“Il mio terremoto”


L’Aquila – Riceviamo da Pio Di Stefano questa composizione sul terremoto del 2009, scritta un anno dopo e intitolata: “6 APRILE 2009 – ( Il mio terremoto) – Aprile 2010 –

La notte era tranquilla,
la Pasqua era vicina,
noi due soli in cucina
guardiamo la TV.
A un tratto un forte botto
seguito da un boato
Oddio ! Che cosa è stato?
Sentito pure tu?
E’ stato il terremoto?
Chissà che ha combinato!
A L’Aquila son certo
ch’ è stato registrato.
Il telefono squilla:
“A posto? Come state?”
E voi che cosa fate?
Mi dite dove state?
Vi prego ritornate!
Hai sentito che scossa?
La casa un po’ s’è mossa!
All’una…. ci risiamo
ancora lo sentiamo.
Prendo il telefonino
sopra al mio comodino:
Ragazze dove state?
Perché non ritornate?
Vogliamo andare fuori?
Accendo un po’ i motori?
Dormiamo per la strada?
Papà che cavolata!
Facciamo una figura
solo per la paura
di qualche scossa vera.
Davvero quella sera
qualcosa in aria c’era.
Forse il presentimento
di un più tragico evento.
Sono le due e cinquanta
e ancora non vi vedo,
ad Anna allora chiedo:
Vogliamo andare a letto?
“Non me la sento, aspetto!”
Alle tre finalmente
vi vedo ritornare.
Su che vogliamo fare?
Vogliamo andare fuori?
Accendo un po’ i motori?
Papà che c’hai paura?
La notte è fredda e scura!
E poi noi quattro soli,
soli in mezzo alla strada,
ci sembra una stronzata!
Son già le tre e ventuno,
fuori non c’è nessuno.
Sono momenti seri!
Migliaia di pensieri
ci riempiono la testa
e allora non ci resta
che andarcene a dormire
sperando di finire
al meglio la nottata.
Ragazze state attente!
Il posto più sicuro?
È all’angolo del muro.
Secondo qualche esperto
nemmeno questo è certo.
L’architrave della porta?
Sarebbe scelta accorta.
Papà vuoi stare zitto.
Se viene giù il soffitto?
Se cade giù il solaio?
Sarebbe un vero guaio!
Oè! Mi raccomando,
evitate le scale
nel caso succedesse
son le prime a saltare.
Portatevi una torcia,
mancando la corrente
potrebbe anche servirvi,
comunque state attente!
Papà che rompimento!
Ci riempi di paura,
non è questo il momento,
ci sembra una tortura!
Sono le tre e trentuno.
Ragazze buonanotte!
Fuori non c’è nessuno.
Mi infilo dentro al letto.
Accendo la tv
per non pensarci più
e mi metto a girare
da questo a quel canale
cercando le notizie
del telegiornale……..
3.32…..Il mostro imprevedibile
mi entra nella stanza
ed improvvisamente
dal letto mi “sbalanza”
Mi alzo e tutt’intorno
è un casino infernale.
Chissà se al nuovo giorno
ci arriverò normale!
Correndo come un pazzo
attraverso la sala
e chiamo le ragazze
dai piedi della scala.
Ragazze su scendeteee,
scendete in tutta fretta,
la casa sta cedendooo
chissà cosa ci aspetta!!!
Nessuno mi risponde e
in mezzo a quel fracasso
l’angoscia che mi prende
è quasi da collasso.
Non c’è più la corrente,
si è accesa l’emergenza
e fortunatamente
c’è luce in quella stanza.
Anna mi raggiunge
ed anche lei a strillare
Ragazze cosa fateee?
c’è solo da scapparee.
Corriamo nel terrore,
c’è un fracasso infernale
e in mezzo a quel rumore
ti vedo sulle scale.
Finalmente Novella
si affaccia sulla porta.
Grazie a Dio vi vedo,
il resto non m’ importa!
Fede è più scioccata,
non ce la fa a parlare
e piange disperata
cercando di scappare.
Corriamo in mezzo ai vetri,
