“La persona motore del bene comune”
Pescara – La persona nella sua integralità è il motore del bene comune. E la sussidiarietà è il metodo più adeguato per metterla al centro di tutto. È il giudizio di fondo dell’incontro pubblico “Il primo capitale è l’uomo”, dedicato all’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI, che si è svolto ieri sera nella sala consiliare del Comune di Pescara, alla presenza di oltre centocinquanta persone. All’evento, promosso dalla Compagnia delle Opere Abruzzo Molise, Compagnia delle Opere-Opere Sociali e Centro Culturale di Pescara, hanno partecipato esponenti del mondo dell’economia, del sociale e della pubblica amministrazione, “tutti pezzi – ha detto aprendo i lavori il moderatore Lorenzo Di Flamminio, vicepresidente Cdo Abruzzo Molise e referente Cdo Opere Sociali – di un unico insieme, quello del bene comune”.
E proprio bene comune è il concetto riaffiorato in continuazione nel corso di un dibattito intenso e autorevole, momento centrale di un percorso di formazione che Cdo Abruzzo Molise e Cdo Opere Sociali stanno portando avanti insieme ai Centri Servizi per il Volontariato di Pescara e Teramo.
È stata Monica Poletto, presidente nazionale di Cdo Opere Sociali, ad introdurre l’enciclica, rimarcandone i punti salienti: “Per il papa – ha detto – il mondo non si divide tra chi fa i soldi e chi fa il bene magari con il volontariato, ma dentro ogni persona c’è il germe del bene e del male. Va dunque sfatato il mito che la solidarietà sia esclusiva del terzo settore, ma appartiene a tutti. Anche l’impresa, ad esempio, è un luogo di relazioni, e le relazioni senza gratuità non vanno avanti. La gratuità nella verità come intesa da Ratzinger, dunque, è il motore dello sviluppo”. Gli ha fatto eco Fabrizio Famà, responsabile relazioni esterne della Micron Technology Italia: “L’anno scorso, quando sono stato costretto ad annunciare ai dipendenti la cassa integrazione, ho preso ulteriore coscienza del valore sociale del fare impresa. Ecco perché mi ha colpito nell’enciclica il passaggio in cui Benedetto XVI parla di “lavoro decente”: come Micron abbiamo dato vita alla fondazione Mirror, che ha lo scopo di creare le condizioni per uno sviluppo territoriale che nel tempo favorirà nuove opportunità, perché senza scelta non c’è lavoro decente”. Per quanto riguarda solidarietà e sussidiarietà, temi forti dell’enciclica, Famà ha spiegato che “in Micron la solidarietà è forte, al punto che i nostri dirigenti si sono tagliati lo stipendio l’anno scorso, ma al tempo stesso chiediamo ad ogni dipendente di mettersi completamente in gioco, perché se non fa così ne risente tutta l’azienda, e tutto il sistema: ecco, dunque, che sussidiarietà fa rima con responsabilità”. Domenico Cappuccilli, presidente di Ail Pescara, nel riprendere le radici antiche della solidarietà nel nostro paese, ha spiegato che “l’enciclica valorizza a fondo questo grande mondo del volontariato, rimarcando il valore della gratuità come motore della società nella sua interezza”. Citando il cardinal Vallini, Cappuccilli ha concluso dicendo che “questa enciclica è una boccata di ossigeno per l’umanizzazione della nostra società”. Il dirigente della Regione Abruzzo, Lorenzo Bontempo, ha infine spiegato che quando si parla di sussidiarietà, l’ente pubblico è chiamato in causa in prima persona: “Ratzinger parla nella sua enciclica di giustizia e bene comune. Ebbene, questi sono proprio i principi che devono informare l’ente statale. Il bene comune, in particolare, è esigenza di giustizia e carità, e non è assolutamente pertinenza dello Stato, ma è il bene di noi tutti: ognuno di noi contribuisce a questo”. Citando anche la Rerum Novarum, Bontempo ha spiegato che la “sussidiarietà è espressione di una inalienabile libertà umana, quella libertà che l’articolo 2 della Costituzione, allorché dice che la Repubblica riconosce i diritti delle persone, preesistono allo Stato. Il nostro vivere insieme – ha concluso – è ancora più interessante se ognuno si prende a cuore il tutto”. Nelle sue conclusioni, Di Flamminio ha rimarcato proprio questo passaggio: ““Tutti devono sentirsi responsabili di tutti”. E’ la strada indicata da questa enciclica ci traccia. Ne siamo grati a Benedetto XVI. Ringrazio di cuore i relatori intervenuti, che hanno dato a questo incontro un grande spessore”.
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