In viaggio con “Nemo” – Un ricordo di Gianfranco Colacito del suo amico DIC
Mi hai lasciato a piedi. Hai fatto come l’amico Peppe. A distanza di qualche settimana, hai piantato tutto e sei partito. Non si può dunque ripetere il viaggio per programmare la ripresa di quello a suo tempo effettuato; quello del 1963 che ci portò da L’Aquila, a Porto Recanati, e via via a Nizza, Marsiglia, Montecarlo, Barcellona, Madrid, Pamplona, Bordeaux, Parigi, Orange, Nizza, Torino, Genova, Roma. L’Aquila. Fu davvero un’avventura.
Prendemmo la macchina in affitto: da Stalino o da Falli, non è facile tenere tutto nella memoria. Alternati alla guida: tu e Peppe. Il terzo apparente (scomodo) poiché non era patentato. Essendo più giovane di uno/due anni dagli autisti, poteva godere della continua seduta nel sedile posteriore. L’entusiasmo non ci mancava. Quante ai denari messi insieme in una sola borsa. Le tappe programmate con la relativa possibile spesa.
Era prevista una prima sosta a Porto Recanati. Nella Galleria d’arte “Annibal Caro” dove chiudeva la mostra personale. Passai a riscuotere per il tutto venduto. Non mi parve vero. Avevo appena 24 anni. Comunque aveva superato, in affari, la mostra con “Nemo” alle “Tre Marie”. Il viaggio proseguì con sosta, a Montecarlo. Dopo aver prenotato un albergo si andò a far visita al Casinò. Per “Nemo” sarebbe stato grave averlo ignorato; perché Lui era abituato a L’Aquila, a sera tardi, a giocare con i dadi, insieme agli amici nel Bar Eden. Io, al solito, non facevo uso della cravatta. Pertanto il mio passo venne fermato all’ingresso. Nemo e Peppe, incravattati, poterono entrare. Dopo un’oretta tornaste a farvi vedere, ma con tanto di muso e atteggiamento preoccupato. Non ci volle molto a capire che tutto era andato in fumo alla roulotte. Si prospettava il ritorno a casa, perché squattrinati.
Senonché, nonostante la forte irritazione provata, volli dare uno schiaffo agli amici dimostrando come si potesse vincere al Casinò di Montecarlo. Semplice. Si inserisce il gettone in ogni macchina, si abbassano le aste rigidi, si parano subito le mani nel cassetto dove cade la pioggia delle monete. Tutto venne eseguito. Questo consentì di recuperare la perdita sul tavolo verde. Quanto lo spettacolo del recupero fosse straordinario, il tutto venne riportato, con minuzia dei particolari, in albergo. Il ricordo resta indelebile. Così come indelebili furono le immagini assimilate sulla Rambla di Barcellona, poi nelle strade di strade di Madrid, di Pamplona e quindi in Bordeaux. Quest’ultima venne raggiunta in piena notte, con un temporale scrosciante e animali rivelati dai fari dell’automobile. Ci verità poi detto che si trattava di grossi topi di fogna. Il viaggio proseguì. La tappa più importante, almeno per chi viaggiava senza impegno nella guida, era Parigi. Si trovò da dormire in una pensione. Benché stanchi segnalai agli amici che mi sarei svegliato presto per andare al Louvre. Non volevo perdere un solo minuto utile di quella giornata.
Alle sette del mattino ebbi la sveglia e rapidamente mi avviai all’uscita. Peppe dormiva, avendo già manifestato di non voler essere disturbato al mattino. “Nemo” ci aveva ripensato e volle seguirmi nella visita al museo parigino.
Stranamente, aia nostri occhi, la città si presentava vuota. Non c’erano bus in transito, la metropolitana ferma, le saracinesche dei negozi e dei bar abbassate. Insomma non c’era vita in città. Dalla cartina di Parigi, si poteva constatare di poteri raggiungere, anche a piedi, il Trocadero. Nel suo Palais de Chaillot alla Senna, sicuramente vi poteva esserci un bar o un self service aperti. Non fu però così. Tutto chiuso. Da uno dei rari passanti chiedemmo come mai la città fosse senza la gente. Ci venne risposto (ovvia traduzione in Italiano): “Ma non sapete che oggi è ferragosto? In questo giorno Parigi si svuota”. In Pratica nella nostra tabella di marcia non venivano citati i giorni del mese. data. Sconsolati; si dovette fare ritorno alla pensione. Si tornò in macchina, Peppe si mise alla guida. Partenza nella speranza di fare la sosta, tra Parigi-Lione. Colazione o pranzo saltarono. Tutto sempre chiuso. Si faceva solo rifornimento della benzina ma in automatico. Così, nella notte transitammo per la Valle d’Aosta, ritrovandoci a Torino e, via via, verso Genova, Firenze, Roma e, finalmente, L’Aquila.
