RACCONTINO – Una gita di traverso
(G.C.) – L’amico Po, detto Popo, era, appunto, un amico, una persona simpatica e un ideale compagno di viaggi stralunati alla ventura. Per questo avevamo scorrazzato in auto per l’Europa senza mai una meta. Era bello farlo e basta. Quel che capitava, andava sempre bene.
Nel 1972 Popo fece quello che non faceva mai: mi chiese di portarlo a Monaco di Baviera. C’erano le Olimpiadi. Averle così a tiro per lui, sportivissimo e tifosissimo, era occasione unica nella vita. Partimmo. Una passeggiata arrivare a Monaco. Durante il viaggio mi aveva rtaccontato come, tramite amici e amici degli amici nel mondo sportivo, era riuscito a farci prenotare una camera al villaggio olimpico.
Il viaggio fu bello e facile, difficilissimo invece a Monaco districarsi in città e nel villaggio olimpico, dove nessuno pareva spiccicare una parola di italiano. Sfiniti e affamati andammo a dormire tardissimo. Dormire si fa per dire: la notte era una baraonda di ubriachi di ogni luogo del mondo, e forse non solo ubriachi di alcool. Il giorno dopo Popo fece ciò che sognava da piccolo: immergersi tra impianti sportivi, atleti, bandiere, inni, staffette e altoparlanti. Io me ne andai in giro per Monaco, città bellissima. A pranzo ci abbuffammo di pollo fritto, patatine, crauti, birra. Mentre facevamo bollicine stravaccati su una panchina, scoppiò un inferno di sirene, elicotteri, lontane sparatorie, urli, fughe, auto a sirene spiegate. Da paura. De3cidemmo in sei secondi di riprendere la nostra roba e fuggire in macchina: la gita era andata di traverso. C’era stato infatti, l’attentato terroristico dei palestinesi contro gli i israeliani, 17 morti. Ma non potevamo immaginarlo neppure lontanamente.
Imboccammo l’autostrada verso Francoforte sul Meno. Da un bar telefonai a Roma, per informare l’Agenzia giornalistica Italia, per la quale l lavoravo in Abruzzo. Un involontario, fulmineo scoop giornalistico del tutto immeritato…
Ma non era finita. Fermi in un ingorgo sull’autostrada tedesca, udimmo dei rumori provenienti dal nostro portabagagli. Nel retrovisore vidi lo sportello sollevarsi e qualcuno balzare fuori dal portabagagli e fuggire come una lepre. Scomparve in un baleno nel verde del ciglio autostradale. Lo avevo visto a pezzi, ostacolato dallo sportello sollevato. Mi sembrò qualcuno in tuta, ma chi sa. Non ne sapemmo mai più nulla e la sola cosa desiderata fu allontanarci da Monaco il più possibile. Poi capimmo anche in quale infernale pasticcio eravamo capitati, sia pure dal di fuori e per caso. Diciamo di striscio.
In Germania e altrove tornammo tante altre volte. Vagabondare in auto senza pensieri era meraviglioso.
Lo capisci meglio quando non puoi più farlo.
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