RACCONTINO – Borsettata bavarese
strafottente.
Eravamo arrivati a Monaco di Baviera dopo la solita tirata di sei o settecento chilometri, su una Fiat 600 color verde pisellino.
Sera tardi, città deserta, solo locale aperto pieno di gente e di vocianti forse fatti di birra. Avevamo fame e sete, e pochi soldi. De3cidemmo di inzepparci nel localaccio, e non fu una buona scelta. Era stracolmo di puttane e bulli, fumoso e minaccioso non appena capirono che eravamo due malcapitati italianucci. Il locale era lungo e stretto. Decine di vistose ragazze poco vestite e ‘mbriache come gli uomini era sedute su alti sgabelli con i gomiti e le tette appoggiate sul bancone, i capelli quasi tra i bicchieri capovolti appesi a portata di mano. Commettemmo un secondo errore: andammo avanti invece di uscire in santa pace. Davvero senza volerlo, strofinai con il gomito destro il sedere di una ragazza particolarmente sporgente. Quella come una furia si voltò e urlando come una ossessa qualcosa come “italiani merda” mi colpì in bocca con una robusta borsetta dalle chiusure metalliche. Un dolore che non ti dico, subito sangue e paura che ci saltassero addosso quelle erinni bavaresi. Nel trambusto pieno di urla e risate riuscii ad alzarmi dal pavimento appiccicoso e con G.M. ci demmo ignominiosamente alla fuga. Se non lo avessimo fatto, sarebbe stato peggio. per noi, ovviamente.
Nessuno ci inseguì, anche perchè io non avevo assolutamente fatto nulla di offensivo: solo sfiorato un procace sedere bavarese. Finimmo a dormire in un lercio alberghetto pieno di turchi ronfanti, in una camerata buia e minacciosa. Nottetempo ci rubarono una radiolina a transistor. Il giorno dopo la 600 verde pisello ci portò ad Hannover, dove dimenticammo Monaco e mi feci medicare per la seconda vola la ferita su un labbro. Lo fece una bella farmacista di Padova che lavorava lassù tra le nebbie e le birre germaniche.
I tanti altri viaggi in Germania degli anni successivi andarono molto meglio.
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