Città da reinventare: la ricostruzione
L’Aquila- «Le città hanno una vita propria: … non sono cumuli occasionali di pietra, sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora di Dio». Una frase di Giorgio La Pira che torna utile e opportuna nella situazione aquilana. Essa rappresenta bene la motivazione fondamentale che ha indotto il Centro Ignaziano di Spiritualità e Cultura ad organizzare un incontro-dibattito,sabato 24 aprile alle ore17.00 presso l’Auditorium della Carispaq (strinella 88), sul tema della ricostruzione della città dell’Aquila ad un anno dal terremoto.
Al di là dei pur importanti aspetti materiali della ricostruzione, l’incontro intende focalizzare l’attenzione sulla ricostruzione delle persone. Il terremoto, infatti, non ha distrutto solo le case, le chiese, le scuole, l’università ma ha, soprattutto, lacerato il tessuto sociale, il rapporto vitale delle persone con la propria città e con la sua storia. Con il rischio concreto di compromettere le condizioni stesse che rendono possibile il vivere civile di una comunità: mancano, infatti, non solo i luoghi ma i tempi stessi, i momenti, le occasioni per incontrarsi, conoscersi e vivere insieme.
In questa situazione così lacerata e disgregata, lo sconforto e la disperazione possono impadronirsi della coscienza individuale e collettiva, mettendo a rischio la sopravvivenza della città nel suo essere comunità civile ed anche religiosa, che non solo condivide una storia antica e prestigiosa, ma è soprattutto capace di pensare insieme un futuro comune.
Per questi motivi, sono stati invitati ad animare l’incontro con i loro interventi Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, che fu testimone privilegiato delle drammatiche conseguenze del terremoto che nel 1968 colpì la popolazione del Belice; Giustino Parisse, capo Redattore de “Il Centro” che, pur colpito nei suoi affetti più cari dal sima del 6 aprile, ha avuto la forza di continuare il suo attento lavoro di lettura e interpretazione critica della vita della città; Carlo De Matteis, docente dell’Università dell’Aquila, che ha recentemente dedicato un libro alla storia della città dell’Aquila, rileggendone in particolare le conseguenze che gli eventi sismici hanno avuto sulla vita della popolazione.
L’incontro-dibattito vuole, dunque, rappresentare per tutti uno stimolo a tornare a guardare all’essenziale indistruttibile, nell’individuazione di luoghi e strumenti in grado di facilitare le espressioni comunitarie della città, la cui mancanza il sisma del 6 aprile non ha causato, ma forse ha solo rivelato.
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