in mezzo ai calcinacci,
prendiamo quattro giacche
dell’acqua e quattro stracci.
Prendiamo la cagnetta
che abbaia disperata
e proprio in tutta fretta
usciamo giù per strada.
Prima di uscire fuori
volgo lo sguardo in alto,
vedo camini e tegole
cadere sull’asfalto.
Guardo nel ristorante,
è tutto un gran casino
bicchieri ribaltati,
bottiglie e tanto vino
che riempie il pavimento.
Mi prende lo sgomento!
Tante fatiche inutili,
tanti soldi sprecati,
in quei pochi secondi
siam quasi rovinati.
La cappa del camino
è a terra, frantumata
e tutta quella sala
di crepe è costellata.
Intanto i lampadari
continuano ad oscillare
e sembrano campane
all’atto di suonare.
Corro a chiudere il gas
e stacco i contatori
in mezzo a quel fracasso ,
in mezzo a quei rumori
e penso all’altra gente,
a tutti i nostri amici,
a tutti i miei parenti,
a tutti i sacrifici
che abbiam dovuto fare
in questa nostra vita
che a causa della scossa
ci sembra già finita!
Ma grazie a Dio ci siamo!
Qualcuno ci ha salvati
ed ora tutti e quattro
in macchina fuggiamo.
Ci ritroviamo tutti
laggiù alla “casetta”,
ci siamo proprio tutti
fuggiti in tutta fretta.
All’alba, al primo sole
che illumina la piana
si compie la tragedia
della valle aquilana.
Arrivano notizie di morti
e di feriti, di crolli
nelle case, bambini seppelliti,
di chiese e di palazzi
crollati all’improvviso
togliendo a quei ragazzi
un ultimo sorriso.
Di sassi e di macerie
che ingombrano le strade,
di ponti traballanti,
di case scoperchiate.
Sirene e lampeggianti
che arrivan da lontano
per dare un po’ d’aiuto
al popolo aquilano.
Di gente per le strade
tra polvere e mattoni
vestita di coperte
di giacche e di maglioni.
Di crolli al tribunale,
al Duomo , all’Abbazia,
perfino all’ospedale,
all’Anas e a quella via .
Al forte spagnolo,
al teatro comunale,
ai portici del centro,
più in là alla Cattedrale.
Di scuole collassate,
di asili rasi al suolo,
di strade dissestate,
di fiamme su nel cielo.
L’Aquila è finita,
Onna non c’è più,
Paganica è ferita
e Villa ancor di più.
A Fossa e a San Gregorio
si scava e si lavora
e in tutto il circondario
la gente pensa ancora
a come fuggire
a come scappare
per trovare un rifugio
per potersi salvare.
A Roio e a Pettino,
a Sassa e a Coppito,
questo sisma infinito
che non vuole cessare
ha creato problemi,
ha spaccato i pilastri.
Tanti muri maestri
son di colpo crollati
così tanti sfollati
han dovuto lasciare,
trasferiti sul mare.
Il cratere è confuso,
il cratere è scioccato
ed il nostro Altipiano
è ancor più frastornato.
E’ un brutto sei d’aprile
la terra trema ancora
e nella nostra Rocca
di lena si lavora
per montare le tende,
per scaldare gli anziani,
per trovare un rifugio
soprattutto ai bambini.
Siamo più di duecento
dal paese fuggiti,
al parcheggio del “lupo”
siamo tutti riuniti.
Ha così inizio
la nostra avventura
fatta di scosse
e di tanta paura.
Fatta di grandine,
fatta di vento,
fatta di neve
e di tanto sgomento.
Fatta di notti
senza dormire,
fatta di giorni
passati a pensare:
“Che ne sarà del nostro paese?
Riprenderemo l’attività?
Ce la faremo a rifare le chiese?
Ricostruiremo la nostra città?
Chissà!! Chissà!! Chissà!!! “


19 Aprile 2010

Categoria : Cultura
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.