. Il Cavaliere sa che, senza la Lega, non ha mai vinto e sa che oggi la Lega è più forte e più ambiziosa che mai. Sa anche che non vi sono affinità fra lui e Umberto ed anzi esso sono proprio agli antipodi ottici della antropologia attuale: . l’uno ama il doppiopetto, l’altro la canottiera. Berlusconi vive nel lusso tra piscine e Champagne, Bossi nella sua vecchia casa di Gemonio, dove fuma i suoi sigari e beve Coca-cola. Infine Bossi è un trascinatore, mentre Berlusconi è più abile come seduttore. Sinora il loro è stato un “incontro di civiltà” ma no sa, davvero, a cosa porterà in concessioni o quanto possa durare ancora.
Non c'è ancora nessun commento.