Ofena e la sua montagna
La strada corre dritta verso la montagna, quando all’improvviso curva a sinistra e s’immerge in un incantevole paesaggio: filari colmi di generosi grappoli d’uva riempiono lo sguardo fin dove è in grado di arrivare e, salendo lungo il fianco dei monti il verde intenso delle viti dirada nell’argento splendente degli alberi d’ulivo. E, immerso in un raggio di sole appena spuntato tra le nuvole alte all’orizzonte, appare infine il paese: candido, raggomitolato, aggrappato ad un fianco della sua montagna. Ofena accoglie così i visitatori offrendo loro, in un solo attimo, tutto il suo splendore composto.
Giunti ai piedi del paese, si attraversa un arco medievale che ancora oggi consente l’accesso alla cittadina che sonnecchia immersa in un silenzio antico. Il centro storico, presenta la caratteristica struttura di borgo fortificato, cinto da case-mura, con case–torri agli angoli, porte e bastioni e, passeggiando per le strette vie che si insinuano nel labirinto delle abitazioni, di tanto in tanto si intravedono vicoli strettissimi, appena sufficienti per consentire il passaggio di una sola persona: le bùscie o buche, un tempo erano le scorciatoie usate per andare da un isolato all’altro. La saggezza della gente di Ofena ha saputo conservare intatte certe tracce del passato, custodi tutt’oggi di quel patrimonio che è la storia di un paese e che rivive intensamente nei racconti ancora vividi degli anziani. Vicende di una vita antica, dove i valori più semplici quali vicinato, famiglia, amicizia, costituivano la base del vivere quotidiano.
L’originario impianto medievale aveva forma anulare ed era diviso in quattro parti delimitate da due arterie principali da cui derivavano strade minori e scalinate in pietra che percorrevano l’intero centro abitato.
Delle quattro splendide porte medievali, oggi sono ancora visibili solo la Porta a Piedi, collegata da una scalinata in pietra al castello e la porta Colconj che deriva il suo nome dalla famiglia Colcony, un tempo proprietaria dell’isolato e della casa torre in cui è inserita e che ospita due feritoie da dove, per difendere l’ingresso sottostante, si sparava con gli archibugi.
Nascosti nell’intrico di vie, s’incontrano di tanto in tanto piccoli scrigni che custodiscono gioielli d’arte preziosa come la Chiesa di San Nicola di Bari, situata proprio al centro del paese e sede della pievania, egregiamente conservata. Lo stile dell’edificio, barocco in alcuni dettagli, si presenta sostanzialmente semplice e sobrio, con elementi di epoca rinascimentale che caratterizzano alcuni aspetti dell’architettura quali il soffitto a cassettoni e i sei altari laterali. L’opera più interessante della chiesa è senza dubbio la cosiddetta “lampada di mastro Cola” una lampada votiva dedicata al defunto parroco monsignor Pasquale Leone.
In Piazza Dante si trova la Chiesa di San Giovanni, considerata l’edificio sacro più bello del paese e che deve la sua salvezza dal declino e l’abbandono proprio all’amore degli ofenesi che hanno sistemato il tetto malanda della chiesa il cui orologio, posto sul campanile, fino agli anni cinquanta scandiva le ore degli abitanti del paese: un incedere lento del tempo, con i suoi rintocchi solenni che pure qui sembrano suonare lontani, echi indistinti di un mondo che segue frenetico la corsa al cambiamento ma che non turba il patto di fiducia tra il paese e la sua montagna.
Maria Orlandi
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