Roba da non credere! Che viaggio! Quanta sfortuna incontrata! Ma per Peppe e “Nemo” fu ugualmente un successo. Si ritennero appagati per la guida in un così lungo viaggio.
Oggi, 58 anni dopo, il 22 maggio 2021, la bella compagnia viene meno definitivamente. Peppe ha anticipato l’uscita da qualche settimana. Ora è la volta di “Nemo”. Io vengo lasciato al palo. Eppure ho patente ed una Ford Fiesta. D’accordo, non è la 500 che “Nemo” mi trovò e comprai dalla Concessionaria Lancia di Falli. Fui anche avvertito: “Che non ti venga in mente di partire subito verso Urbino? E’ opportuno effettuare un giusto periodo di guida localmente per prendere confidenza con la macchina. Le raccomandazioni vennero disattese. La frequenza, presso la Scuola del Libro, in Urbino, mi sollecitò di mettere in moto il motore della macchina, per andare verso il capoluogo umbro.
Tuttavia non lasciai “Nemo” sempre solo. Lo ritrovavo ogni sabato sera, per la cena, con gli amici Gianni Nurzia, Giorgio Micarelli e chi si aggiungeva occasionalmente, al “Caminetto”, il ristorante che Ulderico Guetti aveva aperto a ridosso di Cansatessa, nel quartiere di Pettino. Nella domenica io nella Redazione ”L’AQUILASETTE” prima della ripartenza alla volta di Urbino, “Nemo” nell’Agenzia Italia.
Ora non resta che svelare chi si cela in “Nemo”, nel pseudonimo carpito dal testo omerico dell’Odissea; un testo studiato nel liceo classico, durante gli studi Universitari a Camerino, nella propria casa con il “Professore”, in un’atmosfera letteraria con la zia Laudomia Bonanni.
“Nemo”, come Ulisse, era approdato con tant’altri camerati, nell’isola che, un tempo lontano era l’oasi felice di Remo Celaia: per la“Cronaca dell’Aquila” su Il Messaggero; poi “Aquilasette” o “Abruzzosette”; oppure a formare il trio (Paolo Scipioni/Gianfranco Colacito/Emidio Di Carlo) per la vitalità del Centro Culturale Tre Marie (il “cc3m”). Strade diverse, senza dubbio; ma di amicizia lunga, incrollabile.
“Nemo”. Ecco: “Gianfranco Colacito”, Ora il pseudonimo è svelato. C’era una volta Omero, l’”Odissea”, e Ulisse che gabbava il gigante Polifemo con ‘nome’ falso.
Nei ricordi: scorrono le foto della notte indimenticabile. La città dormiva ma qualcuno era sveglio. Gianfranco e Anna avevano deciso il matrimonio nella Chiesa di S. Silvestro dove, nella cappella della navata di sinistra, in fondo, brillava uno dei capolavori di Raffaello (grazie all’opera di un suo eccezionale allievo). Strettissimi gli amici (non oltre le dita di una mano) presenti all’evento. C’era anche Paolo delle “Tre Marie”, pronto a mettere la sua firma nel registro speciale degli eventi matrimoniali.
Paolo e Gianfranco, era nuovamente insieme, sorridenti, questa volta per lasciare l’autografo negli atti del matrimonio. Il terzo amico restava nell’ombra a scattare fotografie. Tutti e tre ancora insieme e, questa volta, per il registro degli atti nella sede del municipio aquilano.
Il “viaggio con Nemo” termina qui. Anche se si tratta di “viaggio insieme” parziale. Ve ne sarebbero tant’altri da raccontare: già dal tempo dei banchi scolastici, nella e dopo scuola, sulle tantissime esperienze fino ai nostri giorni.
E dire che, dopo un lunghissimo silenzio, nelle ultime settimane avevo ripreso a leggere le email sul sito “inabruzzo”. Potevo incontrare il volto, nome e cognome, di Gianfranco Colacito con i suoi “Editoriali”. Quanto al pseudonimo del tempo che fu tutto in archivio, cliccando anche sullo pseudonimo “Nemo”.
“dic”
L’Aquila, 22 maggio 2021
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